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Collesano, sfiduciato il sindaco Di Gesaro

giovedì 10 Agosto 2017

È arrivata al termine l’esperienza amministrativa del sindaco Angelo Di Gesaro, iniziata all’indomani delle elezioni del 31 maggio e dell’1 giugno 2015.

Ieri sera, in un affollato consiglio comunale, sono stati raccolti i voti necessari e sufficienti per l’approvazione della mozione di sfiducia promossa dall’ormai ex maggioranza “Collesano cambia”, che aveva sostenuto Di Gesaro nella sua corsa alla carica di primo cittadino.

Gli otto consiglieri di “Collesano cambia” (Mariarita Cirrito, Alessia Dispenza, Giuseppe Guttilla, Fabio Iachetta, Elsa Ingrao, Arianna Ippolito, Maria Domenica Misita, Giuseppe Sapienza) avevano presentato la mozione di sfiducia il 21 luglio scorso, ponendovi alla base motivazioni di natura politica da un lato e giuridico-amministrativa dall’altro, lamentando una «palese incapacità di gestione» amministrativa da parte del sindaco Di Gesaro, l’assenza «di collegialità delle scelte», i frequenti contrasti tra amministrazione e consiglio comunale in merito, in particolare, alla «gestione del servizio di refezione scolastica» previsto «in house» ma «esternalizzato»; alla «gestione del progetto di efficientamento energetico della pubblica illuminazione e degli edifici pubblici» che ha segnato un solco tra l’amministrazione e i consiglieri con strascichi giunti anche in Procura; alla gestione del bando per la nomina del responsabile dell’Ufficio tecnico al centro di contrasti e di pubblici comizi in occasione delle dimissioni della prima giunta che ne lamentava l’assenza di legittimità e cui Di Gesaro, dal canto suo, rispondeva con dichiarazioni alla stampa di segno opposto e che fecero scalpore.

E, ancora, per i consiglieri firmatari la mozione di sfiducia, i contrasti tra esecutivo comunale e consiglio hanno riguardato anche «la gestione del bilancio di previsione 2017-2019 portato in Consiglio oltre i termini previsti dalle norme», aggiungendo, infine e in sintesi, il mancato rispetto degli impegni programmatici. Gli otto consiglieri, ieri sera, hanno sostanzialmente ribadito queste motivazioni a sostegno della sfiducia nel corso delle dichiarazioni di voto.

Per il sindaco, al contrario, si è trattata di una vendetta annunciata da tempo e consumata, rimandando al mittente le accuse mosse e ponendo a sostegno della dichiarata infondatezza di quelle motivazioni i risultati anche fuori programma già raggiunti con le sue diverse giunte avvicendatesi nel corso dei due anni di sindacatura, la presenza di ampia collegialità e libertà di movimento dei suoi assessori e, infine, il fatto che buona parte delle inadempienze imputate avrebbe avuto senso proporle se ci si fosse trovati al quinto anno di legislatura e non appena al secondo.

Un braccio di ferro in atto ormai da tanto tempo e che ieri sera è giunto al suo epilogo. La mozione, ha annunciato Di Gesaro, sarà impugnata con il supporto legale dell’avvocato Gaetano Armao, possibile candidato alla presidenza della Regione nelle prossime consultazioni di novembre.

Pertanto, si attende questo risultato per verificare se sarà concessa la sospensiva o sarà posta definitivamente la parola “fine” a questa esperienza amministrativa.

Occorrevano 12 voti su 15 e alla fine ne sono arrivati 13. Agli otto si sono uniti i cinque delle opposizioni (Daniele Carlino, Domenica Cilluffo e Stefania Iacuzzi del gruppo “Avanti per crescere” e i due staccatisi dallo stesso, Maria Candida Cascio e Vincenzo Termotto) che hanno anche lamentato la cattiva gestione del bene confiscato alla mafia in contrada Garbinogara e la chiusura dello sportello antiracket e antiusura, precisando che la responsabilità del fallimento politico di questo progetto è tuttavia da ricondurre non solo al sindaco ma anche alla stessa ex maggioranza.

I voti contrari sono stati solamente i due dei consiglieri Michela Peri e Michele Testaiuti, eletti nel gruppo “Collesano cambia” e poi dichiaratisi indipendenti.

Diversi gli interventi che hanno, in coda, sottolineato la sconfitta generale dell’intero consiglio e dell’intera comunità giungendo all’atto della sfiducia, sebbene ritenuta necessaria.

 

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