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Digital Divide: “divisi” dal mondo

domenica 25 Aprile 2021

Qualche sera fa, in uno di quei sabato sera che, ormai, la consuetudine delle “restrizioni anti Covid” ha reso tipicamente casalinghi, complice anche la pioggia battente sulla città, ho assistito, con piacere, ad uno speciale andato in onda in due parti su RealTime ed HGTV, relativo a tutta la trafila che l’attrice Lorraine Bracco, già vista ne I Soprano, ma anche in Rizzoli and Isles, ha dovuto affrontare per venire a vivere qui in Sicilia, in particolare a Sambuca di Sicilia, dove la donna ha acquistato una casa ad un Euro, usufruendo di questa interessante iniziativa che diversi comuni siciliani hanno messo in atto.

A dirla tutta, più che una casa, la donna ha acquistato un rudere fatiscente, diroccato e “sgarrupato”, e per poter rendere quel rudere una civile abitazione ha investito una vera e propria barca di soldi, ma non è questo quel che ci riguarda.

Pensavo a quanto siano belli quei paesini isolati, sereni, dove la vita è scandita dall’avvicendarsi delle ore cadenzate dalla campana del Duomo che segna “la mezza” e “l’ora”, dagli odori che provengono dalle splendide casette abbarbicate su strade impervie, acciottolate e scivolosissime, da quei riti che si ripetono, dalla quotidianità degli anziani seduti intorno alla fontana nell’unica piazza del Paese, e mentre pensavo a tutto questo, pensavo – da buon informatico –  al “gap digitale” che colpisce la nostra bella Italia.

È notizia di qualche giorno fa, ne avrete sicuramente sentito parlare, di quella bambina, Fiammetta, figlia di un pastore costretta a fare la DAD a 1.000 metri di quota, in mezzo a caprette che fanno ciao e temperature decisamente poco indicate ad una bimba di dieci anni: una moderna Heidi 2.0 che al posto dei monti che sorridono si ritrova a dover navigare con un portatile usando la connessione del cellulare, quella che i tecnici chiamano Tethering, con tutti i disagi del caso.

Immagino quanto debba essere complicato dover gestire una lezione in DAD con una connessione cellulare, che, in mezzo alle montagne, a 1.000 metri di altezza, non sarà sicuramente come il performante “5G” delle nostre città: che poi, ad avercelo il 5G, visto che non tutti se lo possono permettere e visto che non tutti sono in grado di avere a disposizione una connessione decente, per portare avanti lo Smart Working o la didattica a distanza.

Devo sinceramente ammettere che, nel 2021, in Italia, raccontare di zone che hanno ancora problemi di rete e connettività mi fa salire il nervosismo: scendiamo giù dalle montagne e torniamo con i piedi per terra, nella nostra amata Palermo. Qui, un paio di settimane fa, una madre, disperata, ha lanciato il suo appello per uno dei suoi figli, gravemente malato, ed impossibilitato a seguire correttamente le lezioni a distanza a causa di continui malfunzionamenti alla rete Internet della scuola, che portano il giovane a fissare uno schermo vuoto per ore intere, nella vana speranza di un collegamento funzionante con i docenti. Se per questa storia, quantomeno, sembra esserci stato un lieto fine, essendo intervenuti i tecnici di rete ed avendo risolto – si spera definitivamente – il guasto, così non è in altre zone d’Italia.

Recentemente, il ministero dell’Innovazione e l’AGCOM, l’autorità garante delle telecomunicazioni, hanno mappato il territorio nazionale. Da tale mappatura sono usciti dati a dir poco imbarazzanti: nel nostro Paese esistono, infatti, 63.000 persone private della possibilità di accedere ad Internet semplicemente perché vivono in zone in cui non arrivano le linee, e, peggio ancora, altre 16.000 totalmente isolate, in quanto residenti in zone in cui non arrivano neppure le linee cellulari. Dati assolutamente inaccettabili per un Paese tecnologicamente avanzato, che, nel 2021, non si rende conto dell’importanza di questi dati.

