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Catania, morti sospette in ambulanza

giovedì 21 Dicembre 2017
ambulanza

I carabinieri di Paternò hanno eseguito un provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso dall’Ufficio del Gip del Tribunale etneo su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di una persona per omicidio volontario ai danni di tre persone anziane e malate.

I crimini sono stati commessi con l’aggravante di aver agevolato le attività illecite dei clan “Mazzaglia-Toscano-Tomasello” e “Santangelo“.

L’indagine, denominata “Ambulanza della Morte“, è la prosecuzione dell’attività intrapresa dalla Procura Distrettuale della Repubblica etnea e dai carabinieri di Paternò nel territorio del comune di Biancavilla a un anno esatto dalle operazioni “Onda d’Urto” e “Reset” che hanno scardinato la locale compagine mafiosa.

Malati terminali uccisi su un’ambulanza, iniettando loro dell’aria nel sistema sanguigno, e poi i corpi ‘venduti’ per 300 euro a agenzie di onoranze funebri. Era questa l’ipotesi, da qui il nome all’operazione in corso dei carabinieri, l”Ambulanza della morte‘, sulla quale stava lavorando da mesi la Procura di Catania che aveva aperto un’inchiesta per omicidio dopo le rivelazioni di un collaboratore di giustizia, che accusa la mafia locale di avere avuto un ruolo nella vicenda. Il decesso avveniva durante il trasporto dall’ospedale di Biancavilla a casa dei pazienti dimessi perché in fin di vita. I casi
sarebbero iniziati nel 2012. All’insaputa dell’ospedale e dei medici.
Le prime rivelazioni il ‘pentito’ le aveva fatte in un’intervista a ‘Le Iene’ e poi si era recato in Procura per riferire dei fatti a sua conoscenza. Carabinieri della compagnia di Paternò, su delega dei magistrati della Dda etnea, hanno acquisito cartelle cliniche nell’ospedale.
“La gente non moriva per mano di Dio”, spiegò allora il collaboratore, ma per “guadagnare 300 euro, invece di 30 o 50”. Secondo la sua ricostruzione, il malato terminale tornava a casa “siccome era in agonia e sarebbe deceduto lo stesso, gli iniettavano dell’aria con l’agocannula nel sangue, e il malato moriva per embolia”, così i familiari non se ne accorgevano. Approfittando del momento di grande dolore proponevano l’intervento di un’agenzia di onoranze funebri che, sottolinea il testimone, “poi gli facevano un regalino”, i 300 euro a salma appunto. Il pentito sostiene che “erano i boss a mettere gli uomini sull’ambulanza” e che i “soldi andavano all’organizzazione”.

Davide Garofalo, un barelliere di 42 anni, è stato arrestato. Gli sono contestati tre omicidi volontari commessi, uno l’anno, dal 2014
al 2016, iniettando aria nelle vene di malati terminali mentre li stavano trasferendo dall’ospedale di Biancavilla a casa procurando loro la morte per embolia gassosa. Le vittime sono una donna e un uomo molto anziani, e un 55enne deceduto nel 2015.

Nell’inchiesta ci sono altre due barellieri indagati per altri episodi simili, a cui sono contestati gli stessi reati avvenuti su altre ambulanze. La Procura non ha voluto precisare la loro attuale posizione.

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