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Il pomodorino che parla albanese. Da Tirana a Vittoria la filiera della frode

mercoledì 15 Febbraio 2017

Pomodorini albanesi venduti come siciliani. I finanzieri del Comando provinciale di Ragusa hanno denunciato un vittoriese per frode. L’indagine nasce da una segnalazione del Ministero delle Politiche Agricole e da un controllo nel magazzino di lavorazione di una società all’ingrosso di frutta e ortaggi, dove erano state riscontrate anomalie sulla provenienza e tracciabilità dei prodotti ortofrutticoli. L’azienda avrebbe acquistato 200 quintali di pomodori in Albania che una volta entrati in Italia dal porto di Bari, tramite una società di Polignano a Mare, è stato fatto figurare, ma solo a livello cartolare, come destinato in parte al mercato ortofrutticolo di Padova. Di fatto è stato accertato che tutto il quantitativo è stato dirottato su Vittoria. Nella sede della società il pomodoro albanese è stato poi mischiato con quello locale e destinato alla vendita come pomodoro di alta qualità made in Sicily, peraltro in un periodo dell’anno in cui registrava un valore di mercato elevato che ha permesso di ottenere proventi per circa 20 mila euro. Il tutto approfittando del fatto che il prodotto era destinato alla grande distribuzione e che i titolari non sarebbero stati in grado di accorgersene, visti gli elevati giri d’affari. Il rappresentante legale della società vittoriese e’ stato denunciato per frode in commercio e importazione ai fini di commercializzazione di prodotti agroalimentari recanti false indicazioni di provenienza.

 “Episodi di questo tipo sono vere e proprie truffe a danno sia dei consumatori che dei coltivatori. Questo perché ai cittadini vengono venduti prodotti falsificati, privi cioè delle caratteristiche promesse, consentendo a chi commette tali reati di incassare proventi illeciti a danno degli agricoltori onesti”. Lo afferma il segretario nazionale del Codacons Francesco Tanasi, commentando l’esito degli indagini della Guarda di Finanza di Ragusa che ha portato alla denuncia di un imprenditore del Ragusano che avrebbe venduto come siciliani pomodori che in realtà venivano dall’Albania. “La tutela del ‘Made in Sicily‘ – aggiunge Tanasi – necessita di una intensificazione dei controlli perché il nostro timore è che il caso dei pomodori albanesi scoperti a Vittoria non sia affatto un episodio isolato e che molti operatori senza scrupoli immettano sul mercato finti prodotti siciliani provenienti dai Paesi come Cina, Spagna e Tunisia”.

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