Se queste cifre vi sembrano impietose, reggetevi forte: si tratta solamente di stime, e, per chiarezza, di stime al ribasso, che, verosimilmente, rappresentano uno “spaccato” preoccupante ma non tanto preoccupante come la realtà dei fatti, che, a conti fatti, potrebbe essere ancora peggiore!

Negli anni si è spesso cercato di arginare il problema, ma bisogna considerare che non esistono soltanto quei comuni totalmente isolati dal mondo, definiti tecnicamente “comuni bianchissimi”, cioè totalmente esclusi dall’accesso ad Internet in ogni forma e maniera possibile, ma vanno anche considerati quei comuni che – si – hanno accesso alla rete, ma con tecnologie antiquate o connessioni lentissime, che fanno tornare alla mente i vecchi Modem a 28,8K, quelli che quando ti connettevi ad Internet ti bloccavano il telefono di casa che dava il segnale di occupato, quelli che per aprire Google impegnavano dai 20 ai 50 secondi, quando ti andava bene!

Mi torna alla mente una storia raccontatami da un amico, residente in un paesino montano della provincia di Palermo, che, fino a qualche mese fa, era escluso anche dall’avere una linea telefonica fissa perché nei dintorni di casa sua non era stata neppure fatta la palificazione telefonica. Figurarsi immaginare, anche solo lontanamente, la connessione ad Internet!

Tuttavia, come accennavo, negli anni si è tentato di “arginare” questo “divario digitale”, e lo sanno bene le grandi città interessate da imponenti cablature in Fibra Ottica che arrivano direttamente in casa, garantendo velocità ragionevoli a costi interessanti, ma i piccoli paesini restano sempre esclusi, e costretti a ricorrere alla tecnologia radio, ovvero quella fornita da alcuni operatori tramite antenne che ripetono un segnale da remoto arrivando a casa degli utenti, a patto, però, di non pretendere molto in termini di velocità, essendo questa tecnologia fisicamente limitata in ricezione. A questo va aggiunto che capitano spesso disservizi, soprattutto in caso di avverse condizioni atmosferiche, con cali di segnale e di velocità, o con veri e propri blackout delle connessioni!

Qualcuno potrebbe dire: “ma che te ne frega, pensa se quelle persone non fossero in grado neppure di poter accedere a quel tipo di connessione tramite antenna”, ma credo che sia troppo semplice continuare a pensare che “in terra di ciechi, beato chi ha un occhio!”, come dice sempre quel mio amico di Roma, proprio perché è esattamente questo tipo di ragionamento che, con il tempo, ci ha portato alla situazione attuale!

“Tirare a campare”, oggi, non è più accettabile, e la Pandemia che ha colpito il mondo intero da ormai oltre un anno ha svelato tutte le difficoltà e i limiti con cui dobbiamo, ancora, avere a che fare: la connessione ad Internet è ormai fondamentale per studiare, lavorare, restare in contatto con i nostri amici, o, paradossalmente, prenotare un vaccino, ricevere una ricetta dal medico, ricevere l’esito di un esame o di un tampone, e non è più il momento per aspettare tempi migliori, perché è ora che dobbiamo agire, iniziando da una fondamentale, necessaria, presa di coscienza basilare, cioè che i tempi sono cambiati. E se ancora non lo avete capito, riparliamone la prossima volta che siete senza campo sul cellulare e la connessione di casa è bloccata con la maledetta “spia rossa” e voi siete nei guai perché dovete inviare i dati che il vostro capo aspetta entro le ore 18.

E mentre resterete ottanta minuti al telefono in attesa del primo operatore disponibile per non perdere la priorità acquisita, fate un pensiero a quella bambina in DAD a mille metri d’altezza. E se ci riuscite, provate a non incazzarvi!

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