Condividi

Fëdor Michajlovič Dostoevskij: “Il sosia”. La recensione

mercoledì 29 Maggio 2019
le-due-frida_autoritratto 01
Frida Kahlo (Coyoacán 1907 – 1954), “Le due Frida”, 1939, cm. 173 x 173, olio su tela

Questo romanzo breve di Dostoevskij fu pubblicato nel 1846 nella rivista di San Pietroburgo Otečestvennye Zapiski, e si ispira ad alcuni “sosia” romantici della letteratura occidentale, ed in particolare al “Naso” di Nikolaj Vasil’evič Gogol’ pubblicato nel 1834 nella rivista Sovremennik sempre di San Pietroburgo. Dostoevskij con questo suo interessantissimo scritto si cimenta in un tema assai interessante e sempre contemporaneo per la letteratura e per la psicologia umana, “il doppio”. Tema che tantissimi altri scrittori hanno affrontato e trattato con maestria e spesso con genialità, basti ricordare l’“Anfitrione” di Plauto (206 a.C.), “La prodigiosa storia di Peter Schlemihl” (1814) di Adelbert von Chamisso, La principessa Brambilla di Ernst T. A. Hoffmann (1820-21), ancora Nikolaj Vasil’evič Gogol’ con “Ritratto” (1833), “Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde” (1885) di Robert Louis Stevenson, il “Ritratto di Dorian Gray” (1891) di Oscar Wilde, “Il fu Mattia Pascal” (1904) di Luigi Pirandello, il “Compagno segreto” (1911) di Joseph Conrad, “La metamorfosi” di Franz Kafka (1915), “Doppio sogno” (1925) di Arthur Schnitzler, solo per citarne alcuni dei più noti.

Più che “il doppio”, Dostoevskij, come in quasi tutti i suoi romanzi, ha interesse a trattare “il fallimento”, che ne “Il sosia” viene trattato esplicitamente come un ossessione del protagonista: la paura del fallimento di Goljadkin che conduce al fallimento il protagonista attraverso l’azione costantemente sabotatrice del sosia, del doppio! Il tema del fallimento verrà ripreso qualche decennio dopo, ma con un approccio clinico e scientifico, da Sigmund Freud con il preziosissimo saggio “Coloro che soccombono al successo” pubblicato nel 1916 all’interno del testo “Alcuni tipi di carattere tratti dal lavoro psicoanalitico”, che nello studio e nell’approfondimento teorico trova certamente una fortissimi ispirazione ne “Il sosia” di Dostoevskij e un supporto letterario alla teoria psicoanalitica del “soccombere al successo” con “The Tragedy of Macbeth” di William Shakespeare messa in scena in teatro per la prima volta a Londra nel 1606 e pubblicato nel 1623 in quello che a quei tempi veniva chiamato First Folio che raccoglie 36 opere del grande drammaturgo inglese.

Il doppio di Dostoevskij ne “Il sosia” è Goliadkin, burocrate del ministero russo. Doppio che riesce, in un susseguirsi di azioni paradossali e spesso ridicole, ad ostacolare e a rendere impossibile il raggiungimento dei propositi amorosi e di carriera all’interno del ministero del consigliere titolare Jakòv Petrovic’ Goljadkin. Un doppio che si moltiplica esponenzialmente durante la narrazione, cosi come il susseguirsi dei fallimenti, fino a costringere il protagonista a rifugiarsi in un manicomio.

La prospettiva di questa breve recensione è da un lato quella di suggerire al lettore dei racconti e dei romanzi davvero interessanti sulla figura del “doppio” letterario che dai diversi autori che abbiamo citato viene trattata in modo molto diverso tra loro ma certamente complementare; dall’altro quella di fornire degli spunti di riflessione sull’approccio dostoevskijano del doppio, quello che ossessivamente e coattivamente contrasta le ambizioni dei protagonisti dei suoi romanzi e che conduce il protagonista al fallimento e alla rinuncia dei suoi propositi di successo amoroso o carrieristico. Una prospettiva questa – quella del fallimento – che trova conforto teorico e clinico nel saggio di Sigmund Freud che abbiamo citato e che riportiamo integralmente a seguire nella sua parte introduttiva.

