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ESCLUSIVA Razza: “#DB sopra il 10% a Favara, Pachino e Vittoria. Centrodestra unito contro Pd e grillini”

mercoledì 13 Ottobre 2021

Aveva promesso di non occuparsi più di politica e in questi mesi Ruggero Razza, assessore regionale alla Salute espressione di #DiventeràBellissima, è rimasto silente, lavorando “ventre a terra” sulla pandemia. Mai una dichiarazione politica, né una parola di troppo.

Non mi faccia parlare di politica che non mi va”, ha puntualmente ripetuto all’esordio del nostro incontro. Ho ribattuto: “ma il suo impegno era di non esporsi nel mandato assessoriale, non può evitare alcune valutazioni soprattutto dopo il turno elettorale”. Lunga pausa. Ci sta pensando davvero. “Avevo capito che volesse fare una intervista sulla terza dose e le nostre scelte di queste settimane. Ma vabbè, dare la mia opinione penso sia un dovere nei confronti del nostro elettorato, che grazie al duro lavoro cresce ovunque”.

In questi giorni i vostri avversari cantano vittoria per le amministrative, ma anche voi dalla parte del centrodestra rivendicate i buoni risultati. Siamo alle solite: tutti hanno vinto e nessuno ha perso?

Ci vuole molto coraggio a dire che l’opposizione abbia trionfato alle elezioni. È smentito dai numeri che vedono quasi ovunque le liste di riferimento dell’area del governo regionale superare o lambire il 60%. Poi, come talvolta accade, noi ci mettiamo del nostro: qualche divisione per antipatie locali o, peggio, qualche candidato scelto all’ultimo momento. Ma i numeri sono numeri, anche se la sinistra gioca a interpretarli a proprio favore, piuttosto che a sommare le cifre. Inoltre, me lo lasci dire: ogni elezione fa storia a sè e nei territori emerge sempre una specificità legata a situazioni molto locali”.

E a Caltagirone? Avete perso e tutti attribuiscono la responsabilità al governatore e innescano il conto alla rovescia sulle regionali del prossimo anno.

A Caltagirone il centrodestra conquista la maggioranza del consiglio comunale, con numeri netti. Il candidato sindaco ha pagato il prezzo di quasi duemila voti disgiunti. Noi, invece, abbiamo pagato un prezzo più alto, nonostante il generale apprezzamento per il sindaco Gino Ioppolo e per l’azione risanatrice della sua amministrazione. Mi assumo la responsabilità di una questione molto sentita in città che ha animato tutta la campagna elettorale: l’ospedale. Puoi fare tutto quello che si deve, persino l’impossibile. Ma nessuno è disposto ad accettare che i medici non vogliano andare in alcuni ospedali e preferiscano le aree metropolitane. E non si comprende che la legislazione vigente non consente di obbligare ad accettare le sedi. La responsabilità viene attribuita a chi amministra, anche quando non ha nulla da rimproverarsi”.

Qual è lo stato di salute del vostro movimento? Come sono andate le elezioni?

Abbiamo eletto sindaci e decine di consiglieri. #DiventeràBellissima ha superato il dieci per cento in grandi centri come Favara, dove siamo il primo partito, Pachino e Vittoria. Mi lasci dire che superare lo sbarramento persino a Lentini, ci ha consentito di sfatare il mito che Siracusa per noi sia una provincia difficile. Questi risultati arrivano a pochi mesi da quelli analoghi di Barcellona, Milazzo e Ribera. Anche in questo turno abbiamo i consiglieri più votati in tanti di comuni dell’Isola. Chi pensava che il nostro fosse un movimento che esiste solo per le regionali è rimasto smentito dai fatti. Oggi siamo una forza politica con decine di sindaci e centinaia di consiglieri comunali. Una risorsa per la buona politica”.

Lei parla di risultati, ma Miccichè dice che siete usciti ammaccati dalle amministrative. Chi ha ragione?

Ho letto con sorpresa le parole del coordinatore di Forza Italia, perché pensavo che gli avessero detto che a Caltagirone il candidato sindaco fosse del suo partito. Non l’ho sentito parlare di Vittoria dove al primo turno ha sostenuto il comunista Aiello al posto del bravo Salvo Sallemi di FdI, che rappresenta la novità contro il racconto in bianco e nero di una città difficile ma dalle enormi potenzialità. Quando si confrontano passato e futuro è come se Miccichè subisse l’attrazione fatale per il primo. E, invece, al Miccichè del 2012 io preferisco quello del 2017 e di oggi”.

È polemico perché non le sono andate giù le accuse a Musumeci da parte del presidente dell’Ars.

