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Finanziaria regionale, tutti i dubbi dei tecnici dell’Ars

giovedì 10 Gennaio 2019

A Sala d’Ercole è arrivato il momento di trattare la spinosissima questione della manovra di bilancio. E se il percorso della Finanziaria non sembrava agevole fin dall’inizio, con il governo senza maggioranza e l’esercizio provvisorio approvato per gennaio, adesso a questo quadro si aggiungono i dubbi dei tecnici del Centro studi dell’ufficio bilancio dell’Ars.

Dalla struttura di Palazzo dei Normanni hanno rilevato relazioni tecniche “carenti di informazioni” sugli “aspetti finanziari delle norme” e sulle “modalità di copertura delle spese“, che “rende complicato un esame approfondito delle singole questioni e del loro effettivo impatto sulle finanze della Regione“. Ma i dubbi non si fermano qui: “Qualche perplessità desta la valutazione dell’andamento delle entrate tributarie“, quantificate in 12,28 miliardi, che “non appaiono perfettamente connesse all’andamento dei dati macroeconomici ed agli accordi con lo Stato ed alla valutazione dell’impatto della nuova regolamentazione che intende introdursi con la coeva legge di stabilità“.

Si rileva, inoltre, “la bassa incidenza della spesa di investimento (generante sviluppo) rispetto alla spesa corrente“: 9,3% a fronte del 70,79%. E ancora, si legge: “per quanto riguarda gli aspetti concernenti gli oneri e gli impegni finanziari della Regione, la nota integrativa presenta una dettagliata situazione riguardante i derivati: certamente si desume la rilevante onerosità delle operazioni“, ma “appare utile che il governo regionale chiarisca, ove presente nelle singole operazioni, il meccanismo di incidenza sul debito delle operazioni swap capitale“.

Riguardo “l’elenco degli organismi ed enti strumentali, anche in considerazione della loro rilevanza quantitativa sui flussi finanziari regionali, nell’evidenziare che nei documenti finanziari 2019-2021 non si rintraccia attività consequenziale rispetto alle previsioni del Defr“, tecnici sottolineano che “tale universo è composto” da 161 enti, dei quali 58 in liquidazione, otto centri di ricerca (due consorzi), 12 consorzi di bonifica, dieci enti parco e dieci Iacp.

Ma c’è una norma in particolare che viene presa di mira dai tecnici, una delle più importanti: si pensi che è inserita all’articolo 1 del ddl. Quella sul cosiddetto “modello Portogallo“, prevista per convincere chi vive fuori dall’isola a trasferire la residenza fiscale in Sicilia in cambio di agevolazioni. Il governo ha stimato in un milione di euro il costo dell’operazione per le casse pubbliche, ma per i tecnici “nulla si rintraccia in merito alle modalità di quantificazione, cosicché non ci si può esprimere in relazione alla sua congruità“.

Si ritiene che il competente dipartimento regionale – si legge nella relazione del centro studi del bilancio dell’Ars – debba sottoporre alla valutazione della deputazione regionale gli elementi per verificarne l’impatto“. Inoltre, proseguono i tecnici, “non appare di facile interpretazione il riferimento alla operatività del provvedimento rispetto ai tributi comunali”.

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