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Dopo il 4 marzo: coraggio e umanità per ricostruire una “Sinistra Nuova”

lunedì 19 Marzo 2018

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo contributo di Federica Aluzzo, già consigliera comunale a Palermo, candidata alle recenti competizioni elettorali ed esponente di “Sinistra italiana“. Una riflessione sulla sinistra, sui suoi errori e sulle sue prospettive.

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Si è appena concluso un anno di campagna elettorale che mi ha vista impegnata/candidata a Palermo per le elezioni amministrative con Sinistra Comune, per le regionali con Cento Passi di Fava, per le nazionali con Liberi e Uguali, eppure non ho cambiato partito, sono infatti membro della Segreteria provinciale di Sinistra Italiana, ma sono le diverse condizioni e coalizioni ad aver dato vita ai nuovi nomi.

La cosa può causare confusione, ma è lo specchio della crisi che sta vivendo la Sinistra in Italia. Sempre divisa, sempre spaccata, sempre dietro a personalismi che non dimostrano quella capacità di compattezza che invece è tipica della destra. A questo si aggiunge il danno creato dal PD, che,travestito da partito di Sinistra quando in realtà ha portato avanti politiche di destra, ha fatto fuggire molti seguacicreando ulteriori spaccature.

Oggi però mi sorge un dubbio: ha ancora senso dividere i partiti politici in partiti di destra e di sinistra, in partiti che in origine facevano gli interessi del “Servo o Signore, oppressi e oppressori” quando gli imprenditori di oggi sono in crisi e sono passati dalla parte dei più deboli e più che di diritti dei lavoratori oggi si parla di diritto ad avere un lavoro? Penso che non abbia più senso la vecchia visione che spacca i partiti sulla base della lotta tra classi, ma sta diventando sempre più concreta una nuova visioneche vede contrapposti la maggioranza dei cittadini da un latoe quei poteri forti finanziari e grandi capitalisti che stanno mettendo sotto scacco la democrazia, assoggettando la politica all’economia anche nell’Unione Europea, dall’altro.

La dicotomia chiara che si sta delineando è, quindi, tra partiti pro-sistema che caldeggiano il neoliberismo con slogan tipo +Europae partiti che invece, nell’interesse dei cittadini, vogliono andare contro questo sistema, ma lo fannoin maniera a volte troppo radicale; da qui il panico scoppiato a Bruxelles nel constatare che in Italia stanno avanzando gli euroscettici. Ora quello che mi dispiace, è che la Sinistra abbia lasciato che ad impossessarsi di questa visione critica nei confronti dei poteri forti e dell’UE che ne sembra assoggettata,siano stati i partiti di destra o il M5S, con derive per me, a volte “poco umane”. Invece esiste una terza possibilità, come scrive Stefano Fassina nel libro Controvento: la possibilità di un altro Europeismo che possiamo definire europeismo costituzionale, che ambisca sempre al sogno di un’Europa unita, ma, consapevole delle contraddizioni tra l’impalcatura della UE e la nostra Carta Costituzionale, etenda a correggerle, difendendo soprattutto il primo diritto sancito dalla nostra Costituzione: il Lavoro e la solidarietà sociale. È quindi un europeismo da costruire mettendo al centro la domanda interna, gli investimenti ed i consumi nazionali che costituiscono il 75% della nostraeconomia, salvaguardando così le micro e piccole imprese, più delle multinazionali, i loro lavoratori, nonché i lavoratori autonomi, professionisti e delle pubbliche amministrazioni.

Penso inoltre che la Sinistra oggi non possa tralasciare la politica monetaria, ma debba proporre un programma che permetta alla politica di tornare a gestire la moneta e quindi l’economia nazionale. L’euro così come è impostato è destinato a fallire e lo hanno capito anche in Europa tanto che stanno ipotizzando diverse soluzioni. Penso che si dovrebbe creare una Banca Nazionale pubblica, dividere banche di investimento da banche commerciali e, se questo non sarà possibile, pensare un sistema para-monetario parallelo all’euro che permetta di immettere liquidità nel mercato. Tornando alla domanda iniziale: ha ancora senso parlare di sinistra e destra nel panorama politico attuale? Se per Sinistra si intende una visione che mette al centro gli interessi dei più deboli e uno Stato che garantisca i diritti spingendo il pubblico più del privato, per me si ha senso parlare ancora di Sinistra, ma oggi penso sia necessario parlare di una Nuova Sinistra che parta da una nuova analisi del reale.

Occorre ricategorizzare il reale, riverticalizzare il conflitto (Servo vs Signore avendo chiaro chi sia il nuovo “Signore” responsabile della globalizzazione, del mondialismo, dei trattati dell’UE, del meccanismo dell’euro); occorre ripoliticizzare l’economia, rieticizzare la società, deglobalizzare il mondo americano-centrico e costruire, un’Unione Europea giusta, solidale, formata da Stati sovrani comunitari e democratici, che salvaguardino le proprie tradizioni e costumi e nello stesso tempo aperti al riconoscimento della pluralità dei costumi e dei popoli, delle lingue e delle culture. Occorre, più semplicemente, individuare chi sono oggi i deboli e chi sono i prepotenti: Aristocrazia finanziaria, “poteri forti” e grandi capitalisti e apportare le correzioni necessarie al sistema per garantire giustizia sociale, democrazia e lavoro. Ci vuole coraggio ed umanità. La Nuova Sinistra deve recuperare queste caratteristiche che le sono proprie e, con una nuova consapevolezza, combattere per i diritti di tutti e non per l’interesse di “quei pochi” di cui sopra.

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