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Il mondo irreale dei bambini di oggi è diversamente fiabesco da quello delle vecchie generazioni

venerdì 23 Marzo 2018

Mentre io crescevo con Candy e mi identificavo in lei, i maschietti si identificavano in personaggi come “Za-Gor-Te-Nay”, “lo Spirito con la Scure”.

Quello di oggi è un mondo irreale come quello che ha cresciuto me e la mia generazione, fatto di gnomi e fatine, ma diversamente fiabesco, perché trasmette altri valori, forse, non certi, stabili, definiti, ma capricciosi, criptici, sempre dinamici, in continua trasformazione o evoluzione.

Questo è, in fondo, il nuovo mondo: fatto di apparenza, di computer e virtualità. Un mondo fatto non di relazioni, quanto di reti “umane” e più queste sono grandi e più si accresce il proprio potere, le proprie possibilità.

I cartoni di oggi, difatti, mutano continuamente, evolvono, non sono scontati. Tutto questo ha un indubbio effetto. Uno positivo: i bambini di oggi sono “informatizzati”, sono, cioè, più forti in informatica e tecnologia. L’altro negativo: tutta questa povertà di narrazione induce a pensare che lo spirito che alimenta i bambini sia un po’ superficiale e povero umanamente.

Vengono fomentati: “compulsione al possesso”, individualismo non sano, rifugio nel mondo virtuale, impoverimento dei rapporti umani. Il nichilismo si annida nel possesso delle cose.

Certo, il computer è sempre lì, è presente, risponde a tutte le domande, è un compagno stimolante. Non è frustrante come i genitori, impegnati e nervosi, sempre pronti a distruggere o intaccare l’ “armonia” del silenzio trovato in una stanza, con tanti amici virtuali che si fermano a conversare con noi, arricchendo le loro battute con faccini ed emoticom. Gli amici risultano molto più simpatici e carini su messenger. Solo col tempo e con la maturità, si comprende che non è facile, per un genitore, comportarsi “con leggerezza”.

La sensazione che offre il computer è di onnipotenza: si può apparire quel che si vuole, a differenza di quando si esce e si sperimenta la sensazione di inadeguatezza nel confronto sociale o di fronte alle richieste sociali. Lì, dietro al computer, qualsiasi richiesta si può soddisfare. Se non si sa qualcosa, niente paura! Basta spulciare su internet due secondi e l’altro non si potrà accorgere di un difetto culturale. Nulla togliendo all’accezione totalmente positiva legata al buon utilizzo dei mezzi tecnologici e di come siano essenziali e utili per la crescita delle abilità percettive e cognitive.

Fatte queste riflessioni, su google leggo, invece, che i valori che guidano le Winx –tanto per citarne una tra tutte le opere audiovisive di animazione che hanno sfornato le nuove generazioni di illustratori- sono quelli di amicizia, onestà e lealtà. Sono positive, solari e determinate, sono sexy e hanno la grinta che occorre per vincere. La femminilità o l’identità femminile che veniva trasmessa ai miei tempi era diversa, ancora troppo carica di stereotipi e tabù non sani, a vantaggio di una cultura maschilista ed egoista, che aveva così largo spazio per se stesso.

L’evoluzione ha portato a un cambiamento del concetto della femminilità, negli aspetti positivi e in quelli negativi.

In qualsiasi opera, l’artista comunica e proietta il proprio mondo interno, i propri ideali, il contesto storico di riferimento, l’interpretazione che dà ai bisogni dei destinatari delle sue creazioni. Il disegnatore delle Winx, dei Dragon Ball, dei Pokemon, non fanno altro che proiettare e rispecchiare credenze e valori propri e non.

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