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Il Natale nella Missione di Speranza e Carità di Biagio Conte | FOTO

giovedì 31 Dicembre 2020

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“Sarà un Natale diverso”! Ce lo siamo ripetuti per settimane e così è stato per tutti. Ma vi sono luoghi in cui la diversità ha inciso più pesantemente. Tra questi certamente la Missione di Speranza e Carità fondata da Fratel Biagio Conte che già circa due mesi prima aveva subito un blocco di tutte le attività, essendo stata dichiarata “zona rossa” in ben quattro delle sue sedi.

Come è stato il Natale del 2020 lo chiediamo per primo a padre Pino Vitrano che è rimasto per 25 giorni chiuso nella sede di Via Decollati insieme a duecento ospiti immigrati. “Anche il periodo di isolamento – ci dice – è stato utile per abituarci all’idea che non sarebbe stato un Natale come quello degli altri giorni. Ci siamo detti che doveva essere più essenziale, più sobrio e più fraterno e così è stato. È stato come meno confusione, meno persone, meno iniziative, ma con più raccoglimento, più preghiera, più attenzione ai fratelli tutt’ora presenti.”.

Il Natale è stato anche la circostanza che ha visto Fratel Biagio rientrare a vivere con i suoi. Ritornato precipitosamente allo scoppio della seconda ondata del Coronavirus dal Belgio dove si trovava nel suo peregrinare per l’Europa, non ha potuto fare rientro in Missione e ha vissuto una lunga quarantena di preghiera e di servizio in una struttura agricola a contrada Portella di Pero a Godrano, tornando a Palermo due settimane prima del 25 dicembre.

Proprio per le novità e le regole prodotte dalla pandemia il tradizionale incontro pre natalizio con i missionari e i volontari che operano nelle sette strutture della Missione si è svolto quest’anno a ranghi ridotti. Solo una cinquantina sono potuti ritornare per qualche ora pomeridiana nel salone di Via Archirafi esprimendo con gli occhi e con il cuore la gioia di ritrovarsi insieme dopo le dure prove che la pandemia ha costretto tutti ad affrontare.

Nell’occasione Fratel Biagio ha ringraziato i presenti e quanti nei mesi precedenti si sono prodigati per il bene della Missione. E poi ha aggiunto: “Il virus ci sta mettendo a dura prova, ma facciamo una riflessione affinché quello che sta succedendo non venga visto solo in modo negativo, ma serva per rivedere e riflettere sui nostri errori e peccati commessi. Adesso sarà nostro dovere correggere e mettere ordine, liberandoci da tutto ciò che è male e negativo e così possiamo contribuire al più presto al bene di questa sofferta società”.

“È stato molto bello – racconta Riccardo Rossi, ritornando a quel pomeriggio – poterci rivedere anche se non abbiamo potuto riabbracciarci dopo tanti mesi di isolamento. Ci siamo ridetti il vero motivo che ci fa lavorare insieme, il servizio ai più poveri, e il primo motivo che ci fa stare insieme, l’amore di Dio. Abbiamo rinunziato anche al tradizionale taglio e distribuzione del panettone, ma forse è stato ancora più bello, certo più significativo”.

Nella stessa occasione è iniziata la distribuzione del calendario della Missione che quest’anno è dedicato ai luoghi di preghiera che grazie alla Missione si sono costruiti in tante zone della nostra Regione e il numero di dicembre del giornale che racconta con dovizia di particolari la fatica degli ultimi mesi e le testimonianze che alcuni ospiti hanno offerto a tutti.

Sorella Alessandra ha presentato un prezioso volumetto dal titolo “Maria, Madre delle Virtù”, che reca il commento e la spiegazione dell’icona che la stessa ha prodotto nei mesi scorsi ed è arricchito da numerose testimonianze di persone che da varie parti d’Italia si sono coinvolte con l’esperienza fatta in una delle sedi della Missione.

Un altro momento molto significativo è stato vissuto la vigilia di Natale. La tradizionale Messa dell’Arcivescovo di Palermo quest’anno è stata celebrata con un numero ristretto di partecipanti, in un orario insolito, ma con la stessa profonda religiosità. Ad essa si è aggiunto un momento molto significativo. Il Gruppo del Masci di Trabia ha portato in Missione “La luce della Pace”, una fiamma perenne che arde nella Chiesa della Natività a Betlemme alimentata da moltissimi secoli, con l’olio donato a turno da tutte le Nazioni cristiane della Terra. A dicembre ogni anno da quella fiamma ne vengono accese altre che vengono diffuse su tutto il pianeta come simbolo di pace e fratellanza fra i popoli. Nel corso degli anni per opera degli Scout prima austriaci e poi italiani essa viene portata ovunque qualcuno in Italia si impegna a non farla mai spegnere. Da Natale di quest’anno nelle sedi di Via Archirafi, via Decollati e in quella femminile arde questa fiammella che i volontari della Missione si sono impegnati a non far mai spegnere. L’onore di presiedere a questo semplice gesto è toccato a mons. Corrado Lorefice.

Mons. Lorefice è giunto in Missione nel primo pomeriggio, mentre la comunità stava ancora preparando il presepe all’esterno della chiesa. Come ogni anno un agnellino faceva parte della rappresentazione di cui sono protagonisti i bambini. Nell’occasione Biagio Conte, ha rivolto un appello per donare, in questo Natale, un letto: una rete, un materasso e un cuscino per i poveri accolti. “Aiutateci a migliorare il luogo dove dormono e vivono. Vogliamo dare più dignità ai poveri, insieme possiamo farcela”.

“Ciò che ci accomuna – ha detto l’arcivescovo nell’omelia della M – è il desiderio che si realizzi la promessa del Signore, che la nostra vita non sia più abbandonata né tantomeno devastata. Oggi ciò che ci accomuna è questo desiderio di salvezza, di conoscere l’opera di Dio nella nostra vita”. E prima di concludere ha rivolto un ricordo alle “mamme che hanno partorito attraversando questo mare” e di quelle che “sono morte”. “Non prevalgano – ha finito – l’arroganza, la chiusura, l’interesse, l’insensibilità, non si costruiscano muri, già nel cuore, prima ancora che fisicamente”.

“Abbiamo dovuto rinunziare – conclude Rossi – a tanti altri tradizionali momenti di convivenza e di spiritualità. L’esperienza della pandemia ha cambiato tutti noi e molte consuetudini che adesso non si possono più ripetere. È diminuito il numero dei fratelli ospitati e sono aumentate le regole per la convivenza quotidiana. È aumentata la responsabilità dei volontari e la consapevolezza del compito che il Signore ci chiede di svolgere. Nel complesso c’è un’aria di maggiore fratellanza, mischiata ad una maggiore fatica”.

Di Francesco Inguanti

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