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“Cuscì mi i runi deci euro?”: il “benvenuto” a Palermo

sabato 23 Marzo 2019
botindari social

Carissimi
Ho già visto nella mia mente questa “visione”.

E fu così che giunse il giorno in cui il grande aereo si fermo sulla pista dopo che tutte le condizioni di sicurezza erano state allertate e lo spazio aereo sopra la città era stato chiuso.

Il percorso già più volte bonificato avrebbe fatto si che il potente capo di stato potesse scendere dalla scaletta, ricevere i saluti delle autorità e avviarsi verso la macchina scura nel centro di un corteo di auto blindate, se non fosse stato per il fatto che aperto lo sportello questi venisse raggiunto da un ragazzo pelato con un borsone nero a tracolla, che brandendo delle calze da uomo confezionate e gettatone un paio dentro l’abitacolo dicesse: “Cuscì mi i runi deci euro? Mi la fari vuscari a iurnata!” Era una sorta di “benvenuto a Palermo”.

L’ambulante o non sapremmo come meglio definirlo sarebbe stato allontanato di fretta dalla scorta personale del presidente, mentre le imprecazioni del responsabile della sicurezza si sentivano da tutte le radio trasmittenti delle forze dell’ordine impiegate, seguite dalla preghiera di aprire meglio gli occhi e fare in modo che di questo incidente, di quella falla nel sistema di sicurezza non se ne sapesse nulla al di fuori di quel contesto.

Erano lontani ormai i tempi di Mao Zedong, Zhou Enlai, Deng Xiaoping, adesso questi non erano più i cinesi della rivoluzione contadina ma potenti e ricchi neocapitalisti tanto ricchi da comprare qualunque cosa, ma con alle spalle una saggezza millenaria.

Avrebbe viaggiato in direzione di Palermo sapendo che prima di riposare la sera nel suo albergo consono a l’uomo più potente oggi del globo, avrebbe dovuto fare un po’ di cerimoniale mentre la delegazione commerciale al suo seguito si sarebbe intrattenuta con l’analoga locale per discutere di affari, per farsi mostrare le palline colorate o gli specchietti luccicanti, con la presunzione di sempre che chiunque sbarcasse su questa terra fosse soltanto una occasione da spremere, spremere tutta e subito.

Lui nel tragitto in città si sarebbe rallegrato di strade larghe, senza auto posteggiate e soprattutto pulite e regolarmente asfaltate senza buche. Un percorso “da re” ma attenzione a non sbagliare strada o immettersi in qualche traversa fuori dall’ormai collaudato set di Truman.

Avrebbe incontrato il governatore nella convinzione che questi avesse i pari potere di un governatore di uno stato statunitense o di una provincia della repubblica cinese, senza prima aver dribblato davanti l’ingresso della cappella palatina il ragazzo pelato con il borsone nero a tracolla che brandendo delle penne gli avrebbe chiesto “Cuscì mi i runi deci euro?”

Il presidente si sarebbe di certo meravigliato su come avesse fatto costui non solo a superare i cordoni di sicurezza ma a giunger prima di lui dall’aeroporto al palazzo reale, ma poi sarebbe stato rassicurato del fatto che trattavasi del fratello di quello incontrato prima.

Xi sapeva bene che successivamente la sua all’attenzione sarebbe stata fagocitata da quel simpatico personaggio che amava tanto le foto bizzarre e che gli avrebbe ripetuto: “guarda che Palermo è cambiata, ma soltanto da quando sono tornato io”.

Lui avrebbe taciuto facendosi quattro conti in memoria e pensando che se il cambiamento era legato alla persona avrebbe potuto consigliargli di far cambiare la legge per estendere il proprio mandato a vita proprio come aveva fatto egli stesso qualche mese prima.

Sono inoltre certo che fuori dal palazzo di città si sarebbe dovuto sottrarre a richiesta di selfie e di cori di chi dimenticate le “polemiche sui diritti umanitari” avrebbe mostrato cartelli con scritto “siamo tutti Xi Jinping”, mentre afferrato ad un braccio da un ragazzo pelato con il borsone nero a tracolla che brandendo delle calzette gli avrebbe chiesto “Cuscì mi i runi deci euro? Su di seta!

Certamente accortosi che si trattava di un ulteriore fratello si sarebbe chiesto “quanti ca__ sono questi fratelli” prima di sentirsi rispondere “per fortuna tre”.

Pensandoci la tentazione di uscirsene con soli 30 euro per dare inizio dalla “via della seta” era forte, investendo e dando fiducia a questi tre fratelli, oggi veri “imprenditori di se stessi”, poiché chi sa quanto di contro gli sarebbe dovuto costare la stessa “via” con chi dopo “Cuscì” chi sa quanti milioni di euro avrebbe chiesto.

Dedico quanto sopra al Caro Pino Caruso che diceva chein Sicilia a parte i Cinesi e i Siciliani avevano dominato tutti” e siccome tutto a sfregio del Gattopardo e destinato a cambiare, anche i Cinesi a poco a poco, “cca minutiddra”, con la pazienza del topolino con la noce, offrendo un “involtino plimavela” dietro l’altro sarebbero entrati in questa apparentemente terra chiusa sempre pronta ad accogliere chiunque dimostrasse forza e portasse denari.

Voi mi direte: “Pecunia non olet”, ma quando mai, ci sono soldi che puzzano già a distanza.

Un abbraccio, Epruno

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