“Coloro che soccombono al successo” di Sigmund Freud.

Il lavoro psicoanalitico ci permette di asserire che le persone si ammalano di nevrosi in conseguenza della frustrazione. Intendiamo con ciò la frustrazione del soddisfacimento dei desideri libidici, ma è necessario fare una più lunga digressione per rendere comprensibile questa tesi. La nevrosi insorge quando esiste un conflitto fra i desideri libidici di un individuo e quella parte della sua personalità che chiamiamo l’Io, che è l’espressione delle sue pulsioni di autoconservazione e comprende gli ideali della sua personalità. Un simile conflitto patogeno si verifica soltanto quando la libido cerca di perseguire vie e mete che l’Io ha superato e condannato da tempo, dunque vietato per sempre; la libido fa questo solo quando le sia tolta la possibilità di una soddisfazione ideale, consona anche all’Io. In questa maniera la privazione, la frustrazione di un soddisfacimento reale è la prima condizione, anche se non l’unica, per l’insorgere della nevrosi.

Tanto più deve sorprendere e addirittura turbare noi medici il fatto che le persone talvolta si ammalano proprio quando è stato appagato un loro desiderio profondamente radicato e da lungo tempo accarezzato. Si ha davvero l’impressione che non siano in grado di sopportare la gioia che ne consegue, poiché la connessione causale fra successo e malattia risulta inequivocabile. Ho avuto occasione, a questo riguardo, di esaminare il caso di una signora, che voglio descrivere come tipico di siffatti tragici mutamenti.

Di ottima famiglia ed educazione, da ragazzina non riuscì a frenare la sua gioia di vivere, si allontanò da casa e si mise a girare il mondo in cerca di avventure, finché fece la conoscenza di un artista, che oltre ad apprezzare il suo fascino femminile, seppe anche intuire in lei, nonostante la degradazione a cui era giunta, una profonda finezza d’animo. Prendendola in casa, riuscì a farne una fedele compagna, alla cui felicità sembrava mancare soltanto la riabilitazione della società. Dopo anni di vita in comune, egli riuscì a riconciliare con lei la propria famiglia ed era quindi pronto a prenderla in moglie davanti alla legge. A questo punto, la donna cominciò a star male. Trascurò la casa, di cui stava per diventare giuridicamente la padrona, si credette perseguitata dai parenti che volevano accoglierla nella famiglia, sbarrò la strada con la sua assurda gelosia ad ogni relazione sociale del marito, lo ostacolò nel suo lavoro artistico, e presto cadde in una incurabile malattia mentale.

Un’altra volta mi capitò il caso di un uomo rispettabilissimo, un docente che per anni aveva nutrito il comprensibile desiderio di succedere al maestro che l’aveva iniziato alla scienza. Giunto però il momento delle dimissioni del vecchio professore, allorché i colleghi gli comunicarono che era stato scelto lui come successore, cominciò a esitare, a svilire i propri meriti, si dichiarò indegno di occupare il posto che gli veniva assegnato, e cadde in uno stato di melanconia che lo rese incapace per anni di svolgere una qualsiasi attività.

Questi due casi, che pure sono diversi per altri aspetti, hanno un elemento comune, il fatto cioè che la malattia si presenta al momento dell’appagamento di un desiderio e annulla la possibilità di trarne godimento.

