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Generale, la Sua eredità?

sabato 3 Settembre 2022
generale Carlo Alberto dalla Chiesa
Carlo Alberto Dalla Chiesa

Carissimo Generale

Mi permetto in questo anniversario di fare riferimento alla Sua nota lettera, inviata a riscontro di quella pervenutale dagli studenti di un istituto privato cittadino, al Suo arrivo in città e divenuta purtroppo un testamento per noi giovani.

Cosa ne è stato in questi 40 anni, cosa è accaduto nella mia vita, grazie anche alla mia educazione familiare, la formazione di base e i suoi insegnamenti fin qui seguiti pedissequamente?

Innanzi tutto quel giovane, seduto in caserma davanti al Tenente a discutere sulle aspirazioni nella vita, ingegnere lo è diventato veramente.

Ho cercato ed ho trovato subito qualcosa in cui credere, l’importanza del mio ruolo e il rispetto delle istituzioni, l’unico collante per una società civile e ho cercato pure qualcuno in cui credere, ma in questo caso non è stato sempre facile e ho dovuto raccogliere anche delle delusioni.

Mi sono dovuto confrontare con il “marcio” e purtroppo continuo a farlo costantemente perché insieme a tanta gente buona, c’è sempre una percentuale gente cattiva che vive per soverchiare i buoni, ma quella è una legge di natura che purtroppo meriterà ancora tante battaglie.

Ho combattuto il male peggiore che come il parassita della pianta si mimetizza nel tempo fino ad accerchiare il fiore, costoro usano il loro ruolo nelle pubbliche istituzioni non per servire la collettività ma per acquisirne potere, vantaggio economico e come diceva Lei “far prosperare la corruzione”.

E si Generale, li continuiamo a perdere in questo campo e non è bastato “pulirsi le mani”, ma anche qui la guerra è lunga.

Questo mondo, questa terra, alimenta casi di corruzione perché ancora ai vertici c’è tanta mediocrità e c’è gente che come Lei paventava, ha messo la “sfida con la propria intelligenza da parte” e si è adagiato da zerbino mediocremente in una situazione di comodo, nell’attesa del suo “osso”, forte della sua potente raccomandazione.

Molti servitori dello stato o semplici cittadini da allora hanno dovuto sacrificare la propria vita, ma abbiamo fatto giganteschi passi avanti nel momento in cui siamo riusciti a portare la gente per strada o quanto meno a schierarsi per la legalità.

È vero, di contro non ci si è mai potuto permettere di abbassare la guardia e anche se a volte qualcuno si è convinto di avere sconfitto la mafia, fenomeno umano, non si fatto altro che alimentare la “mafiosità” che è ancora più pericolosa e difficile da estirpare, poiché è una mentalità e non necessariamente un comportamento che a volte ti porta a dire: “eh va beh …. Che vuoi che sia”.

Non bisogna essere necessariamente carabinieri per comprendere che davanti a ciò che è “giusto”, esiste il bianco o il nero, mai il grigio e si può essere persone perbene o delinquenti, ma mai “moderatamente mafiosi” (moderatamente delinquenti).

Io credo ancora come Lei che esistano valori e che noi “siamo uomini e non numeri” (anche se fanno di tutto per farci credere il contrario) e per lasciarla con un sorriso, Le dirò che i figli di coloro che ascoltarono il Suo discorso, oggi si sono fatti onore in giro per il mondo non potendo continuare ad attendere “piangendosi sopra” che questo mondo non cambierà mai e che stando buoni e non lamentandosi, il mediocre potente di turno avrebbe dato loro dopo tanto “portar borsa”, un posticino.

Loro sono stati più coraggiosi di Noi, hanno afferrato la propria valigia e si sono fatti valere competendo alla pari in tutte le parti del mondo pur di non piegarsi al ricatto. Oggi i loro figli non parlano l’italiano (il più delle volte), ma chi lo sa un giorno, se chiamati, torneranno nella terra dei padri per aiutarci a trovare quel “modo di combattere” per il quale noi stiamo ancora studiando.

Generale, non ci crederà, sono qui alla Sua stessa età pronto a rimettermi in discussione (e siamo in tanti), se questo può servire alla collettività, per me ho poco da chiedere e come Lei potrei pure riposarmi dopo ciò che ho fatto e soprattutto ormai in vista della pensione nel mio impiego, ma un ingegnere e come un generale, morirà con la sua divisa e la mia è il mio titolo professionale. Un Abbraccio, Epruno.

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