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Che cagnara per il bonus “randagio”. Per svuotare il canile 480 euro ad adozione

sabato 10 Dicembre 2016

Non è nemmeno uscito il bando che agevola le adozioni del canile comunale ma già fanno capolino sui social le prime insurrezioni da parte delle associazioni animaliste.

Il comune di Palermo ha infatti approvato le linee guida fondamentali di un progetto che mira a svuotare la struttura di via Tiro a segno tramite un incentivo di 480 euro ad adozione. Complessivamente sono stati stanziati 126mila euro per i prossimi due anni da spartire tra “privati cittadini, associazioni animaliste e/o protezioniste e strutture rifugio autorizzate” che abbiano determinati requisiti. Il dirigente del comune al vertice del canile, Gabriele Marchese, è in giubilo perché finalmente, a canile vuoto, partirebbero quei lavori famosi: per un motivo o per un altro bloccati da quattro anni, per cui sono già stati stanziati i fondi e che renderanno accogliente, funzionale e moderno l’ospedaletto e le residenze, ma che servono prima di tutto a mettere la struttura in sicurezza.

foto-canile

Intanto gli animalisti polemizzano e storcono il naso sui social, pensando di contattare anche un legale per bloccare il bando. “Non siamo stati coinvolti in questa indegna decisione – scrivono – anche perché non avremmo accettato. Chissà quanta gente si presenterà al cancello del canile per adottare un cane e una volta ricevuti i 480 euro, il cane sparirà. Questo bando va fermato“. Ma non solo: “Proprio perché ci sono soldi di mezzo le associazioni devono essere coinvolte nei controlli per individuare e scartare chi mira solo ed esclusivamente al contributo – attaccano – Ulteriore conferma che ai dirigenti del canile non gliene fotte un cazzo del destino di quei cani”. Le dinamiche della querelle, che non è la prima tra dirigente e associazioni, sembrano essere controverse, perché da un lato c’è una struttura inadeguata che per essere rimessa a nuovo deve essere vuota, dall’altro la paura per la fine che i cani potrebbero fare una volta dati via. Ma Marchese tranquillizza “I soldi vengono dati all’adottante dopo sei mesi e dopo tutti i controlli del caso e, se non dovessimo ritenere adeguato l’alloggio, il contributo non viene versato e il cane prelevato“.

Il canile municipale di Palermo ospita i veterinari dell’Asp per le cure degli animali, il personale Reset per la pulizia degli spazi e per l’accalappiamento e i volontari dell’associazione Ada, amici degli animali. Dal 2012 l’intenzione dei dirigenti è quella di svuotare le celle per far partire dei lavori che sembrano essere essenziali per la stabilità e il funzionamento della struttura ma a fermarne l’avvio è la presenza dei cani e dei gatti che in alcuni momenti è arrivata a raggiungere picchi di 600 animali. I tentativi di far defluire verso l’esterno gli ospiti sono stati svariati, non ultima l’idea di smistarli in altre strutture comunali, nessuna delle quali pronta però ad accoglierli perché anche lì i lavori non sono mai stati iniziati: dovevano essere due poli sanitari innovativi da far sorgere su terreni confiscati alla mafia. A documentare intanto le condizioni di abbandono e degrado degli ospiti del canile di via del Tiro a segno sono stati negli anni sia cronisti che rappresentanti di associazioni e comitati civici che personaggi politici di diverse fazioni.

Un gran polverone si è sollevato però, prima che sullo stato di abbandono della struttura, su presunte anomalie che animalisti e associazioni affermano di aver registrato su uno svuotamento eccessivamente rapido. Infatti in alcuni periodi degli anni passati il canile sembrava essere particolarmente vuoto, grazie a delle procedure messe in atto dal Comune che affidava i cani a dei canili privati, ma mai abbastanza vuoto da poter ordinare l’avvio dei lavori. Queste procedure hanno svegliato esponenti di diversi partiti che hanno anche richiesto l’acceso agli atti per vederci chiaro e hanno suscitato l’interesse di cronisti e cittadini che si sono smossi per andare a verificare di persona “che fine facessero i cani”. Ma se da un lato volontari e curiosi hanno tentato di far luce su alcune cose per salvaguardare il benessere dei cani, dall’altro i dirigenti comunali agiscono per migliorare lo stato di un luogo che è destinato a garantire ai randagi una vita decorosa, seppur in gabbia. A guardare la situazione dal di fuori sembra soltanto ci sia in corso un tira e molla combattuto con armi diverse e senza che sia ben chiaro l’oggetto del contendere.

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