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La Fontana di Ventimiglia… va a ruba!

mercoledì 4 Dicembre 2019
fontana di Ventimiglia

Un piccolo borgo, come tanti in Sicilia, nel tempo sono diventati degli insediamenti urbani. Tra questi c’è Ventimiglia di Sicilia, un piccolo comune della provincia di Palermo che conta 2.200 abitanti. Un paesino, come tanti, dove difficilmente, uno straniero passa inosservato, eppure, in una notte del 1983, nessuno si è accorto, di strani movimenti attorno ad una fontana del XVII secolo, che collocata nella piazza, antistante, il Santuario della Madonna della Grazia, veniva trafugata da ignoti, sotto gli occhi di tutti.

La fontana è una opera scultorea, che faceva parte di un insediamento urbano, commissionato dal principe Giovanni Carretto, che volle dedicare, quella piccola borgata, alla moglie Beatrice, principessa per privilegio il 7 maggio del 1627 della famosa, dinastia dei Ventimiglia.

In questi casi la prima domanda che ci si pone, è come sia stato possibile il furto di quella fontana in pietra (tra l’altro anche di un certo peso e particolarmente ingombrante), senza che nessuno abbia sentito o visto nulla?

Nessuna meraviglia, perché i Calamignari, così come vengono chiamati gli abitanti di Ventimiglia (forse per l’influenza della dominazione spagnola), non sono i soli ad avere subito tale onta sotto il naso, infatti per ironia della sorte o della malasorte, il furto di quella fontana, li lega ad una strana coincidenza con Palermo, e precisamente con la Chiesa di Santa Maria la Nova, dove il padre di Beatrice: Giovanni III di Ventimiglia, fondò, con decreto del 4 aprile del 1596, l’Arciconfraternita di S. Maria la Nova, dove un altro misterioso furto, avvenne nel giugno del 1989, una fonte Battesimale del 1574 di grandi dimensioni e di un peso di oltre mille chili, anche in questo caso nessun palermitano senti e vide nulla!

Oggi a Ventimiglia di Sicilia il pensiero di quella fontana, scorre solo nella memoria degli anziani, che nei loro racconti, la ricordano ancora quando era collocata, nei pressi della Chiesa Madre, ed esattamente nel cantone tra via Umberto e via Bentivegna, prima di essere trasferita negli anni cinquanta. Dove i passanti si refrigeravano volentieri bevendo da quei cannoli nelle calde giornate d’estate.

Fortunatamente, in qualche giovane resiste la consapevolezza che il furto di un bene culturale avviene solo in una società povera o distratta, incapace di conservare ciò che le appartiene, disperdendo così l’identità di un popolo e quindi di una parte dell’umanità.

“Siamo stati privati – dichiara Maddalena Abruscato giovane assessore di Ventimiglia – di un’opera che racchiudeva insieme un intrinseco valore storico ed affettivo. Una testimonianza di un passato che dovrebbe risvegliare la coscienza di noi tutti ed in particolar modo chi sa cosa sia realmente accaduto in quel furto, affinché diano gli giusti stimoli agli organi inquirenti, per confidare ancora in un imminente ritorno”.

Comunque per onore della storia, grazie ad una segnalazione anonima la Polizia ritrovò in provincia di Lucca, in una abitazione privata, il Fonte Battesimale che venne restituito alla chiesa di Santa Maria La Nova; al contrario della vita del principe Giovanni Carretto che non ebbe un lieto fine, perché fu strangolato il 26 febbraio del 1650 durante una ribellione antispagnola.

 

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