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I latticini fanno bene o fanno male? Ce lo dice una ricerca americana

venerdì 27 Dicembre 2019

I periodi di festa spesso portano ad abusi alimentari ma è nella quotidianità di tutti gli altri giorni che ognuno di noi contribuisce alla propria salute o al suo contrario. È bene premettere che noi siamo il risultato dei nostri geni, della loro interazione con l’ambiente e con lo stile di vita condotto. Quindi è necessario sottolineare che abuso di alcool, fumo e sedentarietà rappresentano tre fattori modificabili in grado di incidere negativamente e significativamente sulla nostra salute.

Tuttavia, anche l’alimentazione può giocare un ruolo rilevante sulla nostra qualità e durata di vita. Non è facile trarre conclusioni forti dagli studi che analizzano l’alimentazione perché i fattori da controllare sono troppo complessi e legati oltre alle caratteristiche intrinseche della popolazione studiata anche dal fattore tempo. Sono necessari lunghi periodi di osservazione per evidenziare differenze significative e durante questi lunghi periodi di osservazione non è detto che molti fattori rimangano invariati.

Con tutti questi limiti, analizziamo tre studi che si occupano del consumo di latticini e mortalità totale, cardiovascolare e da cancro.

Il Nurses’s Health Study, il Nurses’s Health Study II e l’Health Professionals Follow-up Study sono tre grandi studi condotti negli stati uniti che hanno permesso di analizzare nel loro insieme i dati di poco più di 168 mila donne e di circa 50 mila uomini seguiti per un periodo lungo fino a 32 anni. L’analisi è stata condotta complessivamente da un gruppo di ricercatori americani e recentemente pubblicato sul British Medical Journal (QUI) rivista prestigiosa molto attenta alla corretta interpretazione delle evidenze scientifiche.

Le valutazioni statistiche sono state sofisticate e condivisibili agli occhi di un esperto. Ciò che si evince è che un consumo moderato di latticini (almeno una porzione al giorno ma meno di due mediamente) riduce la mortalità complessiva, la mortalità cardiovascolare e quella per tumori. L’effetto ha una curva cosiddetta a J, cioè lo scarso consumo o il consumo troppo elevato rappresenta uno svantaggio rispetto ad un consumo moderato.

Bisogna comunque capire cosa si intende per porzione giornaliera.

Il lavoro scientifico permette di capire con esattezza anche questo importante particolare: 240 ml di latte, 6 grammi di creme di formaggio, 120 ml di yogurt e 30 ml di tutti gli altri formaggi. E’ bene precisare subito che il latte intero è risultato associato alla più elevata mortalità totale, cardiovascolare e per cancro (inclusi i tumori del polmone, ovarico e prostatico). Quindi il latte va inteso scremato o parzialmente scremato.

Questa associazione con la mortalità è stata corretta grazie ad una complessa metodologia statistica per tutti i fattori confondenti come il fumo di sigaretta e altri fattori dietetici. A proposito di questi ultimi, l’analisi si è spinta nel verificare cosa succede se i latticini vengono sostituiti con altri alimenti. Questi i risultati evidenziati dal grafico (in fondo all’articolo): la frutta secca riduce la mortalità totale e cardiovascolare, i cereali interi la mortalità totale e quella da cancro e il pollame la mortalità da cancro. Al contrario, la carne rossa e quella processata aumenta la mortalità totale e cardiovascolare.

I risultati e le conclusioni di questa interessantissima analisi fanno riflettere. Da una parte dobbiamo sottolineare che l’alimentazione negli Usa è profondamente diversa da quella del nostro Paese: per esempio lo studio non tratta specificatamente la carne di maiale e gli insaccati di loro derivazione. Non è un particolare di poco conto visto che questo tipo di carne (e il relativo grasso) ha caratteristiche nutrizionali molto differenti dalla carne bovina. Ma credo che questi dati sottolineino che solo una alimentazione varia ed equilibrata senza eccessi in nessuna delle sue componenti sia la vera soluzione per vivere meglio e più a lungo accanto ovviamente al controllo degli altri fattori di rischio modificabili quali il sovrappeso, fumo, alcool e sedentarietà in primis.

 

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