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Carol Maltesi, Sabrina Quaresima e la “lettera scarlatta” al tempo dei social

lunedì 4 Aprile 2022

Da progressisti a puritani in versione social è un attimo. Ci consideriamo evoluti, eppure alcuni pregiudizi sono talmente radicati che riemergono anche senza che ce ne accorgiamo. Nei giorni scorsi abbiamo scoperto che nella nostra comunità non tutte le vittime di femminicidio sono uguali. Scopriamo anche che quando una donna fa scelte consapevoli si trasforma in “colpevole di autodeterminazione”. Ci sono due storie di donne, molto diverse, accomunate da  una sorta di “lettera scarlatta” 2.0.

 

GOGNA SOCIAL

La gogna social ha sostituito il patibolo reale sul quale dal ‘600 all’800 i puritani d’America facevano salire le adultere e le peccatrici esponendole con la lettera A al ludibrio della folla (quando non le frustravano o impiccavano). La lettera A colore scarlatto, cucita negli abiti, era il segno della punizione, da rendere visibile per sempre.

Tre secoli dopo c’è la gogna social-mediatica, che è un tritacarne da quale Carol Maltesi non potrà difendersi, Sabrina Quaresima per fortuna sì.

Carol Maltesi è stata uccisa. Carol è il nome, Maltesi è il cognome. Una donna bellissima e giovane, con un figlio, sogni, progetti, rimpianti e speranze.

Eppure non appena ritrovato il corpo fatto a pezzi Carol Maltesi è diventata mediaticamente “la” (nome) “pornostar” (cognome). Cito un titolo a caso delle prime ore: “Cadavere a pezzi, è di Charlotte Angie, madre e attrice hard”. Gli altri titoli sono più o meno simili, Carol è per tutti Charlotte e lei è  “star del porno”.

IL FEMMINICIDIO

Davide Fontana le ha tolto la vita, noi le abbiamo tolto il diritto alla sua identità. Ed è raccapricciante quello che si è letto sui social nelle ore immediatamente successive alla confessione del suo assassino. Ribadisco, si chiamava Carol Maltesi e negli ultimi due anni aveva fatto una scelta, quella di girare video hard con un altro nome. Il suo è un femminicidio nel senso più terrificante e profondo del termine. Non ha nessuna attenuante e non è diverso in nessun elemento dagli altri femminicidi. Lei non è stata uccisa “PERCHE’” faceva filmati hard. Il suo assassino aveva avuto una relazione con lei, poi la donna gli ha confidato di voler andare a vivere vicino al figlioletto e lui, armato di martello e di senso cavernicolo del possesso l’ha uccisa. Come tutti i femminicidi. Però, se mai un giorno quel figlioletto diventato adulto dovesse andare a cercare come la mamma è morta troverebbe altro. Anche quel fango venuto fuori come un fiume di odio di una società frustrata, ipocrita e malata di voyeurismo.

Se Carol Maltesi avesse continuato a fare la commessa come faceva fino al 2020 e avesse comunicato a Fontana la decisione di andare a vivere dal figlioletto, lui l’avrebbe uccisa ugualmente ma nessuno avrebbe messo Carol detta “X” o titolato “madre e commessa”.

Il messaggio sotterraneo è: se fai determinate scelte di vita potrebbero anche dirti che te la sei cercata (e qualcuno lo ha pure scritto).

Quella lettera scarlatta mirabilmente raccontata nel romanzo di Hawthorn e dal film, noi l’abbiamo semplicemente nascosta con l’ipocrisia. Carol è uguale a tutte le donne uccise. Qualsiasi mestiere stava facendo in quel momento. Non è l’abito che fa la vittima, e questa cosa purtroppo è un pregiudizio che in Italia è ancora radicato.

LA GOGNA PER QUARESIMA

Sulla gogna della lettera scarlatta c’è un’altra donna. Si chiama Sabrina Quaresima ed è per tutti “la preside”, diventata suo malgrado protagonista di una vicenda che ci riporta al clima dei film degli anni ’80 di Pierino e simili. Nelle infinite versioni di quel genere per lo più la peccaminosa era la supplente e quasi mai la professoressa di ruolo (che invece appariva rotondetta, anzianotta e con gli occhiali).

