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La band “Scala Mercalli” ricorda la Battaglia di Calatafimi | VIDEO

venerdì 22 Novembre 2019
Scala Mercalli Battaglia Calatafimi

La band di origine marchigiana “Scala Mercalli“, con l’Associazione “Segesta nel Sogno”, ricorda i caduti di Pianto Romano con il nuovo brano musicale “The 1000 (Calatafimi Battle)“, tratto dall’album “Independence “, uscito per Alpha Omega Records a inizio 2019. Ecco alcuni versi: “1089 volontari garibaldini insieme a circa 300 insorti siciliani sconfissero per la prima volta l’esercito borbonico/austriaco formato da circa 2.000 soldati meglio equipaggiati ed armati“.

Scala Mercalli Battaglia di Calatafimi

Così è vista dalla band marchigiana, che si ispira ai temi e ai grandi personaggi legati al Risorgimento e all’Unità d’Italia, in attività dal 1992 con numerosi album e importanti partecipazioni ai principali festival rock sia in Italia che all’estero,  la discussa Battaglia di Calatafimi che, avvenuta il 15 Maggio 1860, vide i “Mille” di Garibaldi, a cui si aggiunsero centinaia di picciotti siciliani, scontrarsi contro le truppe borboniche guidate dal generale Landi, che scelse la via della ritirata su Palermo.

 

Oggi gli Scala Mercalli interpretano in pieno la filosofia portata avanti dall’Associazione “Segesta nel sogno” che si è fatta carico dell’arduo compito di gestire l’imponente monumento nazionale di “Pianto Romano“, nei documenti dei primi del secolo XVII chiamato Chianti di Rumanu, Vigneto di giovani piante della famiglia Romano, progettato da Ernesto Basile. “Segesta nel sogno” è un’associazione culturale nata nel 2016 con la volontà di dare un forte contributo alla città. Presieduta da Giuseppina Catalano, una donna impegnata, combattiva e di grande forza, perfetta rappresentante di questo gruppo coeso, fatto di uomini e donne intraprendenti, di alta levatura umana e culturale, organizza eventi e progetti per la comunità, affinché il passato non sia dimenticato.

Il Mausoleo

Battaglia CalatafimiL’appello iniziale per la costruzione di un monumento che raccogliesse i resti dei caduti e ricordasse la battaglia di Calatafimi del 15 maggio 1860, fu lanciato il 9 settembre dello stesso anno da un comitato di abitanti del piccolo centro. Fu progettato nel 1885 da Ernesto Basile, ma fu solo il 15 maggio 1892 che il sindaco Salvatore Cabasino, alla presenza del generale Paolo D’Oncieu de la Bâtie rappresentante del re Umberto I, poté inaugurare il sacrario di Pianto Romano.

Il Mausoleo custodisce i resti dei volontari garibaldini e dei soldati borbonici caduti in battaglia: i soldati napoletani, usciti quella mattina da Calatafimi, dove si erano acquartierati nei giorni precedenti, erano schierati in cima al colle in posizione dominante; i volontari garibaldini, che arrivavano da Salemi, si schierarono dirimpetto sul colle Pietralunga. L’arduo scontro, durato circa quattro ore, si concluse quando i garibaldini, dopo ripetuti ed estenuanti assalti, conquistarono la cima del colle, provocando la ritirata dei soldati borbonici verso Calatafimi.

Fra i volontari garibaldini ci furono 41 morti e 126 feriti, mentre fra i soldati napoletani 62 feriti e circa una trentina di morti. I corpi dei caduti furono lasciati sul campo di battaglia e seppelliti, solo in seguito, in una fossa comune segnalata da una semplice croce. Dopo 32 anni venne inaugurato, come già detto, il Mausoleo. Il monumento, che sorge proprio sulla sommità dell’altura che fu teatro di quella Battaglia e di cui Garibaldi scrisse: “Calatafimi, avanzo di cento pugne, se all’ultimo mio respiro gli amici mi vedranno sorridere per l’ultima volta di orgoglio, sarà ricordandoti: poiché io non rammento una combattimento più glorioso”, è severo e lineare, alto trenta metri, a base quadrata, con mura scarpate orizzontalmente sagomate, di compatto calcareo di Alcamo, coronata da fregio e cornice dorica con acroteri agli angoli, raccordata per mezzo di gradini a un alto obelisco e conci, ornato a metà della sua altezza da una severa corona di bronzo con la Trinacria e due palme.

Alla fine del viale dei cipressi, in Viale della Rimembranza, il 15 maggio 1960 è stata posta una stele, regalo della Regione Siciliana in occasione del centenario del combattimento, in cui sono scritte le famose parole che Garibaldi disse a Nino Bixio: ”Qui si fa l’ italia o si muore”.

 

Qui il sito dell’Associazione “Segesta nel sogno” e il brano:

 

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