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Dal Quirinale a Palermo: Mimmo e Giacomo Cuticchio danno vita alle gesta di Orlando

domenica 8 Aprile 2018
Mimmo e Giacomo Cuticchio

Un viaggio in un tempo senza tempo, dove il cunto antico di Mimmo Cuticchio e la musica contemporanea del figlio Giacomo si scambiano intenzioni, si cedono il passo vicendevolmente, sulle gesta di Orlando, valoroso paladino, l’eroe per eccellenza.

La stagione 2018 di Amici della Musica di Palermo, con la direzione artistica di Donatella Sollima, accoglie lo spettacolo concerto “A singolar tenzone! Duelli tra musiche e parole sul paladino Orlando”, prodotto dall’Associazione figli d’arte Cuticchio.

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Appuntamento il 9 aprile (ore 17.15) come sempre sul palcoscenico del Politeama Garibaldi, dove si replicherà lo spettacolo che ha debuttato a ottobre al Quirinale e che viene rappresentato per la prima volta a Palermo.

Il cunto è affidato a Mimmo Cuticchio e le musiche al figlio Giacomo che siederà anche al pianoforte; primo violino Marco Badami, secondo violino Filippo Di Maggio, viola Massimo Cantone, violoncello Paolo Pellegrino, sax soprano Nicola Mogavero, fagotto Filippo Barracato, tromba Sergio Caltagirone, trombone Fabio Piro.

Un racconto focalizzato sulla drammatica e spettacolare rotta di Roncisvalle, dove troveranno la morte Orlando e altri trecento impavidi paladini. Per la prima volta i temi musicali della battaglia, del galoppo, del lamento, della marcia reale, che Giacomo Cuticchio ha composto appositamente per questo viaggio, si uniscono ai ritmi, ai toni e alla possente vocalità di Mimmo Cuticchio, capace di interpretare oltre quaranta personaggi diversi e trasformare il cunto in canto.

Un’opera per voce e musica, nella quale la narrazione tiene le fila del racconto e la musica ne sottolinea e ne esalta i ritmi e l’emozione.

Oltre alla suite di fiati, legni, ottoni ed archi, strumento portante è il pianoforte, omologo del piano a cilindro negli spettacoli tradizionali, che Giacomo suonava da bambino agli inizi del suo apprendistato di oprante.

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Se Mimmo Cuticchio, prendendo le mosse dal cuore profondo della tradizione dell’Opera dei pupi, l’ha rilanciata in una prospettiva contemporanea e al contempo ha salvato dall’oblio il cunto, rimarcando sempre la propria discendenza dai maestri del passato.

Giacomo, invece, ha mosso i suoi primi passi di oprante-musicista sul terreno fertilissimo arato dal padre; successivamente il suo incontro con l’opera di Philip Glass e l’amore per la musica antica, rinascimentale e barocca lo hanno spinto verso una ricerca sonora originale, per molti versi analoga a quella del padre, oggi riconosciuto il massimo innovatore dell’Opra.

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