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Da oggi, con questo video sulla preparazione del cannolo, inauguriamo questa nuova rubrica sulla preparazione dei dolci, che nasce grazie alla collaborazione con “Dulcis inside“, fondato da Giuseppe Marrone, pasticcere palermitano trapiantato ormai da più di 5 anni a Milano, e da sua moglie Emanuela Bova Conti.
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“Io sono nato in Sicilia e lì l’uomo nasce isola nell’isola e rimane tale fino alla morte, anche vivendo lontano dall’aspra terra natìa circondata dal mare immenso e geloso. (Luigi Pirandello)
Tra mito e realtà si snodano storie e racconti sui cannoli e sulle sue origini. In quel di Caltanissetta tra XVI° e XVII° secolo, ci troviamo in un harem di un sultano e accade che le sue concubine, per entrare nelle sue grazie, gli prepararono proprio dei magnifici cannoli.
A Carnevale ogni scherzo vale e allora ecco che, secondo un’altra leggenda, il cannolo prende il suo nome dal rubinetto da cui “per scherzo” si fece fuoriuscire della candida crema di ricotta al posto dell’acqua.
A dar credito all’etimologia, veniamo condotti sulle rive di un fiume, dove “la canna di bambù”, una volta spezzata diventa l’oggetto su cui si arrotola la pasta. E da qui nasce la parola “cannolo” indicando proprio una piccola canna mozzata. Gli antropologi, dal canto loro, videro nel cannolo e nella sua forma un forte richiamo alla fecondità, un simbolo alla prosperità. Ecco perchè in tutti i miti, spesso il cannolo viene associato alle donne, che incarnano proprio il valore della fecondità.
Se il mito ci culla con le sue storie, è la realtà di sicuro a esaltare il mito dei cannoli, perché la loro ricetta ci parla di radici e territorio e ancora di profumi che riecheggiano la storia. Un cannolo è la fotografia della Sicilia, i pascoli ci danno una materia prima “la ricotta” che gli Arabi seppero condire con il miele, regalandoci l’ambrosia siciliana. La frittura il “leit motiv” delle prelibatezze sicule, fissa sulla “scoccia” del cannolo le riconoscibili bollicine, tutte diverse quasi a simboleggiare le variopinte personalità dei siciliani. E ancora lasciamoci inebriare dai canditi di arancia e dalla granella di pistacchio, tra profumi e sensazioni, come a voler lasciare un marchio indelebile “il territorio” adagiato sul morbido letto di ricotta. “Cui nun ni mancia, si fazza ammazzari” così recita un proverbio siciliano, riferendosi ai cannoli, e allora perché non prendere spunto da questo video per appagare il nostro senso “di appartenenza”.
Il team di Dulcis Inside
Giuseppe Marrone
Emanuela Bova Conti