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Busetta risponde alle critiche: “La mia non è una visione rinunciataria, ma uno spaccato non velleitario della realtà”

venerdì 14 Luglio 2017
busetta

“Una visione rinunciataria? Al contrario una non velleitaria e con una dimensione quantitativa che in molti non hanno!”

Cosi risponde Il professore Pietro Busetta alle critiche ricevute a seguito dell’intervista effettuata nei giorni scorsi su ilSicilia.it.

“Chi non si rende conto – spiega Busetta – che le problematiche che riguardano il Mezzogiorno sono tali che non possono essere risolti con formule tipo “agricoltura e turismo” o con altri del tipo “sbracciatevi e lavorate “, oppure “avete tutto, beni culturali, beni ambientali, l’autonomia, per quanto riguarda la Sicilia, e se non siete capaci di utilizzarli peggio per voi”. Ma Quando si parla della responsabilità delle classi dirigenti locali si confondono le cause del sottosviluppo con le soluzioni per superarlo. E’ come dire allo zoppo che se non lo fosse potrebbe vincere le Olimpiadi dei 100 metri veloci”.

“Se le classi dirigenti locali – prosegue – fossero state all’altezza il problema sarebbe già risolto. E chi dice di no ! Solo che proprio questo é il problema delle zone a sviluppo ritardato e la soluzione viene da forme di centralismo che cerchino di superare la problematica . Quella peraltro adottata dalla Germania , per esempio, che ha sostituito le classi dirigenti dell’ex DDR con quella del ricco e preparato Ovest, investendo risorse importanti pari a 20 volte quelle investite nel Sud. Il secondo appunto poi circa la cattiva utilizzazione dei fondi comunitari segue la pubblicistica prevalente ed adottata prevalentemente . E che dice “di fondo avete avuto risorse infinite se non le avete utilizzato peggio per voi” . Cosi il Paese si salva la coscienza”.

“Ma i fondi strutturali – sottolinea – hanno sostituito quelli ordinari (noi facciamo la Palermo Messina con i fondi, quando gli altri le autostrade le hanno fatto con quelli ordinari, solo per semplificare) e la loro dimensione é tale che a mala pena riesce a compensare la perdita che si ha con i costi di formazione dei 100.000 che ogni anno emigrano dal Sud. Mentre moltissime opere , che certo non dovevano essere fatte delle istituzione locali, come l’alta velocità ferroviaria si sono fermate a Eboli come Cristo”.

E aggiunge: “Il tema fondamentale che le critiche sollevate non affrontano é il tema di chi deve guidare il cambiamento e con quali risorse. Credo che come lo zoppo che da solo non potrà correre se non ha la protesi che permette di superare il problema cosi le realtà a sviluppo ritardato hanno bisogno di centralismo , di sostituzione dei poteri e non di disimpegno automatico, di interventi consistenti nella infrastuttuazione ( la prima alta velocità in Spagna è stata la Siviglia – Madrid e non la Madrid Barcellona, di attrazione di investimenti dall’esterno dell’area che possono essere pilotati solo dal governo centrale ( vedasi centro di ricerche di Apple a Napoli)! Il governo Renzi alcune cose le aveva capito, intervento per la Salerno Reggio Calabria, per la reggia di Caserta, per Pompei, per la timpa rossa, per Bagnoli seguendo una linea di centralizzazione delle decisioni che tante critiche ha provocato. Con i patti per i Sud continuati, poi, da Gentiloni. O con l’ultima proposta delle Olimpiadi a Napoli”.

“Chi non vuole affrontare i veri problemi – conclude Busetta –, che non ha la dimensione quantitativa di questi, 3.500.000 di saldo occupazionale necessario per i Sud, é soltanto funzionale ad un Paese che a parole vuole risolvere il problema e che poi adotta provvedimenti analoghi per un Paese che invece é duale, vedi il cuneo fiscale. E che si salva la coscienza aiutato dalla pubblicistica prevalente, che adotta facili analisi sociologiche che non fanno i conti con i dati, tanto al parente povero puoi dare facilmente schiaffi perché normalmente non ha nemmeno la forza di reagire”.

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