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Dal linguaggio dei segni alle metafore

martedì 22 Gennaio 2019

Gli scarabocchi di una psicologa dopo le sedute

Cari lettori, Liberi e Nobili, vi ho intrattenuto, spesso, con il termine psicoanalitico “sublimazione” e mi sembra doveroso portarvi esempi pratici e anche la mia esperienza personale in merito, in modo da incoraggiarvi nel difficile percorso che è la vita, soprattutto, per alcuni.

Sabato 26 gennaio 2019 vi aspetto tutti alle 18 per una speciale inaugurazione. Metterò, infatti, in mostra le mie opere dal profondo valore simbolico, più che tecnico, presso la galleria “Nicola Scafidi” di Villa Niscemi a Palermo.

Come psicologa, scrittrice e artista non creo ma trasporto significati che hanno significanti. Le metafore sono l’unico modo possibile per provare a dire più cose contemporaneamente e soddisfare la mia indole comunicativa, il mio bisogno di trasmettere agli altri ciò che io ho capito della vita e delle persone. Non si può aiutare chi è particolare e diverso, a mio parere, se non utilizzando uno stile e un approccio non altrettanto inconsueti ma molto più eccezionali.

Essendo, peraltro, una motivatrice, facilitatrice, “mobilitatrice”, per incentivare i pazienti a essere intraprendenti e a non avere paura di mettersi in discussione, è giusto che io, per prima, sia in grado di farlo, senza alcun acritico eccesso di benevolenza, con la massima umiltà e consapevolezza dei miei limiti e con la volontà di ottenere il meglio possibile. Gli scopi impliciti di questa avventura sono quelli di “dare l’esempio” e di “far nascere qualcosa di produttivo ed efficace”.

Mi pregio di informarvi che presenteranno le mie opere il Professore Renato Tomasino, docente di cinema e teatro, e la Dottoressa Giusi Patti Holmes, giornalista, che, molti di voi, conosceranno e ameranno per i suoi articoli colorati e folcloristici.

Quali sono i temi delle mie opere? In alcune opere sembra che alcuni pezzi si stacchino, che non vi sia sufficiente colla ma è voluto: è il tema delle infrastrutture, dei substrati, della superficie e della profondità, delle illusioni e della realtà, dell’ipocrisia e del lato oscuro attorno a cui si tende a costruire l’intera esistenza.

Un altro tema su cui rifletto molto ultimamente, per via dell’errato uso, spesso, che si fa dei social, è quello della staticità delle foto e della differenza sostanziale fra fotografie e disegni. In un disegno si proiettano pensieri, emozioni, una tale quantità di materiale inconscio e molte più notizie sulla personalità dell’individuo rispetto a una foto che ritrae solo quello che vogliamo far trasparire e, spesso, nasconde il vero stato di salute di una persona o i suoi problemi. Guardando una foto si può arrivare a dire che una persona sta bene anche se sta male, mentre l’analisi di un disegno può portare a conclusioni diverse. Il disegno lascia spazio all’interpretazione, la foto si limita a piacerci o meno.

Il tema portante delle mie opere è quello del fanciullo che c’è in me, che dovrebbe esserci in ciascuno di noi ma, spesso, purtroppo, è dimenticato e ritenuto inadeguato al ruolo di adulti. Innocenza, verginità, freschezza, candore, gioia di vivere e vitalità infantili possono essere intrinseche caratteristiche di un adulto, intramontabili e “indeflorabili”.

Un tema comune è anche quello dei desideri e dei sogni: mai abbandonarli ma neanche osannarli o perseguirli a qualunque costo e senza avere ben calcolato e pianificato strategie, tempi, risorse possedute e da investire, etc..

E ritorna il tema della sublimazione: nei momenti bui si può trovare la luce.

Sembrerebbe, poi, contrario alle mie vesti scientifiche e cliniche ma è presente il tema del rito e della magia. Io penso che un razionale dovrebbe essere l’uomo del dubbio, per cui, se non si possiedono le verità dell’universo, non si può assumere una posizione assolutista. Io credo che, se vi è una, seppur piccola, possibilità che si possano realizzare i miei obiettivi semplicemente per magia allora provare non costa nulla. Alcune mie opere contengono i miei più grandi desideri e sogni e i disegni rituali che ho ideato dovrebbero portarli a realizzazione. Why not? Vi farò sapere.

Avendo avuto timore per la mia salute, alcune opere contengono il tema della salute e della morte. La morte è necessaria, a volte. Può essere solo metaforica e, quindi, portare a un rinnovamento e a una rinascita. La morte organica mi spaventa perché non so cosa c’è oltre la vita, tuttavia il pensiero che mi fa star bene è sapere che, essendo scrittrice, il mio corpo può decomporsi ma non le mie parole. Esse mi consentiranno di vivere in eterno. Le parole rendono immortali, hanno più peso dell’anima stessa.

Un tema su cui mi hanno indotto a riflettere uomini sposati che vanno con altre donne anche se dicono di amare le loro mogli è quello delle illusioni e delle disillusioni attorno a cui, spesso, costruiamo la nostra realtà. La mia la sto ricreando dopo avere di colpo preso coscienza e, quindi, dopo essermi disillusa su cosa regge un rapporto d’amore: interessi, bisogni di tranquillità, paure, etc..

Sarete, infine, illuminati, spero, dalla luce Yin se vi troverete nell’oscurità Yang.

Concludo la mia breve autoanalisi delle mie opere con una poesia che ho scritto proprio guardandole, scrutandole, soffermando i miei particolari occhi eterocromatici su di esse:

Mi manca qualcosa che non ho con un uomo: l’Amore

Mi manca qualcosa che non ho per problemi economici: la Libertà

Mi manca qualcosa che non ho sempre: il sesso

Mi manca qualcosa che non ho più: la freschezza dei miei trent’anni

Mi manca qualcosa che non ho ancora e, forse, mai avrò: un figlio

Mi manca qualcosa che non ho ancora e che perseguo: il successo

Ma non mi manca l’essenziale: la vita

Perciò ho proprio quello che mi serve per non smettere di lottare mai.

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