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Caso Montante, l’Antimafia nazionale: “Andremo fino in fondo”. Lo sfogo del giornalista Casagni | VIDEO

martedì 22 Ottobre 2019
montante

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Partite le audizioni in commissione Antimafia Nazionale in merito al Caso Montante. Il primo ad essere sentito è il giornalista siciliano, Giampiero Casagni, collaboratore del settimanale Centonove, che è stato “spiato” dall’ex presidente di Confindustria Sicilia nonché delegato alla legalità ed ex paladino di giustizia.

Questa vicenda ha completamente stravolto la mia vita lasciandomi senza lavoro. E’ una vicenda di cui non vuole parlare nessuno. L’informazione ha un ruolo importante è stato un concorrente esterno all’organizzazione”, ha detto Casagni, aprendo l’audizione in Commissione parlamentare antimafia. “Dal 2014 sono stato oggetto e destinatario di accuse mostruose da cui mi sono dovuto difendere da solo“, ha sostenuto il giornalista il quale ha aggiunto, di essere stato, con altre due persone, “le parti che hanno subito più danni in questa storia: sono stato emarginato, isolato e considerato un pazzo. Chi doveva tutelarmi, l’Ordine dei giornalisti di Sicilia, è stato muto, sono stati addirittura avviati due procedimenti disciplinari contro di me, tutto è stato poi ovviamente archiviato“.

Montante intercettato diceva: dobbiamo cafuddare (picchiare ndr) prima Centonove, a Repubblica pensiamo dopo: un vero attacco alla libertà“, ha detto il cronista davanti all’Antimafia. Casagni ha raccontato numerose vicende subite come la vicenda in merito ad un articolo su Montante, mai pubblicato dal giornale Panorama attraverso il suo ex presidente Giorgio Mulè.

Mulè ha uno scambio di missive con Montante nell’autunno del 2014. Proprio l’ex direttore di Panorama ha informato l’ex paladino di giustizia dell’articolo proposto da Casagni evidenziandolo come “un indicibile pezzo di stampa“.

Oggi abbiamo cominciato il ciclo di audizioni sul Caso Montante con il giornalista Gianpiero Casagni. Il quadro che emerge è inquietante e desolante. La condanna in primo grado di Montante, non segna la fine di uno dei capitoli più inquinati della recente storia italiana, anzi. Emergono complicità e silenzi molto più ramificati e profondi. Il coraggio di chi ha svolto con rigore il proprio lavoro di cronista come Casagni e Bolzoni, ha permesso alla commissione anche di ricevere moltissima documentazione inedita che aiuta a fare luce sulle troppe amicizie compromesse che legavano Montante ad insospettabili. Andremo avanti con le audizioni sperando che si sollevi questo pesante velo di silenzio“. Così Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia.

L’ex presidente di Confindustria siciliana Antonello Montante è stato condannato a 14 anni di carcere per le accuse di “associazione per delinquere finalizzata alla corruzione” e “accesso abusivo a sistema informatico”. Montante – che aveva ottenuto una certa popolarità grazie alla sua immagine di imprenditore impegnato nella lotta antimafia – è stato condannato con rito abbreviato dal Giudice dell’udienza preliminare (GUP) di Caltanissetta, che ha deciso una pena superiore di tre anni a quella chiesta dalla procura.

Insieme a Montante sono state condannate anche molte delle persone che erano state arrestate con lui nel maggio 2018 e che erano accusate insieme a lui di aver creato un sistema in grado di influenzare le istituzioni siciliane anche grazie ad informazioni ottenute illecitamente dai database della polizia. Tra loro ci sono Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di Finanza, Diego Di Simone, ex ispettore della polizia di Palermo poi capo della sicurezza per Confindustria, e Marco De Angelis, sostituto commissario prima alla questura di Palermo poi alla prefettura di Milano.

Montante è ancora indagato per “concorso esterno in associazione mafiosa”, mentre altri aspetti del furto di dati dai database della polizia sono oggetto di un altro processo a suo carico che sta continuando con rito ordinario.

Oggi pomeriggio continueranno le audizioni con il giornalista di Repubblica, Attilio Bolzoni.

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