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Ester Bonafede (UDC): “Uscire dalla retorica dal pressapochismo e opportunismo politico”

lunedì 15 Gennaio 2018
ESTER BONAFEDE
Ester Bonafede

«L’ Italia dentro il Simbolo dello scudo crociato. Cosa si aspettano gli italiani dalle prossime elezioni politiche nazionali?»

Inizia così la lunga disamina di Ester Bonafede, sulle intenzioni di voto, in vista delle elezioni politiche del 4 marzo.

Cesa e Fitto
Cesa e Fitto

«Secondo le rilevazioni sulla previsioni di partecipazione al voto – scrive Bonafede – più del 70% degli italiani non esprimerà la propria volontà elettorale e si disinteresserà alla competizione nazionale in generale.
Eppure si assiste contemporaneamente ad un ridestarsi di attenzione nei confronti di tutti quei segni che contraddistinguono il Made in Italy; forse anche in ragione dei timori procurati dall’abbattimento di quelle cortine che la storia delle conquiste territoriali nel mondo, ha denominato “confini “della nazione , come limite e delimitazione del territorio appartenente ad uno Stato.
La difesa atavica, arcaica del proprio territorio, dalla famiglia alla nazione, ha prodotto nella storia dell’ uomo, il primum movens alle guerre di conquista , questa tutela in un momento storico in cui il flusso di informazioni attraverso l’ utilizzo di internet rende tutto anche pericolosamente, troppo vicino ed incontrollabile e le poderose migrazioni di popoli attraverso i mari che ci uniscono appaiono irrefrenabili ancorché’ umanamente comprensibili; tutto questo spaventa e disorienta perché presagiamo che si stanno profilando tanti cambiamenti epocali e sappiamo di non essere pronti a sostenerne il peso ed a governarne adeguatamente i processi e gli esiti.

In tal senso vorrei condividere una sequenza di riflessioni di ordine ontologico. Le nazioni da sempre hanno nella bandiera uno dei simboli per eccellenza. La bandiera italiana è nata nel 1794, quando due studenti di Bologna, Giovanni Battista De Rolandis e Luigi Zamboni, tentarono una sollevazione contro il potere assolutista che governava la città da quasi 200 anni. I due presero come distintivo la coccarda della rivoluzione parigina, ma, per non far da ”scimia” alla Francia, cambiarono l’azzurro col verde. Il significato allegorico è rimasto comunque lo stesso: un Tricolore come traguardo di un popolo che mirava ad avere Giustizia, Uguaglianza, Fratellanza. Tre obiettivi senza i quali non ci può essere Dignità, Democrazia, Prosperità. Il nostro Tricolore riassume i naturali “Diritti dell’Uomo”, le aspirazioni di tutte le genti, la volontà di chi crede nella propria nazione volta al progresso, con leggi adeguate, senza divisioni, stessi doveri e medesimi privilegi.

Il sogno di un paese dove non ci siano discriminazioni, ma ognuno fa del proprio lavoro una cosciente responsabilità.;dove la morale e l’etica siano guida costante per un’esistenza felice e serena. Questo è scritto nella nostra bandiera, e questo è quanto sognavano quei due studenti che l’hanno ideata e difesa sino a sacrificare la loro vita ventenne al bieco assolutismo despota dei carnefici del potere.

La bandiera italiana è il Tricolore italiano definita nel 1947 dall’articolo 12 della Costituzione della Repubblica Italiana, . Il 7 gennaio di ogni anno la bandiera italiana è protagonista della Giornata Nazionale della Bandiera, ed anche quest’anno la festa ci ha ricordato il sentimento di attaccamento al significato sacro di Patria come Terra difesa dai Padri e quest’anno la partecipazione cosi consistente ci induce a pensare che la debolezza di cui e’ permeato questo nostro tempo rafforza in noi l’ ineludibile senso di ricerca di ritrovati valori di identita e di unione del popolo italiano anche attraverso lo sguardo attento ad un suo simbolo: la Bandiera Tricolore; appunto. 

Di rimando ripenso ad uno dei discorsi più belli sulla Costituzione Italiana pronunciato da Piero Calamandrei ai giovani nel 1955. Il grande studioso in esordio si pronuncia e dice: “L’articolo 34 cosi scrive“I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. E se non hanno i mezzi? Allora nella nostra Costituzione c’è un articolo che è il più importante, il più importante di tutta la Costituzione, il più impegnativo, impegnativo per noi che siamo al declinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi. L’ articolo cosi’ recita: “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”.

