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La Fondazione Terzo Pilastro disposta a investire in Sicilia, Emanuele: “Questa terra mi ha insegnato tutto”

domenica 23 Aprile 2017

Il presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, Emmanuele Emanuele, è intervenuto ad un forum organizzato dall’Italpress. Originario di Palermo, Emanuele crede nel mecenatismo e nella filantropia e, durante l’incontro presso l’agenzia di stampa, racconta i progetti realizzati e da realizzare con il Terzo Pilastro e con la Fondazione Roma, di cui e’ da tempo punto di riferimento, “per restituire qualcosa alla società, in particolare alla mia città”, spiega. Dagli investimenti, al sostegno al mondo paralimpico fino agli eventi culturali.

“Sostengo in maniera determinata il mondo paralimpico, e in particolare alcune eccellenze nel campo della scherma, come l’Accademia Musumeci Greco e la Lazio Scherma Ariccia, il cui stadio porta il mio nome, e poi l’Aniene nel canottaggio. Iniziative simili anche in Sicilia? Noi siamo pronti a sostenere là dove c’è bisogno. Ma non voglio interagire con le attività dei permessi e delle autorizzazioni. Nel momento in cui c’è una volontà manifestata e un progetto pronto, io ci metto i soldi“.

“Una delle regole per crescere nella vita è fare attività sportiva – ha continuato – Sono il principale sostenitore privato del mondo paralimpico, più di noi investe soltanto una realtà pubblica, l’Inail. Sono membro d’onore della Federazione Scherma e della Federazione Canotaggio. Ancora oggi vogo e tiro di scherma, e mi faccio il bagno nel Tevere. Lo sport educa: lealtà e rispetto dell’avversario, non esaltazione nella vittoria, non abbattimento nella sconfitta. Bisognerebbe introdurlo nelle scuole. E i diversamente abili – ha concluso – sono più abili degli abili. Meritano il rispetto da parte di chi ha la fortuna di non aver subito la disabilita’”. 

Il mondo di Emmanuele Emanuele è quello della nobiltà inglese, trapiantata in Sicilia,  dei Whitaker, di Piero Calamandrei e di Danilo Dolci, distante anni luce dalle beghe a volte spicciole della politica odierna. Dopo gli studi nel capoluogo siciliano al Sant’Anna e con i gesuiti all’ex Gonzaga, argomento su cui ha scherzato anche con papa Bergoglio, Emanuele si è laureato in Giurisprudenza all’Università di Palermo, intraprendendo poi una molteplice carriera da avvocato cassazionista, economista, banchiere, esperto in materia finanziaria, tributaria e assicurativa e finanche saggista. Come studente prima e come docente universitario poi ha frequentato e frequenta i più prestigiosi atenei d’Italia e del mondo: Harvard, la Pontificia Università Lateranense, la Luiss Guido Carli, la Link Campus University di Malta, l’Università Europea di Roma, l’Universidad Francisco de Vitoria di Madrid, lo Iulm, la Lumsa, la Suor Orsola Benincasa di Napoli.

Un uomo che crede “nella cultura e nel dialogo come strada possibile per un percorso di pace. Uno dei miei sogni è ricostruire la città di Palmira“. Forma mentis per la quale Emanuele è grato alle sue radici: “La Sicilia – racconta Emanuele all’Italpress – è stata per secoli la terra dei sogni e dei miti, di grandi civiltà, ognuna delle quali ha portato qui le proprie caratteristiche. Io sono cresciuto in questa moltitudine di uomini, convinzioni, credi e culture, che hanno formato la mia persona, e me le sono portate dentro quando ho lasciato questa terra per inseguire i miei sogni, che erano un po’ diversi da quelli che mi erano stati indicati dalla mia famiglia. Io mi sono sempre voluto occupare di finanza, che all’epoca era una cosa rivoluzionaria, e divenni subito tra i più giovani dirigenti della Montedison. Ho conseguito risultati eccezionali e non ho mai licenziato nessuno, cosa a cui tengo particolarmente. Ho viaggiato per il mondo intero. Finché non mi è sembrato doveroso restituire qualcosa in quei campi in cui operano le Fondazioni Roma e Terzo Pilastro: la salute, la ricerca scientifica, l’aiuto ai meno fortunati, la cultura e l’istruzione, strumenti, questi ultimi, che possono abbattere le barriere sociali, etniche e religiose”.

