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Cava d’Ispica, un’area archeologica da riscoprire

lunedì 21 Settembre 2020

Cava d’Ispica è una vallata lunga più di 13 km, situata tra Modica e Ispica, la cui bellezza è costellata dalla presenza di insediamenti di diverse epoche e tipologie: ospita, per esempio, necropoli neolitiche, catacombe cristiane ed eremi bizantini. La vallata è, in parte, ancora da esplorare e scoprire, infatti, a causa della sua vastità, in certe zone non sono stati effettuati scavi archeologici approfonditi.

La particolare conformazione geomorfologica della Cava, un canyon stretto tra due pareti di roccia e la vicinanza al mare, la rendevano sicura, facile da difendere e ben collegata. Risulta difficile, allo stato attuale delle conoscenze, dire quando l’area iniziò a essere abitata. Sicuramente, alla luce dei reperti più datati che sono stati trovati, cioè lame di selce, coltelli di ossidiana, vasi di terracotta e altri reperti soprattutto in selce, si può affermare che l’insediamento umano in quest’area risale alla protostoria.

I primi abitanti di Cava d’Ispica sarebbero stati i sicani, la cui origine è ancora avvolta nel mistero. Si sa che essi si stabilirono in diverse zone della Sicilia ma in seguito, a causa dei contrasti contro gli elimi e i siculi, i sicani finirono per popolare soltanto la parte centro-meridionale dell’Isola. Lo storico Diodoro Siculo nella sua “Bibliotheca historica” sosteneva che fossero stati proprio i siculi a conferire il nome “Sicania” all’Isola, e dal testo emerge che già alla sua epoca (I secolo a. C.) poche e lacunose erano le conoscenze su questo antichissimo popolo. Secondo Diodoro, i sicani erano organizzati in singole comunità, che solitamente preferivano stabilirsi in luoghi rocciosi e impervi, ognuna dotata di un leader. Anche la lingua dei sicani risulta essere un vero enigma, tant’è vero che sarebbero state trovate sei presunte testimonianze nelle quali è stato individuato un alfabeto incomprensibile. Oltretutto, c’è chi mette pure in dubbio che i sicani avessero mai conosciuto e adoperato la scrittura.

Successivamente, i siculi riuscirono a prendere il controllo della Cava e quando arrivarono i greci quest’ultima riuscì a mantenere l’indipendenza intrattenendo rapporti commerciali con le città dei sicelioti (greci di Sicilia). La Cava venne utilizzata dalle prime comunità cristiane per sfuggire alle persecuzioni. I cristiani scavarono nella roccia nuovi rifugi con funzioni di culto oppure convertirono ambienti, grotte ed edifici già esistenti con finalità cultuali. Dopo il catastrofico terremoto del 1693, che colpì fortemente la Val di Noto, tantissimi di coloro che vivevano nella parte meridionale della Cava decisero di abbandonarla trasferendosi in una nuova città, cioè Ispica. Da quel momento in poi per il sito iniziò un processo di declino e abbandono sempre più accentuato.

Dopo aver tracciato gli assi fondamentali della sua storia cerchiamo adesso di dare uno sguardo ad alcuni dei monumenti più rappresentativi della Cava. Il ginnasio, scavato nella roccia, è di età ellenistico-romana e si articola in due sale comunicanti dotate di sedili. Sulle pareti è ancora possibile scorgere scritte in greco indicanti i posti a sedere: le lettere PRE stanno per presbyteroi, cioè anziani, invece la scritta NEO sta per neoteroi, cioè giovani. Oltretutto, l’ambiente di destra è dotato di una vasca per le abluzioni. Probabilmente in questo edificio avvenivano le assemblee della comunità.

Di grande importanza è la catacomba, una delle tante della Cava, chiamata Larderia che con i suoi circa 500 m2 è la catacomba più grande della Sicilia, dopo quella di S. Giovanni a Siracusa. Quando si entra vi è un vestibolo che immette il visitatore in tre corridoi di cui quello centrale perfora la roccia per oltre 40 metri di profondità. Nella parte occidentale della Cava si trova un altro ambiente di grande interesse denominato La Spezieria. Questa è costituita da un grande spazio a pianta quadrangolare le cui pareti sono costellate da decine di incavi dove probabilmente venivano depositati vasi di spezie e unguenti di vario tipo. Alcuni studiosi hanno pertanto ipotizzato che l’ambiente fosse destinato ad una sorta di farmacia, da qui il nome “Spezieria”. Il Camposanto dovrebbe invece risalire al IV secolo d. C. e sembrerebbe essere una necropoli cristiana nella quale vi sono ben 60 fosse terragne, loculi e numerosi sarcofagi scavati nella roccia.

Sul versante settentrionale della Cava è possibile ammirare la Grotta della Signora, si tratta di una tomba a tholos al cui interno sono stati rinvenuti dei cocci. Si è ipotizzato che l’ambiente fosse stato utilizzato come luogo di culto nel periodo greco-romano, tenendo anche in considerazione che sulla volta vi sono delle incisioni a forma di croce. Il ritrovamento dei cocci potrebbe far pensare anche ad un’abitazione o a un luogo nel quale venivano celebrati dei rituali.

E poi non si può non ricordare la Grotta dei Santi, sulle cui pareti ancora oggi sono ravvisabili delle pitture raffiguranti 36 santi, recanti anche delle scritte in greco e verosimilmente si tratta di pitture bizantine. Un altro ambiente di grande interesse è il Castello, scavato nella roccia, in una parete calcarea alta 30 metri. La particolarità della fortezza è la sua articolazione in quattro piani collegati tra loro da scale interne e esterne. Nei paraggi del Castello si trova la necropoli Calicantone, risalente all’età del Bronzo Antico (circa 4000 anni fa). Nella necropoli sono presenti un centinaio di sepolture, alcune appartenenti a gruppi familiari influenti.

Come abbiamo potuto vedere la Cava d’Ispica è un luogo incredibilmente florido di monumenti e ambienti di grande interesse. Gli scavi (ancora parziali) e i ritrovamenti archeologici ci attestano che nel corso dei millenni le diverse popolazioni e i diversi gruppi sociali che si sono succeduti hanno trovato nella Cava un luogo ideale per stabilirsi. Un luogo ricco di protezioni naturali, la cui collocazione geografica ne favoriva pure i commerci. Inoltre, la Cava d’Ispica, oltre ad essere un’area archeologica enormemente estesa, è anche molto variegata, potendo, ad esempio, annoverare monumenti d’epoca preistorica così come anche di matrice cristiana e bizantina. E chissà quante altre meraviglie la Cava ci regalerà in futuro.

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