Guardi il mio non è un intento polemico e chi ha memoria delle rassegne stampa recenti sa che le sue accuse non sono poi una grande novità. Semmai è un dato caratteriale. Mi fa specie, invece, che si facciano le pulci agli altri, quando le amministrative sono state l’occasione per misurare una realtà: chi pensa di “farlo strano” con alleanze spurie perde. E io sono convinto che Forza Italia voglia essere federatore del centrodestra, che condivida la compattezza della coalizione, che la smetta di evocare un impossibile “modello Draghi” in Sicilia, con un certo ostracismo verso Fratelli d’Italia, perché “modello Draghi” questo vuol dire: fuori la Destra dalla coalizione. In Sicilia abbiamo, invece, il dovere di stare tutti assieme ed accanto ai tre principali partiti nazionali, ogni tanto si dimentica che esiste con l’Udc una componente centrista di grande tradizione ed esistono le specificità autonomiste, civiche e di ispirazione popolare”.

Diciamolo con franchezza, da mesi alcuni fanno trapelare di essere contrari alla ricandidatura del presidente Musumeci. Quella di Caltagirone sembra l’ennesima occasione per logorare il governatore.

Che alcuni siano, non da alcuni mesi ma da prima del 2017, contrari a un modello di governo che privilegia l’amministrazione mi era ed è molto chiaro. Ed era ed è chiaro ai siciliani. Ma i matrimoni, notoriamente, si fanno per amore o per interesse. Quello del 2017 per qualcuno fu d’amore, per qualcun altro fu l’occasione migliore per vincere insieme. Non mi scandalizzo. Oggi c’è un governo in cui tutte le forze politiche della coalizione sono rappresentate e che sta a giudizio di tutti lavorando con impegno, tenuto conto delle difficoltà di governare una Regione così complessa e depauperata di risorse umane di valore. La partita della ricandidatura non è mai stata politica, ma è una partita tra buonsenso e rancore. Alla fine penso prevarrà il buonsenso, perché non si improvvisa a pochi mesi dalle elezioni, magari per ripicca e mentre si consolida un accordo tra Pd e M5S che, in Sicilia, non è proprio una novità, ma può valere il 40% e, quindi, impone unità”.

L’unione tra Pd e M5S c’era già stata a Termini Imerese. Oggi si parla di “modello Caltagirone”. Sembrano pronti alla sfida elettorale. Come se ne esce?

Quelli del “modello Caltagirone” sperimentarono, con Crocetta, il “modello Sicilia”. Ricordate? I disastri di allora, a partire dalla legge sulle Province, o le due finanziarie votate insieme da Pd e grillini? Ancora le paghiamo in termini di disavanzo! Lei cita Termini Imerese dove, ricordo a me stesso, il centrodestra poteva stravincere al primo turno. Ma ha presentato due candidati. Lo ripeto fino allo sfinimento: solo le nostre spaccature possono mettere in pista gli avversari”.

Il centrodestra, insomma, secondo Lei continua ad avere una sua roccaforte siciliana.

Il centrodestra è la coalizione che governa quindici Regioni su venti, con la stessa formula politica e con i risultati che nella pandemia sono sotto gli occhi di tutti. Con il governo Musumeci quest’area di consenso è cresciuta rispetto al 2017, anno dopo anno. Ricorda la scorsa legislatura? Stare al governo faceva perdere voti, oggi è il contrario perché in ogni provincia i cittadini possono misurare quanto si sia fatto e come la visione strategica del futuro stia emergendo con atti di amministrazione: le idee diventano progetti, i progetti decreti di finanziamento, i decreti gare di appalto, le gare di appalto cantieri. La spesa europea cresce, la programmazione territoriale si consolida in atti che superano il vaglio di legittimità e diventano strumenti di pianificazione. Alla fine di quest’anno faremo i conti con un fatturato quadriennale che segnala un lavoro senza precedenti”.

La sua posizione è chiara, vedremo cosa accadrà nei prossimi mesi. Anche cosa accadrà al vostro movimento. Se ne leggono tante.

La mia non è una posizione di parte. La prima foto insieme Berlusconi, Cesa, Meloni e Salvini, l’hanno fatta a Catania. E da allora ne hanno vinte di elezioni! Prima la Sicilia, poi Catania con Salvo Pogliese, che ha ereditato il dissesto lasciato dal Pd e sta lavorando con grande forza. E così Ragusa o Agrigento. La prossima tappa importante sarà Palermo. Poi arriveranno le regionali. Quanto al nostro movimento, le decisioni sono della nostra classe dirigente. Eviterei di seguire retroscena, anche perché ogni tanto mi sembra che ci si affidi troppo al retrobottega e si dimentichi che c’è una vetrina. Siamo una forza politica che partecipa a un intergruppo di dieci parlamentari, con Attiva Sicilia, e che esprime il presidente della Regione. Siamo un valore aggiunto e le lavoriamo per rafforzare la coalizione essendo orgogliosamente alternativi alla sinistra e ai grillini. Per noi vale la regola della coerenza, in nome della quale si può vincere o perdere, senza giocarsi mai la dignità”.

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