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Buoni pasto per i lavoratori dell’Università di Palermo in smartworking: c’è all’accordo

venerdì 3 Luglio 2020

Martedì scorso, 30 giugno 2020, a distanza di tre mesi circa dall’inizio del lavoro in fase emergenziale, si è finalmente giunti alla firma di un accordo relativo all’erogazione, a partire dal mese di luglio, dei buoni pasto e al riconoscimento, per il periodo marzo/giugno, di n. 9 buoni pasto al mese al personale dell’Università di Palermo che ha svolto la prestazione lavorativa in regime di lavoro agile/smartworking durante lo stato di emergenza da Covid-19.

La nota del sindacato Snals

Questo lungo, estenuante, ritardo è da imputare alla chiara e precisa volontà del Rettore e del Direttore Generale che, forse, speravano, attraverso i continui rinvii dell’accordo, di sfiancare o, peggio ancora, dividere e contrapporre tra loro le parti sociali. Nonostante alcuni continuino nel baratto dei diritti e dei voti ricevuti dai lavoratori per interessi di bottega e favoritismi personali.

L’accordo sui buoni pasto è però la dimostrazione che il divide et impera non funziona quando tutte le parti sociali sono coese nel rivendicare i sacrosanti diritti dei lavoratori. Maestri ed allievi di queste tecniche elementari di distorto esercizio del potere si scontrano con la dura realtà quando gli individui si fanno insieme, quando con consapevolezza diventano comunità.

Ed invero negare i buoni pasto sarebbe stato totalmente insensato per il Rettore in carica che, fin dalla sua candidatura, si è dichiarato particolarmente attento al personale TAB (prova ne è il documento programmatico elettorale) e che, recentemente, non ha perso occasione di tesserne le lodi a mezzo stampa a proposito delle decine di migliaia di esami online che l’Ateneo è riuscito ad erogare durante la fase emergenziale.

Ritardare e rinviare sono state d’altronde le modalità di questa governance verso questioni sgradite quali, ad esempio, la giusta rivendicazione dei ricorrenti per la PEO 2015. Dopo le sentenze favorevoli ai lavoratori, infine, l’Amministrazione ha riconosciuto quanto richiesto e disposto dalla magistratura competente con il cedolino di giugno 2020. E’ stato necessario ricorrere al tribunale competente per vedere riconosciute istanze che avrebbero potuto essere chiarite in fase di confronto con le parti sociali come chiesto e richiesto, più e più volte, senza ascolto. Invece abbiamo dovuto assistere ad un balletto improponibile di posizioni proposte e ritirate, di supporti richiesti e poi ignorati, di pareri secretati nemmeno si trattasse di un segreto di Stato. Tutto ciò per essere poi sempre sconfessati davanti al Giudice adito, con spese che in ogni caso sarà l’Ateneo a sostenere.

Lo stesso balletto è stato riproposto nuovamente per la questione buoni pasto, cercando di coinvolgere prima il Collegio dei Revisori dei Conti e poi il Consiglio di Amministrazione, nel tentativo malcelato di scaricare responsabilità. Vogliamo essere chiari: è la parte pubblica, costituita dal Rettore e dal Direttore Generale, a dover garantire gli accordi siglati con le OOSS e la RSU, assumendo su di sé le correlate responsabilità. In passato i precedenti Magnifici Rettori avevano chiaro tale ruolo e lo interpretavano con personalità, professionalità, autorevolezza e peso politico.

Ci chiediamo dunque dove sia il Rettore e perché non si faccia garante di un accordo che riguarda i lavoratori di questo Ateneo che hanno garantito, come egli stesso ha dovuto riconoscere, un elevato standard di qualità durante un periodo di eccezionale gravità. Le responsabilità di condotta dell’Ateneo ricadono, infatti, su di lui e sul Direttore Generale che egli ha scelto (a sua immagine e somiglianza).

Lo SNALS ha zero interesse sulla sorte (partitica?) futura degli individui che oggi ricoprono i ruoli apicali di un Ateneo storico ed importante come quello di Palermo e non saranno i soliti tentativi di rissa e di confusione a distrarci dalla tutela dei lavoratori che rimane la nostra stella polare.

La contrattazione per i fondi 2020 del personale è ancora in corso: è questa l’occasione per dimostrare alla comunità accademica, in particolare al personale TAB, che non si utilizza il proprio potere per risolvere questioni personali, quando non familiari, che i ruoli istituzionali sono assegnati per selezione di merito e non per vicinanza e simpatia. E’ doveroso, inoltre, esigere che i criteri stabiliti per l’assegnazione delle FSP e delle UO siano chiari, leggibili e cristallini per tutti i lavoratori.

