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Coronavirus, prestiti da 25 mila euro garantiti dallo Stato? “Una presa in giro”

domenica 26 Aprile 2020
soldi

Prestiti da 25 mila euro per tutti: piccoli imprenditori, commercianti e titolari di una partita Iva. Con questo slogan il Governo centrale ha inteso ripartire dopo la fase emergenziale da Covid-19. Peccato che manca un chiaro accordo con le Banche, le quali non richiedono una semplice autocertificazione per il rilascio del prestito, bensì intraprendono una vera e propria istruttoria con evidenti dilatazioni temporali in termini di esito dell’istanza. È per tale motivo che stigmatizzo tale farraginosa procedura per accedere al prestito, la quale già è difficoltosa in condizioni normali. Se poi le banche creano ostruzionismo, complicando ulteriormente i passaggi, l’accesso ai finanziamenti diventa un miraggio. L’unica certezze è il tasso d’interesse per la restituzione delle somme: di fatto il rimborso dovrà avvenire entro 6 anni con un tasso che si avvicinerebbe al 2%, ovvero il massimo applicabile dalle banche per operazioni di finanziamento. Una presa in giro.

Questo il durissimo affondo del Capogruppo di Forza Italia all’Ars, Tommaso Calderone.

Il Fondo può garantire finanziamenti per un importo massimo non superiore al 25% dei fatturati dell’impresa, secondo quanto indicato nel modulo di domanda di garanzia, e comunque fino a 25mila euro.

Tommaso Calderone
Tommaso Calderone

“Sapete quante partite IVA in Italia, fatturano almeno i 100mila euro necessari per ottenere i 25mila euro di finanziamento? Secondo il MEF – continua il Parlamentare – il 70% delle partite IVA ha un fatturato inferiore ai 100mila euro e quindi non percepiranno il finanziamento massimo. Il 38% delle partite IVA è sotto i 30mila euro di fatturato, per cui percepirà un finanziamento che potrà andare da un minimo di zero, ad un massimo di 7.500 euro. Il 17% di partite IVA è nella fascia che va dai 30mila ai 60mila euro di fatturato. Per cui quelli che in questa fascia sono più performanti potranno richiedere un massimo di 15mila euro”.

Il governo ha lasciato intendere che non c’era bisogno di nessuna istruttoria ma una semplice autocertificazione. In realtà invece si tratta di una vera e propria istruttoria, con notevoli dilatazioni temporali in termini di esito dell’istanza.

NEGOZI-CHIUSILa richiesta delle Banche prevede una serie di documenti come: la specifica se il richiedente sia un soggetto esercente attività d’impresa o di lavoro autonomo con partita IVA; se rientrante nella definizione di PMI; l’ultimo bilancio depositato o l’ultima dichiarazione fiscale presentata; per verificare che l’ammontare dei ricavi o compensi sia superiore a 100.000 euro o, se inferiore, sia comunque congruo per coprire il finanziamento richiesto che non può comunque superare il 25% dei ricavi; la verifica se l’impresa o libero professionista non presenti esposizioni classificate come “sofferenze” ai sensi della disciplina bancaria; la verifica che il richiedente non presenti esposizioni classificate come “inadempienze probabili” o “scadute o sconfinanti deteriorate” ai sensi della disciplina bancaria.

Inoltre, lo scorso 10 aprile, la Banca D’Italia ha precisato che le gli Istituti creditizi dovranno tenere conto anche degli ulteriori elementi informativi disponibili sul profilo di rischio dei richiedenti i finanziamenti, sia in sede di concessione del finanziamento, sia nella fase di monitoraggio dello stesso.

“Dunque – conclude Calderone – una vera e propria istruttoria con piena valutazione del merito creditizio. Una mannaia sulla testa delle imprese o liberi professionisti, già fiaccati da una crisi economica devastante. Altro che automatismo ed immediatezza tanto sbandierata dal Governo centrale. Così le erogazioni di liquidità non saranno per nulla immediate”.

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