Il mondo politico “non ha questa sensibilità. Da giovane ero un grande sostenitore dell’Europa ma col tempo ho iniziato a non riconoscermi più in questa Europa”, che sicuramente difetta nel ruolo di arbitro internazionale fra i grandi contendenti, la Russia di Putin e l’America di Trump con le schegge impazzite dell’Isis e la temibile Nord Corea, in un mondo in cui si adombra perfino lo spettro dell’ordigno nucleare. “Siamo alla vigilia della terza guerra mondiale. Le spinte sempre più eversive e populistiche che si stanno scatenando ovunque, anche nel nostro Paese, rendono difficile una soluzione. Il dialogo e’ l’unica ma le guerre le scatenano le crisi economiche. Il dialogo pero’ bisogna praticarlo, non enunciarlo. Francamente sono preoccupato non per me, che ho un’età, ma per i miei figli e i miei nipoti. In questo contesto l’Italia appare inadeguata a rivestire un ruolo”.

Dalle sue radici al mondo politico, per finire con la cultura. “A giugno faremo una mostra itinerante fra gli Oratori del Serpotta, che è una meraviglia, è lo stupore dell’umanità, una cosa che nel resto del mondo non esiste. Verso la fine di giugno inoltre porterò un concerto del ‘poeta’ Franco Battiato al Politeama di Palermo. E poi il mio grande sogno: la foresta urbana con i più grandi artisti che hanno realizzato installazioni monumentali a caratteristiche arboree. Voglio riempire tutto il quartiere del Cassaro Alto, dove sono nato io, dal Museo Riso alla Cattedrale, di queste sculture arboree. La mostra durerà tre mesi, io ci metterò un milione di euro, a condizione di non avere rapporti con la burocrazia e la politica: dell’iter se ne incaricherà la direttrice del Museo Riso. Inoltre voglio organizzare una mostra della scultrice Alba Gonzales a Villa Malfitano e portare Pablo Echaurren a Catania”.

Tutti gli eventi da lui pensati per la Sicilia saranno gratuiti, a parte il concerto di Battiato, il cui ricavato, in ogni caso, andrà in beneficenza. “A Palermo – ha ricordato Emanuele – ho già fatto la mostra sull’800 siciliano a Villa Zito, a Tusa ho portato l’Orchestra Multietnica di Piazza Vittorio e abbiamo donato un macchinario evolutissimo al Buccheri La Ferla per l’analisi precoce delle patologie dell’apparato digerente. Stiamo sostenendo le scuole e lo sport. E stiamo investendo 600 mila euro per il recupero della splendida Chiesa di Santa Venera in via Garibaldi. Un gioiello. Speravo di restituirla alla città entro la fine dell’anno ma mi hanno detto che sarà difficile”.

“Io purtroppo ho un problema con la burocrazia e la politica – ha proseguito – Saremmo disponibili a fare altre cose qui a Palermo ma conditio sine qua non è che io non debba interagire con permessi, carte e autorizzazioni. Mi piacerebbe fare qualcosa nei quartieri degradati come lo Zen”.

Per Emanuele Palermo è la città più bella del mondo con la sua coabitazione delle vestigia storiche e della natura: “Penso alla Fondazione Whitaker, di cui sono da poco vicepresidente, dove ci sono monumenti arborei unici al mondo, o ancora al Giardino Inglese, a Mondello. Lo dico soprattutto a chi vuole andare via: questa è la città che porto nel cuore da sempre, quando atterro a Punta Raisi mi commuovo. La gente purtroppo non ha la sensibilità di capire che cosa siamo”. 

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