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Coronavirus, l’Ordine degli architetti di Messina: “Discriminazione verso i liberi professionisti”

domenica 29 Marzo 2020
Pino Falzea
Arch. Pino Falzea

Alla luce dei provvedimenti annunciati nella sera di sabato 28 marzo dal Presidente del Consiglio per fare fronte all’emergenza economica e sociale di questi mesi colpiti dal Coronavirus, l’Ordine degli Architetti di Messina, con una nota, esprime il proprio dissenso ai Ministri Catalfo e Gualtieri.

il decreto (all’art. 44 del DPCM 17 marzo ’20) approvato nel pomeriggio di ieri 28 marzo, è a nostro avviso sconcertante: gli aiuti di stato, in un momento di gravissima emergenza sanitaria che sta sconvolgendo intere famiglie, sono riservati a tutti tranne che agli iscritti alle casse di previdenza private non in regola con i versamenti contributivi“.

Vi rendete conto della gravità di quanto decretato – prosegue la nota -. Il sussidio di 600 € serve per mangiare, che non stiamo parlando di un finanziamento, di un mutuo, di una scopertura su conto corrente ma di un aiuto minimo per superare un mese drammatico. E’ stato forse drammatico solo per chi è in regola con la Cassa di previdenza privata? E’ pensabile che abbiano diritto al contributo dello Stato Italiano solo coloro i quali non hanno sofferto per la crisi economica degli ultimi 10 anni e sono in regola con i contributi previdenziali privati, che sono contributi personali?”.

Non stiamo infatti trattando – spiega l’ordine degli architetti –  di contribuenti che non hanno assolto al loro dovere nei confronti dei propri dipendenti, stiamo parlando di coloro i quali, a causa di una crisi strutturale che da oltre 10 anni ha investito le libere professioni, non sono riuscito a versare i contributi per la propria pensione. D’altronde, per avere diritto ai 600 € di cui all’art. 27 del DCPM 17 marzo 2020 n. 18, ai professionisti iscritti alla gestione separata, non è stata richiesta alcuna regolarità contributiva”.

“Signori Ministri – conclude la lettera -, proviamo un grande dispiacere nel dovere assistere ad una discriminazione che, in un momento di grandi sofferenze, marca differenze inammissibili tra cittadini di uno stesso, grande Paese, mentre dovremmo godere tutti degli stessi diritti. Signori Ministri, siamo tutti Italiani?”.

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