E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare la scuola a tutti. Dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’art. 1 “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, questa formula corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e studiare e trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica, perché una democrazia in cui non ci sia questa eguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una eguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale.

Ho cercato di ridurre in sintesi quanto pronunciato da Calamandrei; Sono trascorsi più di sessanta anni da quella data; sembra incredibile due generazioni si sono succedute senza che si realizzasse pienamente il dettato che ispirava l’articolo 34 della Costituzione. Quei giovani sono diventati uomini, padri, nonni, nulla di sostanziale ne di definitivo ha trasformato le intenzioni dei ”Padri costituenti” in realtà in esistenza. La politica in sessanta anni non ha affrontato e risolto il vero avamposto della libertà e della democrazia: non ha rimosso gli ostacoli alle sperequazioni sociali di fatto e non creato neanche i presupposti perché questo processo potesse realmente innestarsi.

Forse per queste parole ancora oggi inattuate, ma sicuramente da tutti condivise, forse per i valori alti che le hanno ispirate in questo grande Uomo della nostra storia italiana, vale la pena di tentare ancora una volta di cambiare in meglio, in bene, il futuro nostro e dei nostri giovani.
Uscire dalla retorica dal pressapochismo, dall’opportunismo politico; cercare la profondità e la responsabilità, quando si affrontano i grandi temi della vita politica dai quali possono discernere le soluzioni economiche e le opportunità reali di sviluppo per l’Italia.

Coltivare la crescita intellettuale ed etica delle nuove generazioni, attraverso la loro formazione, dalla famiglia alla collettività, con l’ausilio dei percorsi scolastici che devono essere aderenti ai cambiamenti della società ma permanenti sulla formazione dei valori condivisi e sulla prevalenza del perseguimento dell’ obiettivo del bene comune.

I nostri giovani si trovano impreparati ai processi di accelerazione che stanno cambiando il mondo ,troppo veloci e troppo effimeri;cambiamenti nei quali l’unica certezza è la transitorietà, troppe variabili senza costanti, senza sistema di riferimento e di orientamento per le nuove generazioni di italiani.

Due giorni fa la presentazione del simbolo che caratterizza la lista che si presenterà alle prossime competizioni politiche elettorali nazionali e che nasce dalla condivisione di programma e di obiettivi dei rappresentanti del Centro della politica italiana.

L’ UDC di Lorenzo Cesa e Noi per l’Italia viaggiano insieme ed il simbolo riassume questo sposalizio. Campeggia lo scudo crociato amato dagli italiani che lo riconducono ad una storia di speranza , ad un periodo comunque di benessere sociale ed economico per l’ Italia.

Al netto di quanto non è stato conforme nel tempo con i valori che questo simbolo ha rappresentato, lo scudo crociato è rinato e permane in quanti lo guardano e lo sentono empaticamente come appartenente alla propria storia di italiani. Anche per queste motivazioni il 5 novembre la Sicilia ne ha visto riaffermare la forza e la vittoria del 7% alle regionali siciliane precedute dalla affermazione inaspettata UDC delle comunali di giugno di Palermo.

Dentro il simbolo tutti i significati:
– lo scudo crociato al centro per ricordare la difesa ed il sacrificio in nome della libertà e la forza nel mantenere la democrazia ;
– l’azzurro del fondo il colore della vita ;
– il richiamo all’Italia ed all’essere ”NOI” la nostra patria;
– i colori di un accenno di arcobaleno per guardare al futuro con speranza.

Dopo le passate divisioni che hanno portato alla dissipazione del patrimonio storico e politico della Democrazia Cristiana, ecco assistere alla riunificazione della grande famiglia del Centro degli italiani.

Ha ragione Lorenzo Cesa nel pronunciare durante la conferenza stampa di presentazione del simbolo, le parole verità e responsabilità
La verità è figlia del tempo dicevano i latini la responsabilità è per definizione , la congruenza con un impegno assunto. Cesa cita infine Mahatama Gandhi e voglio concludere anch’io con una citazione dello stesso Gandhi: “Tra i sette pericoli per l’integrità dell’uomo c’è la politica senza principi ed i diritti senza responsabilità”.

Sono sicura che i siciliani che hanno voluto il ritorno vittorioso dell’UDC e gli italiani tutti che si rivolgono sempre più numerosi con un rinnovato vigore ed amore per la politica ritrovata voteranno la lista rappresentata dal nostro simbolo un centro grande per una grande Italia».

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