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Anche in Sicilia l’ascensore della politica scarica i renziani

sabato 6 Ottobre 2018

Una linea retta che congiunge la distanza tra il Teatro Santa Cecilia e l’Hotel delle Palme di Palermo si prende il compito di tracciare la differenza tra “l’ieri” e “l’oggi” della politica siciliana. Nel primo posto ieri si radunavano, con poco successo, le truppe sparse di quel che resta dei renziani in Sicilia, alla Leopolda del Sud. Dopo gli anni dell’escalation, della politica in via di affermazione e del governo Pd del Paese, per i renziani sono arrivati, non si può certo dire inattesi, i giorni in cui i numeri sono diminuiti, le folle placate, i professionisti e i questuanti, quasi del tutto improvvisamente scomparsi. Tra i deputati regionali intervenuti alla manifestazione voluta da Davide Faraone ieri c’erano Nello Dipasquale, l’ex parlamentari regionale Paolo Ruggirello, Oltre a Maurizio Carta, Dario Chinnici. Si rivedono ex come Pierferdinando Casini, luogotenenti renziani come Lorenzo Guerini e l’ex ministro Delrio. Nomi sparsi davanti a una platea che non cerca più un Messia.

Più o meno negli stessi minuti, all’Hotel delle Palme di Palermo Stefano Candiani, commissario regionale della Lega in Sicilia arringava una folla di amministratori locali, simpatizzanti, nuovi appassionati alla causa di Salvini. Oltre trecento persone, forse quattrocento in una sala gremita fino all’inverosimile. La speranza di una ripartenza si è plasticamente spostata anche nell’Isola. Viaggia da un lato all’altro, rimbalza fuori dalle ideologie e mette in fila i colpevoli, o quelli comunque che, nel giudizio sempre più veloce e severo degli elettori, vengono identificati ed elettoralmente puniti. Inesorabilmente.

Non è importante stabilire se una è un’assemblea di reduci e un’altra la prima tappa di una crescita che intercetta sempre più consenso, quanto capire quanta consapevolezza c’è oggi in chi va a compiere una scelta di militanza.

Ieri poi, quasi testimone simbolico e notaio della fine di un’epoca, ci ha pensato Gianfranco Miccichè, intervenuto alla riunione del Pd in qualità di ospite: “questi (Lega e 5stelle ndr) – ha detto – se si torna a votare prenderanno l’80% mentre noi stiamo qui a parlare di chi sarà il segretario del Pd o di Forza Italia. E sull’atteggiamento aggressivo di Lega e 5stelle ha poi ribadito: “Hanno trasgredito in Europa e non li può battere nessuno, se Berlusconi e Renzi avessero avuto il coraggio di fare 2 punti in più del rapporto deficit-Pil avrebbero governato 50 anni. Non so che succederà, so che abbiamo sbagliato, so che ci hanno fottuto diciamoci la verità”.

Il commissario di Forza Italia ha ammesso che al momento in Sicilia la casa dei moderati, così non può partire. E chissà se mai partirà. Mentre ai dirigenti e ai pochi curiosi della “Leopolda” siciliana non resta che applaudire il presidente Ars, cioè colui che un tempo fu uno dei principali nemici politici della sinistra.

 

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