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Falsi d’Autore Ignoti

venerdì 3 Febbraio 2017

Passeggiando per una strada del centro palermitano in compagnia di un mio amico scrittore e critico d’arte, mi trovo davanti un’insegna rossa, illuminata, sulla quale campeggia orgogliosa, quasi arrogante una scritta : FALSI D’AUTORE.

“Caro Gigi, a questo dobbiamo abituarci, anche questa è cultura….purtroppo” farfugliava il mio amico che ancora non sapeva del trionfo che la nostra amatissima Palermo avrebbe riportato da lì  a qualche minuto quando il Ministro Franceschini l’avrebbe proclamata Capitale della cultura 2018.

E io di rimando : “Ugo, ma noi oggi abbiamo gustato un vero falso d’autore ignoto a pranzo”.

Così, infatti potremmo chiamare ‘U (fausu) cunigghiu all’argentera.

Si dice che questo piatto nacque nelle cucine di un antico e prestigioso palazzo di Ballarò. In questo palazzo abitava, ormai anziano e senza prole un nobile, già Grande di Spagna insieme con alcuni servitori che erano rimasti con lui, sempre riconoscenti per il tetto che li proteggeva.

Inutile dire che le condizioni economiche del “Duca”, lo chiameremo così senza alcun riferimento, erano disastrose, ma lui non rinunciava a dare nomi roboanti a quelle poche suppellettili che erano sopravvissute agli strozzini che avevano già razziato il palazzo avito.

Ora, si dice che il Duca, nella maturità, avesse amplificato la sua “strurusaria” e per questo amasse irridere gli altri nobili, e cercava sempre di apparire cchiossa’ .

Quando si preparava a cucinare il “coniglio” tutte le finestre dovevano restare spalancate affinchè quei deliziosi, quanto penetranti profumi invadessero la piazza sulla quale maestoso si ergeva il palazzo e tutto ciò annunciava : ospiti a palazzo.

Normalmente erano quegli usurai che si portavano gli ultimi argenti rimasti, da qui il nome, ma quegli odori servivano da monito ai plebei: al Duca veniva donata la buona cacciaggione!

 

LA RICETTA X4 PERSONE

  • 600 gr di caciocavallo di media stagionatura
  • mezzo bicchiere di aceto di vino
  • olio di frantoio
  • origano fresco
  • 2 peperoni rossi
  • 2 peperoni gialli
  • “muddica” (il classico pan grattato)
  • sale e pepe macinato fresco

(il Duca aggiungeva una testa d’aglio, ma era avanti negli anni e non baciava più)

PREPARAZIONE

Tagliate il caciocavallo in quadratoni alti un dito, due fette  a persona, scaldate l’olio di frantoio in una padella molto larga, quando è ben caldo aggiungete le fette di cacio e alzate la fiamma, versate l’aceto e spolverate con abbondante origano fresco e lasciate sfumare

Nel frattempo avrete preparato i peperoni : nettati della parte centrale di semi e filamenti, tagliateli a striscioline poneteli in una teglia condite con olio di frantoio, sale, pepe macinato fresco e pan grattato, forno a 180° ci vorrà una mezzoretta, ma voi ogni tanto datecela un’arriminatedda, così che i peperoni non si brucino

Servite su un piatto le fette di caciocavallo, e sopra distribuite alla “sansfason” i peperoni, l’effetto cromatico sarà davvero magico, aggiungete ancora un po’ di pepe macinandolo al momento, i profumi vi condurranno in una serata calda al ritorno di una vittoriosa battuta di caccia al coniglio e… sognate.

No, meglio mangiate.

Buon appetito,

Il Vostro #cuocoperamico.

 

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