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Diritti e Doveri culturali, PD presenta il Manifesto all’Ars CLICCA PER IL VIDEO

martedì 30 Novembre 2021

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La cultura è un bene immateriale previsto dalla Costituzione italiana, patrimonio comune che concorre alla formazione dell’individuo sul piano intellettuale, emotivo e morale e all’acquisizione della consapevolezza del ruolo che gli compete nella società: per la prima volta in Italia si parla del “Manifesto sui Diritti e Doveri Culturali”.

Il documento politico è stato presentato dal Responsabile del Dipartimento Cultura del PD SiciliaManlio Mele all’Assemblea regionale siciliana, alla presenza dei parlamentari dem di Sala d’Ercole: Anthony Barbagallo, Giuseppe Lupo, Antonello Cracolici, Nello Dipasquale. Tra gli interventi a Sala Mattarella anche Roberta Schillaci del M5S , il vicepresidente dell’Ars Angela Foti di Attiva Sicilia, deputati di Forza Italia, e il presidente della Commissione regionale Antimafia Claudio Fava.

I lavori hanno visto tra i relatori, anche Roberto Albergoni, Giuliano Volpe, già presidente del Consiglio superiore dei Beni Culturali e Monica Amari che ha dato il suo contributo nella redazione del manifesto, in qualità di esperta di politiche culturali e presidente di  ARMES progetti.

Il Manifesto si pone come strumento di valorizzazione di saperi, esperienze, per affermare il diritto all’espressione di pensiero, al dialogo libero, critico, consapevole per tutti gli individui di una comunità, per promuovere e condividere la bellezza e la conoscenza come valori fondanti ed insostituibili per il benessere della persona e della comunità.

Il ‘Manifesto – dice il segretario regionale del Pd siciliano, Anthony Barbagallorappresenta un ‘unicum” a livello nazionale e ritengo che sia un documento che partendo dalla Sicilia può e deve essere fatto proprio anche a livello nazionale ed europeo. Oggi ho quindi partecipato con particolare attenzione alla presentazione rivolta alla stampa e alla deputazione regionale. Il PD Sicilia segue con attenzione una iniziativa che ha voluto e promosso in ogni sede”.

 

Giuseppe Lupo“Del manifesto ne faremo oggetto di dibattito parlamentare, sia in Commissione che in Aula, elaborando anche proposte di legge. Interessante l’idea di istituire la figura del Garante, e laddove fosse necessario intervenire anche con una modifica delle normative vigenti, lo faremo”, ha detto Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd all’Ars.

“Per la prima volta in Italia – dichiara Manlio Mele – abbiamo voluto porre l’attenzione sull’importanza del ruolo della cultura, nella certezza che questa concorre alla formazione dell’individuo sul piano intellettuale e morale. Il Manifesto mira a salvaguardare un patrimonio comune che deve essere tutelato da diritti specifici ai quali corrispondono, in modo speculare, altrettanti doveri. Il Manifesto – conclude – chiede di trasformare i diritti e i doveri culturali in norme e procedure in grado di esigere sia il rispetto delle libertà sia l’assunzione di responsabilità culturali”.

Ecco che le ragioni del Manifesto, con l’auspicio di promuovere una apposita Carta dei diritti, attengono al riconoscimento e al rispetto delle libertà individuali e collettive, ai fini di una maggiore la tutela dei diritti per tutti i soggetti coinvolti nelle professioni della cultura.

 

Roberta Schillaci“Dobbiamo educare alla cultura, intesa come potente strumento di emancipazione personale e sociale. Dobbiamo portare questo concetto a tutti i livelli della popolazione, perché essendo un membro della Commissione Antimafia, stiamo conducendo un’inchiesta sulla dispersione scolastica e devianza minorile, e i tassi sono veramente preoccupanti in Sicilia, tra i più alti d’Italia, e la cultura può aiutare a prevenire il fenomeno della dispersione scolastica”, lo ha detto la deputata grillina e portavoce del M5S in Sicilia Roberta Schillaci, intervenendo al dibattito, lanciando un focus sull’importanza delle risorse afferenti al PNRR perché “Ci sono più di 6 miliardi dedicati alla cultura e al turismo, un treno che la Sicilia non si può permettere di perdere. Su questo sono un po’preoccupata perché vedo immobilismo, ho chiesto in aula che si faccia una seduta dedicata al Pnrr”.

Viviamo in una società della conoscenza, per cui occorrono degli investimenti forti, non solo nell’ambito del patrimonio culturale ma anche nell’ambito di tutte le professioni attinenti a tutto il sistema della formazione, dell’educazione e della comunicazione. E’ importante cominciare a parlare di stato culturale, e non solo di stato sociale”, ha ribadito Monica Amari.

Il Manifesto considera il riconoscimento dei diritti culturali necessario per l’attuazione di politiche capaci di delineare nuove visioni della società che tengano conto dei processi di trasformazione in atto.
“Chiediamo che, al pari dei diritti economici e sociali, i diritti culturali siano considerati e trattati come una categoria e quindi, riconosciuti come un insieme, assumano maggiore forza, valore ed esigibilità”, hanno aggiunto i componenti del Pd, esigibilità che si attiverebbe con l’istituzione della figura del Garante dei diritti culturali, quale soggetto di riferimento dei cittadini per l’esercizio di quelle libertà.

Perché i diritti culturali sono diritti inalienabili che ogni essere umano possiede. Sono universali, indivisibili e interdipendenti con gli altri diritti umani. Sono indispensabili alla dignità e al libero sviluppo della personalità degli individui, alla pacifica convivenza e si fondano sull’esistenza e sul riconoscimento delle diversità e delle pluralità culturali. A fare da contraltare ai diritti, ci sono i doveri: politica ed istituzioni , devono dedicare risorse per assicurare l’esercizio dei diritti culturali, garantendo a chi ne invochi la violazione l’accesso a ricorsi effettivi.

Il Manifesto nasce in Sicilia, un territorio che ha accolto nei secoli culture e popolazioni differenti, divenendo laboratorio di un sincretismo culturale ineguagliabile. L’accoglienza come attitudine del singolo e della comunità costituisce il presupposto per il riconoscimento dei diritti culturali nel rispetto delle diversità, che fanno della Sicilia, terra d’Europa, un unicum all’interno dell’area mediterranea. Tutto ciò definisce e connota un’eredità culturale quale insieme di risorse tramandate dal passato che, oggi, costituiscono un articolato patrimonio materiale e immateriale.

L’autonomia legislativa della Sicilia, anche nel settore culturale, consente di attivare norme e prassi tali da favorire l’evoluzione sociale e culturale dell’intero Paese. Perché in Sicilia, più che altrove, il diritto alla cultura e la cultura dei diritti sono le fondamenta, ancora in costruzione, del sentimento di cittadinanza consapevole.
Riconoscere ciò che è pubblico come proprio richiede la consapevolezza dei diritti e l’assunzione di responsabilità per i propri doveri.

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