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Catania, le accuse dei pm: “Ciancio socialmente pericoloso. Gravi indizi sui rapporti con la mafia”

martedì 25 Settembre 2018
ciancio

“Il Giudice ha accertato la pericolosità sociale qualificata da parte di Mario Ciancio Sanfilippo fondata sulla verifica del fatto che vi è stato un apporto costante e di rilievo nei confronti di Cosa nostra“. Lo ha detto il Procuratore a Catania Carmelo Zuccaro incontrando la stampa in merito al sequestro dei beni per almeno 150 milioni di euro dell’imprenditore e editore, Mario Ciancio Sanfilippo.

Vi sono gravi indizi – dice la procura catanese – che indicano che Ciancio Sanfilippo ha dato un rilevante contributo “al raggiungimento delle finalità perseguite dalla famiglia catanese di Cosa Nostra dagli anni Settanta dello scorso secolo sino al 2013”. Ciancio ha intrattenuto rapporti sinallagmatici con gli esponenti di vertice della famiglia catanese di Cosa Nostra sin da quando la stessa era diretta da Giuseppe Calderone, rapporti poi proseguiti ed anzi ulteriormente intensificati con l’avvento al potere di Benedetto Santapaola alla fine degli anni Settanta del secolo scorso ed al ruolo di canale di comunicazione svolto dallo stesso Ciancio per consentire ai vertici della predetta famiglia mafiosa di venire a contatto con esponenti anche autorevoli delle Istituzioni”.

Per la DDA Catanese, Ciancio avrebbe imposto “la linea editoriale della testata giornalistica con più lettori in Sicilia Orientale improntata alla finalità di mantenere nell’ombra i rapporti tra la famiglia mafiosa e le imprese direttamente o per interposta persona controllate dalla medesima”. Secondo la Dda, con la linea editoriale tenuta non voleva “porre all’attenzione dell’opinione pubblica gli esponenti mafiosi non ancora pubblicamente coinvolti dalle indagini giudiziarie e soprattutto l’ampia rete di connivenze e collusioni sulle quali questo sodalizio mafioso poteva contare per mantenere la propria influenza nella provincia catanese”.

I profili di pericolosità sociale evidenziati dal pubblico ministero attengono anche “all’impiego di grandi quantità di capitali di provenienza mafiosa investiti nelle iniziative economiche, anche di natura speculativa immobiliare, poste in essere nell’arco di numerosi decenni dal proposto”.

Carmelo Zuccaro
Carmelo Zuccaro

Il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, che sta tenendo una conferenza stampa per spiegare il sequestro e confisca del patrimonio dell’editore catanese, ha aggiunto: “Il Tribunale, letti i documenti e ascoltate le argomentazioni del pm e della difesa, ha ritenuto che Mario Ciancio Sanfilippo sin dall’avvio della sua attività, nei primi anni ’70, e fino al 2013 abbia agito, imprenditorialmente, nell’interesse proprio e nell’interesse di Cosa nostra e che in ragione di ciò il suo patrimonio si sia implementato illecitamente, giovandosi anche di finanziamenti occulti e che anche il predetto sodalizio mafioso si sia rafforzato grazie ai fortunati investimenti realizzati per il tramite del Ciancio

L’età avanzata e il tempo risalente degli ultimi accertamenti (2013) hanno indotto il Tribunale – aggiunge – a escludere l’attualità della pericolosità sociale, ma tale conclusione, per disposto di legge, non consente al soggetto ritenuto pericoloso di continuare a detenere il patrimonio acquisito in ragione delle illecite cointeressenze, sicché il Tribunale ne ha disposto la confisca”.

Ciancio è già sotto processo per concorso esterno, ma Zuccaro precisa: “Non intendo assolutamente parlare del procedimento penale. Il procedimento penale non ha affatto condizionato i giudici della sezione misure di prevenzione, ben consapevoli di quello che è l’oggetto del loro giudizio e di quali sono gli strumenti cognitivi e le regole di prova che in qual giudizio devono esser adottati. Non c’ alcuna interferenza tra i due giudizi”. 

 

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