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I porti e la pandemia: il “modello Palermo” esportato nel mondo | VIDEO

venerdì 9 Luglio 2021

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Un’eccellenza che resiste alle insidie della pandemia ma che al tempo stesso si scontra da sempre con il “problema dei problemi”. I porti dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale e i servizi gestiti dalla OSP, protagonisti di una realtà molto particolare emersa anche durante la pandemia.

Iniziamo da alcuni dati emersi convegno sul “Ruolo dei trasporti marittimi nell’economia siciliana”, che si è svolto alla Camera di Commercio di Palermo ed Enna. Nell’anno nero della pandemia il numero di container sbarcati nei porti della Sicilia occidentale è calato del 10 per cento (23.874 del 2020 contro i 26.769 del 2019) e quello dei passeggeri del 41 per cento (erano stati 3.148.944 nel 2019 e sono scesi a 1.856.456 l’anno successivo). L’unico indicatore che ha mantenuto il segno più è quello relativo al traffico ro-ro, vale a dire ai mezzi su gomma che viaggiano a bordo delle navi, passati da 267.397 a 286.451, con un incremento del 7,13 per cento.

OSP (Operazioni e Servizi Portuali), che si occupa dei servizi di terra a Palermo, Trapani e Termini Imerese, ha sfruttato uno dei suoi cavalli di battaglia e ha “esportato” le sanificazioni anche fuori dalle aree portuali, mantenendo in questo modo inalterati i livelli occupazionali; Portitalia ha invece avviato un percorso virtuoso che nei mesi scorsi è culminato con un centinaio di stabilizzazioni e altre 95 assunzioni in Clp, la Compagnia Lavoratori Portuali che fornisce lavoro in somministrazione.

Le infrastrutture portuali, comprese quelle siciliane, registrano sicuramente un rallentamento dei trasporti che tuttavia, anche nei momenti più rigidi del lockdown, non sono mai stati del tutto bloccati.

Lo spiega bene il Presidente di OSP, Giuseppe Todaro: ” Non abbiamo mollato di un millimetro perché il nostro è un servizio essenziale e lo abbiamo visto durante le diverse zone rosse”. Un esempio pratico? L’assalto dei supermercati. Ricordiamo tutti le scene di panico scatenate dall’arrivo della pandemia. Fra i vari elementi che hanno contribuito a tenere la situazione sotto controllo, il fatto che l’attività dei porti e dei trasporti navali, non si è mai interrotta facendo sì che il rifornimento alimentare, di fatto, non venisse mai a mancare. “Tutto si è svolto nel rispetto di protocolli rigidissimicontinua Todaro –  proprio perché fermare il porto significava creare un grosso problema. Viviamo in un periodo in continua evoluzione. Il sistema portuale è sempre più interconnesso e porta un’implementazione dei servizi. Gli investimenti sono finalizzati ad avere una portualità che guarda al mare, alla terra, al passeggero, al turista, all’impresa, al trasportatore.”

Il problema dei problemi? Lo scontro tra un sistema portuale sempre più efficiente e le altre infrastrutture urbane ed extraurbane, continuamente alle prese con molti deficit che causano disagi e disservizi. Per questo,  si sta lavorando a dei mini interporti esterni alla città che serviranno ad, esempio, a decongestionare il traffico.

Altro aspetto determinante: il ritorno delle grandi navi da crociera e dei turisti. In pochi giorni il numero dei passeggeri sbarcati a Palermo è passato da 100 a 1000. “L’attenzione maniacale che stanno mettendo in campo le compagnie navali per scongiurare casi all’interno delle imbarcazioni, sta dando una mano al contenimento della pandemia e noi stimo facendo la nostra parte”, ha concluso il Presidente di OSP.

A questo proposito, è interessante registrare il dato sulle differenze tra i porti della Sicilia occidentale (Palermo, Termini, Trapani e Porto Empedocle) con quelli di Catania e Augusta, dove è più forte la vocazione per le merci e dove il calo è stato significativo per i passeggeri (-80,34%, dai 313.138 del 2019 ai 61.574 del 2020) ma quasi insignificante per i container (-1,59%), passati da 63.179 a 62.177, mentre il traffico ro-ro è rimasto pressoché invariato (+0,09%), passando dai 305.811 nel 2019 ai 306.077 del 2020.

Per William Munzone, amministratore delegato Msc Sicilia: ” I trasporti di logistica integrata devono essere supportati da soluzioni di sistema. La grande opportunità del Recovery Fund consentirà la costruzione di infrastrutture portuali e retroportuali. Mi riferisco a magazzino del ciclo del freddo, alla rete ferroviaria per collegare al meglio le province della Sicilia. Tutto questo potrebbe innalzare la competitività del comparto industriale- commerciale dell’Isola. Le compagnie crocieristiche hanno vissuto un anno devastante con delle perdite molto forti. Il porto di Palermo non ha quasi mai chiuso per pandemia e, per quello che riguarda le crociere, è stato un porto che ha recitato un ruolo importante con protocolli adottati ed esportati in tutto il mondo. Da gennaio 2022 una società progetto a metà fra Msc e Costa, prenderà in carico la gestione della stazione marittima di Palermo. L’obiettivo è quello di triplicare transiti e passeggeri prima della pandemia. Nella Sicilia occidentale si potrà arrivare quasi a due milioni di passeggeri che per l’economia siciliana vuol dire moltissimo”.

Secondo Federico Lo Presti, responsabile Delegazione Sicilia Acmi: “Gli impatti della pandemia sono asimmetrici dal punto di vista territoriale e settoriale. In Sicilia prevalentemente ad oggi il settore turistico e il settore Horeca erano prevalenti sul tessuto imprenditoriale. Ragion per cui c’è scatta un’incidenza maggiore rispetto al territorio nazionale. La situazione sta cambiando la puntualità sui pagamenti sta tornando. Auspichiamo che la velocità del mercato possa aiutare le imprese regionali a curare questo aspetto determinante per i flussi di liquidità per le imprese anche grazie all’incremento delle competenze al loro interno”.

 

 

 

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