La contraddizione fra i casi indicati e la tesi secondo cui la malattia è provocata dalla frustrazione non è irrisolubile, e scompare se facciamo distinzione tra frustrazione esterna e interna. Se l’oggetto in relazione al quale la libido può trovare soddisfacimento viene a mancare nella realtà, si tratta di una frustrazione esterna. Questa è di per sé innocua e non ancora patogena fino a quando non le si associ una frustrazione interna. Quest’ultima deve provenire dall’Io e contrastare alla libido l’accesso ad altri oggetti di cui essa ora cerca di impossessarsi. Solo allora si ingenera un conflitto e la possibilità di una malattia nevrotica, vale a dire di un soddisfacimento sostitutivo raggiunto indirettamente passando per l’inconscio rimosso. La frustrazione interna è quindi potenzialmente presente in tutti i casi, ma non viene ad effetto finché la frustrazione esterna reale non le ha preparato il terreno. In quei casi eccezionali in cui le persone si ammalano in conseguenza del successo, la frustrazione interna ha agito da sola, e infatti è apparsa soltanto dopo che la frustrazione esterna ha fatto posto all’appagamento del desiderio. Tutto ciò può sembrare strano a prima vista, ma studiando la situazione più da vicino ci accorgiamo che non è affatto inconsueto che l’Io tolleri un desiderio e lo consideri innocuo finché esso esiste nella sola fantasia e appare lontano dall’appagamento, e che invece gli si opponga nettamente non appena si avvicini all’appagamento e minacci di diventare realtà. La differenza fra questa e le ben note situazioni della formazione della nevrosi consiste solo nel fatto che comunemente sono le intensificazioni interne dell’investimento libidico a rendere la fantasia, fino a quel momento tollerata e ritenuta di importanza trascurabile, un temuto avversario, mentre nei casi da noi indicati il segnale di esplosione del conflitto viene dato da un reale cambiamento esterno.

Il lavoro psicoanalitico ci mostra chiaramente che in questi casi sono determinate forze della coscienza morale che impediscono alla persona di trarre il vantaggio da lungo tempo sperato dal fortunato cambiamento nella realtà. È però un compito assai difficile reperire essenza e origine di queste tendenze giudicanti e punitive, che spesso ci sorprendono con la loro presenza proprio là ove non ci aspetteremmo di trovarle. Ciò che sappiamo o sospettiamo in proposito non lo esporrò, per i ben noti motivi, a partire da casi osservati clinicamente, ma rivolgendomi a personaggi creati da grandi poeti nella loro profonda conoscenza dell’animo umano.

Un esempio di persona che crolla al raggiungimento del successo, dopo aver lottato con indefessa energia per ottenerlo, è Lady Macbeth di Shakespeare. Prima dell’azione non si nota in lei alcuna debolezza, nessun segno di lotta interiore, nessun altro impegno che non sia quello di vincere gli scrupoli del marito, ambizioso e pure di miti sentimenti. All’intento omicida Lady Macbeth è disposta a sacrificare la sua stessa femminilità, senza riflettere a quale parte decisiva questa è destinata quando successivamente si tratterà di sostenere l’obiettivo della sua ambizione, raggiunto con il delitto.

Questo articolo fa parte delle categorie:
Condividi
ilSiciliaNews24

Europee, Ruggero Razza (FdI): “Un piano Mattei per la Sicilia” CLICCA PER IL VIDEO

L’ex assessore regionale è candidato alle elezioni europee “il governo Meloni ha posto grande attenzione sull’Africa e il Mediterraneo”

BarSicilia

Bar Sicilia, Razza pronto a correre per un seggio a Strasburgo: “L’Europa entra sempre più nella vita dei siciliani” CLICCA PER IL VIDEO

Prima di affrontare la campagna elettorale che separa i siciliani dal voto del prossimo 8 e 9 giugno, Razza fissa la sua marcia d’avvicinamento all’obiettivo delineando concetti e misurando il feedback con i propri elettori

La Buona Salute

La Buona Salute 63° puntata: Ortopedia oncologica

La 63^ puntata de La Buona Salute è dedicata all’oncologia ortopedica. Abbiamo visitato l’Ospedale Giglio di Cefalù, oggi punto di riferimento nazionale

Oltre il Castello

Castelli di Sicilia: 19 ‘mini guide’ per la sfida del turismo di prossimità CLICCA PER IL VIDEO

Vi abbiamo accompagnato tra le stanze di 19 splendidi Castelli di Sicilia alla scoperta delle bellezze dei territori siciliani. Un viaggio indimenticabile attraverso la storia, la cultura, l’enogastronomia e l’economia locale, raccontata dai protagonisti di queste realtà straordinarie.