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Cosa fotografa John?

sabato 29 Settembre 2018
botindari social

Carissimi,

Ti scatterò una foto. Ricorderò …”.

Pensavo a questa frase fermando la mia moto, per permettere l’attraversamento di un gruppo allo “stato brado” di croceristi in pantaloncini tutti dotati di macchina fotografica a tracolla.

Pensavo ad una visione cartesiana fotografata della mia città in un preciso istante, legato alle poche ore di permanenza di un crocerista, sceso dalla nave tra una colazione e una “pizza margherita” ciclicamente offerta sul “ponte 11” da un pizzaiolo rigorosamente mauriziano.

Mi rivedo io calato in uno dei quei viaggi organizzati in epoche e contesti particolari. Era caduto un muro da poco e la parte est era tutto un cantiere, ma percepivo chiaramente l’atmosfera di qualcosa che stava crescendo a Berlino, dopo averne viste tante.

John ha poco tempo e scende dalla nave tenendo i soldi nelle mutande perché per anni gli hanno raccontato che questa è la città del padrino e che si spara per strada, ti scippano e ti violentano addirittura sulla scaletta della nave se non stai attento.

I suoi preconcetti vengono confermati all’uscita del porto quando viene “allapazzato da apini-taxi”, carrozze, gente che offre tour magnifici, ma con tutte le accortezze lui preferisce fermarsi per una foto davanti alla lapa tutta agghindata con decorazioni siciliani riconducibili al compare Turiddu mascagnano con coppola e baffi (gli manca solo la lupara), poi spintosi nel suk, la grande taverna a cielo aperto del centro pedonale, trova i magneti con l’omino con la coppola e il mitico grembiule da cucina con la foto del padrino.

Tutto ciò gli basta per confermare le sue certezze poiché con tutta probabilità lui non arriverà alla cattedrale perché a piedi è distante e fa caldo, e non spenderà un euro per un biglietto di qualunque bene artistico-monumentale visitabile, è sfuggito all’intruppamento “istituzionale a pagamento extra” e ha poche ore se vuole tornare sulla nave e trovare una sdraio libera, perché il barista di Bali lo aspetta sul ponte a bordo piscina per servirti un altro spritz.

In questo preciso istante cosa fotograferà se non la superficiale evidenza di cantieri o di immondizia non raccolta, cose che con tutta probabilità ci saranno in tante altre città ma che qui rimangono più evidenti poiché alimentate da preconcetti.

Mi perdonerete ma con le dovute proporzioni con Berlino e Barcellona, non riesco a vedere ancora un progetto città e una reale rinascita se non attribuita a tutti coloro che vogliono di volta in volta tirare la corta coperta dalla loro parte. Allora cosa fotograferà John?

Vedo solo qualche realtà isolata dal resto del contesto che vive spesso di luce propria.

Vedo distintamente una cosa non raccontata, il ritorno di un’attenzione turistica non dovuta ad una nostra capacità di attrazione, ma alla paura che il terrorismo internazionale ha creato nelle location dei nostri competitor, una volta ritornati dopo che li avevamo fatti scappare sta a noi ora seppur con un procedimento inverso strutturarci affinché non se ne rivadano un’altra volta.

Io e chi di voi si è tolto gli occhiali abbiamo visto soltanto cose presentate come grandi innovazioni che domani finiranno per esser cancellate con un colpo di spugna, con un provvedimento spot, nulla ancora di seminato in loco che domani darà i frutti di un cambiamento, soltanto gli effetti di un cambiamento globale che come mode e tendenze giunge fino a noi per condizionarne costumi ma come tutte le mode si esaurirà.

La mia città come la mia terra non avranno mai una vera identità in grado di fare sistema davanti ai grandi obiettivi e i grandi appuntamenti, lo scrivevo quando c’era la “palude” e lo scrivo ora che c’è la “visione”, percepisco tanto egoismo in tante minuscole fazioni.

Saremo sempre terra di conquista e di sperimentazione per idee altrui confezionate chi sa dove? Saremo come sempre spettatori di sperimentazioni che nulla hanno a che vedere con una governance autoctona e una reale programmazione.

Ecco John, durante la sua crociera senza saperlo, fotograferà l’egoismo, la mediocrità e anche un pizzico di cattiveria che bloccano questa terra da secoli.

Un abbraccio, Epruno.

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