Dovrebbe essere inutile sottolineare come l’azione di ogni pubblica amministrazione dovrebbe essere ispirata a principi di trasparenza e imparzialità, purtroppo, negli ultimi anni, non sempre ciò è avvenuto all’Università di Palermo. Emblematico, per esempio, è il caso del Rettore, che pretende da alcuni componenti degli Organi collegiali di Governo il rigoroso rispetto delle norme in materia di incompatibilità e conflitti di interesse, salvo dimenticarsene quando è lui o qualcuno facente parte del suo codazzo ad essere il soggetto direttamente interessato.

Come dimenticare che, appena insediato, ha assegnato la funzione di Direttore Generale alla propria compagna? Come ignorare il fatto che un Settore tanto delicato quale l’anticorruzione sia stato incardinato presso la mega Area Qualità, Programmazione e Supporto Strategico (guarda caso diretta dall’attuale moglie del Rettore), salvo poi essere spostato presso la Direzione Generale?

Tutto questo ha inevitabilmente contribuito a fare, negli ultimi anni, dell’Università di Palermo una zona franca in cui il riconoscimento di una legittima prerogativa (quale, ad esempio, la possibilità di partecipare ad un concorso, l’ottenere un incarico o un trasferimento, il ricevere una equa valutazione della performance, la possibilità di ricevere l’esonero dall’attività assistenziale per dedicarsi ad attività didattiche e scientifiche negata ad alcuni e autorizzata ad altri, con tanto di nulla osta, nonostante si trattasse di situazioni identiche, ecc.) sembra purtroppo poggiare non già sul merito, quanto piuttosto, in maniera decisiva e determinante, sul livello di gradimento del soggetto interessato presso il Rettore e il Direttore Generale.

Questo modus operandi caratterizzato dal tentativo di piegare la legge a proprio uso e consumo lo ritroviamo oggi anche nell’operato del Direttore Generale che agisce indisturbato, permettendosi di andare, nell’indifferenza pressoché generale, addirittura contro il dettato normativo. Prova ne è la scelta del Direttore Generale di giustificare a tutti i costi la palese disparità di trattamento messa in atto dall’Amministrazione universitaria che, lo ricordiamo, ha ammesso ad una procedura concorsuale il rappresentante del personale TAB in Consiglio di Amministrazione, possibilità che, invece, era stata negata ad un altro componente, il prof. Enrico Napoli che, non a caso, era stato escluso da un analogo procedimento.

Peccato che la legge Gelmini non abbia previsto alcuna distinzione riguardo le procedure di chiamata dei professori e l’erogazione di contratti di qualsivoglia natura fra le varie componenti in seno al CdA (art. 18, c. 1, punti b) e c). Rassicuriamo tutti che l’emergenza COVID 19 non ha spento i riflettori intorno a questa pagina buia: è, infatti, imprescindibile che anche all’Università di Palermo venga ripristinato quel principio basilare della giustizia, non a caso apposto in tutti i tribunali, che “la legge è uguale per tutti”.

Siamo, dunque, di fronte al palese tentativo di difendere gli interessi di alcuni a scapito di quelli della comunità intera. Sembrerebbe andare in tale direzione la decisione del Direttore Generale di incrementare rispetto al 2019 la somma destinata alle indennità di responsabilità (guarda caso, proprio da lui attribuite) per il 2020. Viceversa, il Direttore Generale ha proposto meno risorse per il 2020 per le Progressioni Economiche Orizzontali (PEO) a cui possono partecipare tutti i lavoratori dell’Ateneo aventi diritto, e non solo i titolari di indennità di responsabilità.

Ribadiamo sin da ora che lo SNALS non consentirà ulteriori detrimenti delle poste previste per tutti i lavoratori a vantaggio di ciò che è previsto solo per alcuni. Si dimostri celerità e interesse verso il personale aumentando la somma per l’IMA (indennità mensile accessoria) e per la PEO 2020.

Queste cifre, che prese singolarmente, possono sembrare irrisorie per chi percepisce quasi un quarto di milione di euro ogni anno come il Direttore Generale, sono importanti per chi vive di stipendio ed è spesso l’unico a supportare interi nuclei familiari nelle difficoltà di ogni giorno, che in questo periodo si fanno sempre più pressanti.

Ci auguriamo che i candidati a Rettore e i soggetti indicati come Prorettore vicario che ricoprono incarichi istituzionali all’interno della governance abbiano la sensibilità politica e, soprattutto morale, di dimettersi dalla carica ricoperta, dimostrando anche un tangibile segnale di discontinuità rispetto all’operato del Rettore Micari.

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