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Depistaggio strage via D’Amelio: prosegue la requisitoria

mercoledì 27 Aprile 2022
Strage via D'Amelio
FOTO: AFP- AGI

“Se gli appunti sui verbali in possesso di Vincenzo Scarantino non erano tutti farina del suo sacco, ci dica Fabrizio Mattei chi altro ci ha messo mano. Sono passati 30 anni, se c’è stato dell’altro ditelo”. L’ha detto nel corso della requisitoria, ripresa questa mattina, il pm Stefano Luciani nel processo che vede imputati tre poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo per il depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta. Secondo l’accusa i tre ex componenti del gruppo “Falcone Borsellino”, assistiti dagli avvocati Giuseppe Panepinto e Giuseppe Seminara, avrebbero indotto Vincenzo Scarantino a dichiarare il falso, mediante minacce, pressioni psicologiche e maltrattamenti.

Il pm Stefano Luciani si è soffermato nel corso della requisitoria sugli appunti che Fabrizio Mattei avrebbe scritto di proprio pugno sui verbali in possesso di Scarantino. In un primo tempo il poliziotto, secondo la ricostruzione dell’accusa aveva detto che erano stati interamente scritti da lui per poi dire che non erano tutti suoi. L’accusa – di cui sono chiamati a rispondere davanti al Tribunale collegiale presieduto da Francesco D’Arrigo – è di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa nostra.

“Mattei – ha aggiunto il pm Luciani – non ha detto il vero quando ha tentato di disconoscere la paternità di queste scritture poste a margine. Se si arrivano a rendere dichiarazioni che vengono smentite dalla realtà dei fatti evidentemente una motivazione c’è. Non puoi rispondere in esame con un ‘non lo so’ se ti viene chiesta se è tua la paternità di quelle manoscritture. Allora Mattei non diceva il vero nel 1994 “.

‘Mi hanno fatto studiare, mi dicevano quali erano le contraddizioni, mi hanno preparato’. Erano queste le parole di Vincenzo Scarantino. Tutto questo lavoro di indottrinamento, di aggiustamento di dichiarazioni nei confronti di Vincenzo Scarantino è servito per fare condannare la gente all’ergastolo. Mario Bo – ha continuato Luciani – era il supervisore dell’attività fatta illegalmente, illecitamente da Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Ce lo conferma la ex moglie di Vincenzo Scarantino, Rosalia Basile, e lo stesso Scarantino. E’ una verità che emerge gridando dai documenti che abbiamo mostrato, che sono tutti attribuibili, tutti senza alcun dubbio, a Fabrizio Mattei sulla base della consulenza tecnica disposta dal pubblico ministero e non smentita dalla consulenza di parte. La difesa, da canto suo, non offre elementi per sgravare di responsabilità Mattei. E se mai residuasse un micro margine di dubbio, quella menzogna che ha retto per oltre 20 anni è spazzata via da Gaspare Spatuzza che ci dice che Scarantino aveva mentito“.

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