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Arancia Meccanica in ospedale. In manette i 7 aggressori di Capodanno [Video]

giovedì 16 Febbraio 2017

Nel primo giorno del 2017 Rosario Puleo, un medico del pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele di Catania, è stato aggredito da un gruppo di persone. In manette era finito, in breve tempo, Mauro Cappadonna per cui la squadra mobile ha eseguito una ordinanza agli arresti domiciliari, accusato di lesioni aggravate ed interruzione di pubblico servizio. Il raid, hanno confermato gli investigatori, scaturì dal rifiuto del medico di fornire il nominativo di una persona che, coinvolta in un incidente stradale con l’auto della moglie di Cappadonna, era stata poco prima visitata nel Pronto Soccorso dell’ospedale.

aggressione-medico-v-emanueleLo stesso provvedimento restrittivo è stato eseguito nei confronti di altri sei presunti partecipanti al raid nell’ospedale Vittorio Emanuele. Sono l’operatore del 118 Salvatore Di Maggio, di 42 anni, Federico Egitto, di 20, Santo Antonino Lorenzo Guzzardi, di 25, Giuseppe Tomaselli, di 32, Luciano Tudisco, di 24, ed Angelo Vitale, di 20. I reati contestati, a vario titolo, dal Procuratore Carmelo Zuccaro e dal sostituto Martina Bonfiglio sono lesioni aggravate, violazione di domicilio, interruzione di pubblico servizio e minacce a pubblico ufficiale. Il provvedimento, emesso dal Gip su richiesta della Procura Distrettuale, si basa su indagini della Squadra Mobile che hanno permesso di individuare gli altri presunti autori dell’ aggressione. Le indagini si sono avvalse della testimonianza di decine di persone, compresa quella di Puleo, e della visione dei filmati dell’impianto di videosorveglianza dell’ospedale.

carmelo-zuccaro“Ci aspettiamo sempre che i responsabili dei servizi pubblici facciano il loro dovere. Siamo di fronte a un’aggressione vigliacca, avevamo il dovere di individuare tutti i responsabili. Siamo sensibili a questi temi e noi continueremo a perseguirli”. Questo è quanto afferma il procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, che continua. “Di fronte a un cittadino che, senza essere un eroe, ma con dovere civico denuncia e collabora, col coraggio di chi sa che fa il proprio dovere noi non staremo fermi”.

“Con l’educazione non ottieni nulla, se sei educato te la mettono nel c…”, per questo si “meritano una sugghiata di coppa (una dose abbondante di legnate, ndr”), adesso “dovete andare a dare legnate al medico”. Queste le parole di uno degli indagati, Salvatore Di Maggio, agli arresti domiciliari, che ha aperto la porta d’ingresso del pronto soccorso agli aggressori, servendosi del codice di accesso. “Ha agito in maniera spudorata – ha ricostruito il procuratore Zuccaro – senza avere consapevolezza del proprio ruolo. E questo tipo di abuso, a qualsiasi livello di pubblica amministrazione, deve essere perseguito”.

Lo riporta il Gip Sebastiano Di Giacomo Barbagallo nell’ordinanza di custodia cautelare, sostenendo come Di Maggio abbia avuto “un ruolo determinante nell’intera vicenda”, permettendo agli altri sei indagati di “introdursi contro la volontà degli infermieri preposti al controllo degli ingressi, all’interno del pronto soccorso e aggredire il medico di servizio, con schiaffi”. Puleo è, successivamente, stato preso a calci e pugni mentre si trovava a terra, provocandogli un trauma toracico con infrazione della prima costola, giudicato guaribile in 20 giorni.

“Le incontrovertibili emergenze – continua Barbagallo nell’ordinanza – comprovano la radicata ingerenza di dinamiche tipicamente paramafiose che non potevano certamente essere ignorate da quanti hanno la responsabilità di organizzare il lavoro e i servizi di una struttura ospedaliera di grandi dimensioni nel pieno centro di un quartiere notoriamente difficile”.

Secondo il Gip, inoltre, le autorità amministrative hanno ritenuto “superfluo garantire, tramite la presenza di un posto fisso di polizia, le necessarie condizioni di tranquillità e sicurezza al personale sanitario che, giorno e notte, vi esercita delicatissime attività professionali“. Da qui lo stesso Barbagallo prende spunto per spiegare il “comportamento omissivo” delle due guardie giurate in servizio il giorno dell’aggressione nell’ospedale, che, “non si sono attivate in maniera efficace, nonostante ne avessero l’obbligo giuridico”, probabilmente intimorite. Ma la richiesta d’arresto per le guardie è stata respinta in quanto il mancato intervento non sarebbe collegato a “mere logiche di connivenza”.

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