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I post su Facebook e gli inutili tentativi di dissuaderla: la storia tragica dell’omicidio di Trapani

lunedì 1 Novembre 2021

Scorrendo il suo profilo Facebook emergono frammenti di solitudine, disperazione e richieste d’aiuto, che probabilmente gli inquirenti valuteranno, assieme agli altri elementi d’indagine come le testimonianze raccolte tra parenti e amici, per stabilire il movente del delitto maturato ieri notte in un appartamento in pieno centro a Trapani, alle spalle della Cattedrale.

A finire in manette dopo avere confessato il delitto ai carabinieri è una donna di 36 anni, Vanda Grignani, che qualche ora prima di impugnare il coltello e sferrare il fendente mortale aveva pubblicato dei selfie sul social network: è accusata di avere ucciso il suo convivente, Cristian Favara, 46 anni. L’uomo è stato raggiunto da una coltellata al petto, che gli è stata fatale. Un omicidio che, leggendo il profilo Fb di Vanda – che ai carabinieri avrebbe confessato il delitto – forse poteva essere fermato.

Agghiacciante, appare dopo la tragedia, che qualche ora prima, la donna avesse scritto due post su Fb, che adesso sembrano inequivocabili. Il primo alle 23.36: “Scusate vi voglio bene a tutti mi manca la mia famiglia sono sola questo essere mi ha portato all’esasperazione la polizia e carabinieri di trapani sembrano ke vadano d accordo con lui stasera farò qualcosa ke non avrei mai pensato vi amo xdonatemi”. Due minuti dopo il secondo scritto, il tenore disperato è lo stesso: “Ho chiesto aiuto questo mi ha distrutto polizia e carabinieri di Trapani difendono lui ok va bene sono stanca o xso tutti non ho più niente da xdere xdonatemi”.

Qualcuno le aveva consigliato di “stare tranquilla e che nella vita con rabbia e pensieri strani abbiamo solo da perdere”. Altri le avevano suggerito di riflettere bene: “Non farti fregare dalla rabbia. Devi mantenere la calma e le situazioni si risolveranno”. E ancora. “Vanda cerca di stare calma tutto passa sta tranquilla è solo un brutto momento passerà Dio e la Madonna ti aiuteranno vedrai devi fare morire chi ti fa star così male e fregartene”.

Mentre scriveva la donna, ma lo appureranno gli investigatori, sarebbe stata da sola in casa. Cristian sarebbe rientrato dopo le 23, nonostante i domiciliari e l’obbligo di rientrare prima. Tra di due sarebbe scoppiata una lite, pare l’ennesima da quando l’uomo aveva indicato il domicilio della donna per scontare la pena. Una relazione tormentata tra i due, questa volta finita con la coltellata fatale.

Figlio di noti ristoratori trapanesi e anche lui per qualche tempo gestore di un locale, Cristian aveva precedenti penali per droga e omicidio colposo; quest’ultima accusa era legata alla morte per overdose di un tossicodipendente. Secondo gli inquirenti a cedere la sostanza letale sarebbe stato proprio lui e per questo condannato in primo grado a 7 anni e sei mesi di reclusione. Una relazione, quella tra Vanda e Cristian, che avrebbe allontanato la donna anche dalla sua famiglia d’origine: distanza che le avrebbe procurato notevoli turbamenti, come si intuisce da quello che la donna scriveva su Fb e dove era molto attiva come se il social network rappresentasse una valvola di sfogo. Si sentiva sola, abbandonata: pubblicava poesie di Alda Merini e citazioni che rivelano la nostalgia di quel focolaio familiare che non aveva più e di una vita complicata e difficile. E anche la tragica beffa, una volta diffusasi la notizia dell’omicidio, di essere scambiata per vittima dagli amici di Facebook, forse consapevoli di quel rapporto sentimentale sempre al limite.

Dopo l’interrogatorio davanti ai carabinieri su delega della Procura di Trapani, Vanda è stata rinchiusa nel carcere Pagliarelli, a Palermo.

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