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Il questore Longo lascia Palermo per Vibo Valentia. “Cosa Nostra si è trasformata”

mercoledì 22 Febbraio 2017

renato_cortese_provenzanoIl momento è giunto. Il questore di Palermo Guido Longo passa il testimone a Renato Cortese, colui che prese Bernardo Provenzano (accanto), che prenderà l’incarico dal 1 marzo; Longo si accasa a Vibo Valentia  e da l’ultimo saluto alla sicilia durante la conferenza stampa sull’operazione che ha sgominato due gruppi di palermitani, napoletani e calabresi che rifornivano di droga i professionisti del capoluogo. Grandi dosi di stupefacenti (cocaina, marijuana, hashish ed eroina) arrivavano nel capoluogo siciliano da Calabria, Campania eanche dall’Albania.

“Vado via da Palermo e il mio saluto alla città significa anche l’abbandono della Polizia di Stato. Un passo triste per me dopo 39 anni di servizio effettivo, trascorso in Calabria, in Sicilia, in Campania e in parte anche a Roma. Ha un significato particolare, è un passo pesante, ma per me è anche una sfida”.

Per Longo si tratta di un ritorno in Calabria, avendo lasciato Reggio poco più di un anno fa .”Torno in Calabria che ai miei inizi mi ha accolto a braccia aperte, lì mi sono formato – ha aggiunto – La ‘ndrangheta non sarà una novità per me, quello che è nuovo è l’approccio. Ringrazio il ministro dell’Interno per la fiducia che ha riposto in me, spero di ripagarla”.

Nel corso di saluti ha ribadito che “la mafia non è finita, è finita quella corleonese. Cosa nostra oggi si è trasformata; è molto più subdola e soft, da punto di vista economico è sempre presente. I sistemi economico-finanziari sono talmente complessi che è difficile individuarla, ma c’è, inquina l’economia, distrugge e azzera il mercato sano. Dobbiamo impedirlo”.

Per Longo anche l’arrivo a Palermo nello scorso anno era stato un ritorno: infatti il Questore aveva a lungo militato come dirigente delle sezioni narcotici e omicidi e poi come vice capocentro della Dia. A lui si devono le indagini sulla strage in cui perse la vita Giovanni Falcone. Al suo ritorno, lo scorso anno, ha “trovato una Palermo cambiata meglio”, afferma. “Una società civile che è molto attenta a quello che succede, molto vigile, che osserva quanto fanno le istituzioni. E un bene che queste ultime vengano osservate, noi siamo al servizio dei cittadini, il nostro lavoro non è gestione di un potere”.

Alla fine un monito all’informazione. “La stampa oggi ha un ruolo importante, la gente chiede verità e questo Paese ha bisogno di verità perché su questa si fonda il futuro dell’Italia – conclude il questore – Siamo in una fase di assestamento e transizione, ma io sono fiducioso in un futuro migliore, che le nuove generazioni porteranno avanti. Credo molto nei giovani che dobbiamo formare, questa è la nostra mission”.

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