Sabrina Quaresima è una bella donna, poco più di 50 anni, che, divenuta preside del liceo, ha preso decisioni di tipo organizzativo, esautorando anche alcune figure e probabilmente creandosi inimicizie. Come ogni persona che ha un ruolo di vertice si assume le responsabilità delle decisioni. E’ autoritaria, determinata, ben curata, ama vestire in modo non anonimo. Nell’Italia progressista verrebbe definita una donna consapevole, in carriera ed affermata.

STRABISMO MEDIATICO

Poi scoppia il caso. E viene massacrata mediaticamente non nel ruolo che ricopre, ma come donna.  Per motivi professionali legati all’occupazione dell’istituto scolastico, conosce e dialoga con il rappresentante degli studenti che apre uno spiraglio ad una soluzione pacifica della protesta. Lo studente ha 19 anni. Hanno modo d’incontrarsi e discutere anche per telefono e via chat. Non sappiamo realmente cosa succede tra i due nelle settimane seguenti. Invece da un paio di giorni, da quando Sabrina Quaresima è accusata di aver avuto una relazione con lo studente, siamo tutti a guardare dal buco della serratura la storiella come se fosse il famoso film di Pierino.

Del ragazzo, che a 19 anni non è proprio un adolescente imberbe, non si conosce il nome a massima tutela della SUA privacy. Sappiamo che a un certo punto ha raccontato ai compagni qualcosa sui rapporti tra lui e la preside. La storia finisce all’attenzione dei professori dello studente (anche di quelli che avevano motivi di malcontento nei confronti della preside), poi dei genitori, e degli ispettori dell’ufficio scolastico regionale. Infine viene a conoscenza di tutta Italia che ogni giorno non vede l’ora di apprendere un dettaglio piccante in più.

LE CHAT DEL PECCATO

Fin quando (probabilmente troppo tardi) non è intervenuto il Garante della privacy che si è accorto dello strabismo mediatico e ha vietato la pubblicazione delle chat tra lei e lo studente.  In questo momento non ci sono prove di una relazione sessuale tra i due ma il paradosso è che noi potremmo sapere cosa si sono detti due adulti in privato (e magari riderne o scandalizzarci) persino prima e a prescindere da qualsiasi inchiesta o accertamento disciplinare. In barba al codice della privacy, al Garante, alla deontologia.

Posto che sul piano disciplinare se sono state commesse irregolarità e illeciti saranno presi provvedimenti ed allo stesso modo se ci sono stati reati, val la pena ricordare che entrambi, professoressa e studente, sono maggiorenni. La preside qualora vengano accertate responsabilità ne risponderà ma nel frattempo la sua carriera è in frantumi ed anche la sua vita privata (è sposata). Gli studenti del liceo hanno tappezzato la scuola di frasi contro di lei e immagino già qualora venisse trasferita con quale ironia e ammiccamenti sarebbe accolta nella prossima scuola. A nulla varrebbe l’esito delle indagini anche qualora si scoprisse come lei dice che non c’è stata alcuna relazione perché la regola della gogna social è: ha ragione chi sputa per primo.

Sabrina Quaresima raccoglierà i cocci (sia che sia innocente sia che sia colpevole) per tutto il resto della sua vita.Mi chiedo cosa sarebbe successo a parti invertite. Se il filmetto anni ’80 fosse stato “il preside e la studentessa”. Siamo il Paese che ha dibattuto sulla fake news di Silvio Berlusconi (85 anni) e la sua sposa-simbolica Marta Fascina (32 anni) forse in attesa di un erede (con tanto di articoli e smentite). Siamo assuefatti a non battere ciglio sul mezzo secolo di vita che intercorre tra l’uomo con posizione di potere e la donna che potere non ne ha.

Se il caso avesse riguardato il preside e la studentessa ad essere saccheggiato sarebbe stato il profilo facebook di lei. La gogna avrebbe riguardato i suoi selfie, il suo modo di vestire, di truccarsi, il complesso di Elettra etc etc. Perché in fondo, anzi, non troppo in fondo, restiamo quei puritani che nel 1800 mettevano sul petto delle donne la lettera scarlatta. Ho scritto donne e non peccatrici non a caso.

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