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Il valzer degli innamorati. Sei passi avanti, sei passi indietro e… casquè!

giovedì 4 Giugno 2020

Liberi Nobili,

i vostri feedback mi riempiono di gioia e vi ringrazio perché mi consentite di fare delle vostre emozioni la mia tavolozza. Oggi rispondo a un’affezionata lettrice, la cara Martina, che mi scrive:

Perché molte persone sembrano approcciarsi in maniera amorosa (baci, tenersi per mano, etc.) ma, nel momento in cui si vuole stabilire una vera e propria relazione come coppia fissa, arretrano e scompaiono? Per, poi, tornare ma con gli stessi dubbi e, quindi, riandarsene?

Come si può lavorare sul perenne senso di inadeguatezza personale?

Le domande postemi da M. hanno un minimo comune multiplo che è costituito dal perenne senso di inadeguatezza personale –oltre che dalla speranza, non solo sua ma anche mia, di estrapolare fra le mie parole un barlume di speranza e di verità scientifica che possa placare i tormenti interiori e illuminare il proprio cammino evolutivo.

Qualunque paura e insicurezza, invero, per quanto si tenti di mantenerla segreta, trapela attraverso tutti i pori del nostro corpo come i preconcetti, le convinzioni, le credenze. Chi si sente più inadeguato, ci sarebbe da domandarci? Lei o questi fantastici che fanno sei passi avanti e, poi, puff! Si dileguano. Questo caratteristico movimento, prevalentemente mascolino, è, fra l’altro, un classico che porta l’uomo intanto ad avere potere decisionale sulla donna (un egoistico e distonico retaggio culturale), mal interpretando il fatto che, per tradizione, sia l’uomo a (illudersi di) corteggiare e conquistare la donna, facendosi prendere dall’entusiasmo, coinvolgendo anche l’altra fino a irretirla completamente per, poi, cambiare idea, disamorarsi o farsi attrarre da qualcos’altro.

Nel valzer l’uomo conduce la donna, le invia segnali che lei segue ma la direzione la decidono entrambi. Queste regole del ballo danno un’idea di quanto sia importante che in una coppia ognuno giochi il suo ruolo in modo chiaro (Mariateresa Grasso). Non parliamo di padrone-schiava, di uno che comanda e l’altra che esegue ma di compiti e funzioni. Ognuno deve fare la propria parte. È più che lecito il fatto che, durante la fase di frequentazione, si possa sentire il desiderio di andare oltre e tentare di far coppia il più a lungo possibile oppure che, proprio conoscendo maggiormente l’altro, si voglia finirla lì. Capita che si ritorni indietro sui propri passi proprio dopo essersi allontanati ma è lecito farlo non più di una volta. Altrimenti, il copione che si riproduce è quello tipico del borderline, intriso di incoerenza, instabilità, attacco-evitamento-fuga e con la capacità, direi pericolosa per l’altro, di fare toccare il cielo con un dito e, poi, il contrario: l’abisso. Da chi sono attratti i borderline? Dove possono attraccare i loro piccoli ormeggi? Proprio in quei porti che sanno di sicurezza, che a loro manca, perché ci sono sempre anche se altrettanto insicuri e fragili. Ragioni evolutive e divine sono alla base dell’attrazione perciò non è da me che dovete farvi governare ma dal vostro istinto, sebbene certe direzioni non siano affatto da intraprendere perché portano alla sofferenza. Ecco perché, se esiste consapevolezza di avere delle ferite interiori che rendono un facile bersaglio per coloro che chiamerei narcisisti borderline, c’è una sola cosa da fare: seguire un percorso clinico adeguato che porti all’analisi e allo svelamento di quelle distorsioni percettive relative al rapporto con se stessi, con gli altri e con le figure significative dell’infanzia.

Un’altra riflessione che vorrei si tenesse bene a mente è quella che riguarda la società odierna: una società che fomenta un determinato tipo di disturbi e disagi di personalità. Un sistema che è stato definito “liquido” dal sociologo Bauman in quanto i legami fra gli individui sono, quasi, inconsistenti, liquefacenti appunto. C’è molta leggerezza e superficialità che caratterizza le relazioni umane. Se un’amica sta male tanto da essere invalida, spesso, anche se la si sa sola e in difficoltà, si riesce a chiederle “Come stai?” ma non si sacrifica il proprio tempo libero o non lo si ritaglia per alleggerirla, non le si chiede: “Hai bisogno di qualcosa? Vuoi che dormo a casa tua?”. La continua incertezza che si vive in tutte le dimensioni di funzionamento individuale, la tendenza a dare valore e peso a ciò che si può offrire (positività, allegria, buona compagnia) più che a quello che si è comporta un grave senso di inadeguatezza, di fragilità. Occorre investire il più possibile sulla propria identità professionale, tentando di accrescere la propria autostima accumulando soddisfazioni personali ed economiche, conquistando la propria autonomia, andando a vivere da soli e, quindi, separati dai genitori che, purtroppo, alimentano, spesso, senza volere, sentimenti negativi, arrendevolezza e altre paure e, non ultimo, circondarsi di persone positive che contribuiscano a renderci dei dispensatori di benessere che attraggono opulenza e benignità.

In amore è come se si danzasse il valzer: un passo indietro, due avanti e, poi, indietro ancora. È un morire e rinascere continuo. Se muore lasciatelo morire, se vive lasciatelo vivere! In questo sta la magia.

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