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Il castello di Taormina tra le tele di Caravaggio: sulle tracce del pittore in Sicilia

lunedì 1 Novembre 2021

Siracusa e Messina ospitano le uniche opere di Caravaggio presenti in Sicilia. Nel capoluogo aretuseo, potete ammirare il Seppellimento di Santa Lucia mentre, se vi trovate nella città dello Stretto, sappiate che il Mu.Me. il Museo Regionale Interdisciplinare di Messina, espone ben due tele del Merisi: Adorazione dei pastori e Resurrezione di Lazzaro. Ad unire i capolavori delle due città, un viaggio tra le bellezze paesaggistiche della Sicilia Orientale, legate idealmente da un castello: il Castello di Taormina.

Le cronache raccontano che il pittore lombardo, tormentato dai suoi fantasmi, sostò con certezza a Siracusa, Messina e Palermo, lavorando su commissione e ispirando diversi “caravaggeschi”. Ma se la presenza nelle grandi città dell’Isola è certa, molto più misterioso è il viaggio che lo condusse in questi luoghi. Cartina alla mano, il Castello di Taormina, si trova proprio lungo il percorso che, dalla città aretusea, porta a Messina. Non sappiamo se il Merisi sentì parlare del Castello di Taormina, se attraversando quegli stessi luoghi che oggi circondano il maniero, abbia trovato ispirazione per le sue tele siciliane oppure no.

Tuttavia, se oltre a essere appassionati d’arte, avete voglia di scoprire un territorio protagonista della fuga di Caravaggio, vi invitiamo a visitare Taormina e il suo castello. Del resto, la Perla dello Ionio –  proprio come una calamita – attrae da secoli pittori provenienti da tutto il mondo. Con i suoi colori e la sua storia, è il luogo ideale in cui esprimere il proprio estro e la propria visione della vita. Chissà se i suoi colori vivaci avrebbero attratto o meno il Caravaggio o se piuttosto, il suo talento, sarebbe stato stimolato dalla natura e dal mistero che aleggia attorno al maniero…

Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (dal nome del borgo omonimo presso Milano), nasce nel 1571. Più o meno in quegli anni, nel 1547, in epoca spagnola, Giacomo Balsamo assumeva la carica di vicario generale di Taormina. In questo periodo, per devozione alla Madonna della Rocca, grazie all’Abate Francesco Raineri e al prezioso contributo di Geronimo Venero, arcivescovo di Messina, fu costruita una chiesetta che mantenne la conformazione a grotta della roccia, conosciuta come “pietra di Taormina”. Potrebbe essere questo lo scenario che si presentò agli occhi del pittore in fuga in Sicilia?

Del resto, i  luoghi e i volti scelti da Caravaggio sono inconfondibili e ne connotano la sua firma. In tutte le sue opere ritroviamo un equilibrio perfetto fra luci e ombre, una ricerca del “vero” che, da secoli appassiona milioni di persone in tutto il mondo. Lo stesso vale per le opere siciliane che appaiono più cupe, tormentate e a tratti senza speranza. Per il Merisi, la Sicilia è sì una terra in cui rifugiarsi ma anche luogo dove si sviluppa, dove cresce il suo tormento. Genio e sregolatezza lo portano a grandi successi e a grandi eccessi tanto da uccidere, a Roma, nel 1606 in una delle sue tante liti, Ranuccio Tommasoni. Condannato a morte per decapitazione, fugge prima a Napoli, poi a Malta e infine a Siracusa.

Per alcuni, fu proprio Caravaggio a dare il nome di “Orecchio di Dionisio” alla famosa grotta del Parco Archeologico della Neapolis di Siracusa e che proprio la latomia sia stata scelta come sfondo (ma in realtà, forse, co-soggetto principale),  per una delle sue opere più belle: Il Seppellimento di Santa Lucia. Nell’Ottobre 1608 il pittore ricevette dal Senato di Siracusa la commissione di realizzare una pala d’altare. Il dipinto fu completato in due mesi ed era già esposto per le celebrazioni del 13 dicembre 1608. La patrona della città di Siracusa, uccisa per decapitazione, era il soggetto ideale per quella che era diventata un’ossessione per il pittore maledetto, in eterna lotta con i propri incubi che lo condannavano alla stessa sorte. Oggi la tela, dopo un recente restauro, è esposta nel luogo originario, la Basilica Santuario di Santa Lucia al Sepolcro.

La seconda tappa del nostro viaggio ci porta Messina dove un ricco commerciante genovese, Giovanni Battista Lazzari, commissionò a Caravaggio una Resurrezione di Lazzaro. Il senato messinese commissionò invece l’Adorazione dei pastori, una natività povera, autentica, senza orpelli o decorazioni.

Il periodo siciliano di Caravaggio, che comprende anche la Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi, capolavoro palermitano trafugato e mai più ritrovato nel 1969, rappresenta un momento determinante nella vita personale e artistica del pittore. Scoprire le bellezze della Sicilia immaginando di guardarla con i chiaroscuri del Merisi, può essere una chiave in più per scavare nel mistero di un genio assoluto.

 

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