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La misura è colma, ma ecco alcune idee per ripartire tutti

sabato 25 Aprile 2020

Sono trascorsi due mesi da quel 23 febbraio quando l’Italia scoprì cosa voleva dire zona rossa.

Sono passati due mesi, la situazione da drammatica è divenuta tragica:  oltre 25000 morti, più di 50 miliardi persi, 9% in meno dei consumi interni, la previsione del crollo del PIL è vicina al 16% ( previsione che reputo molto ottimista, avendo  il  solo comparto del turismo concorso con quasi il 14% al PIL del 2019).

Intanto ci scontriamo col mostro Fase2. Si rincorrono voci : “si apre tutti insieme”,  “si aprirà il 4, il 18 il 30”; sembrano numeri da giocare al lotto, peccato che neanche quello è possibile fare.

Ma prima di interrogarsi sul quando, sarebbe opportuno sapere sul come si pensa a ripartire.

Da cuoco, la mia ricetta: non sarà facile come accendere la luce. Ci vuole prudenza: si deve stare attenti che al disastro sanitario non succeda una catastrofe sociale ed economica.

Non si può non raccogliere l’invito di Papa Francesco, ormai unica Luce in questo mondo di tenebre: dobbiamo scegliere tra la cultura del sepolcro, quella del dio denaro, del ranking, del rating, dell’egoismo e la cultura della Vita, della fiducia, della condivisione.

Di certo c’è che si dovranno riaprire le nostre attività, e lo dovremo fare da soli. La sfida è grandissima e forte, sappiamo che non arriveranno né contributi a fondo perduto, né prestiti agevolati, allora almeno che non si continui a criminalizzare il ruolo dell’imprenditore,  che non si minaccino supercontrolli  fiscali e che si blocchino per tempo l’emissione di nuove cartelle esattoriali. Lo Stato, se non ci aiuta, almeno non ci ostacoli.

E riuscendo a riprendere, senza soldi, l’unica forza che avremo da spendere è quella del rapporto di fiducia tra cliente e fornitore, tra imprenditore e collaboratore.

In fondo si chiede solo di ricambiare il sostegno fiduciario che ogni imprenditore ha già fino ad ora dato allo Stato quando è stato chiesto; abbiamo pagato anticipatamente, sopportato pressioni fiscali, integrato contribuzioni Inps, garantito posti di lavoro.

Se  per esemplificare riportassimo la questione ad un ordinario livello di gestione familiare, l’economia domestica ci ricondurrebbe ad un livello disarmante di logica: in questa tragica situazione sono i figli (imprenditori) più deboli che hanno più bisogno di aiuto, specialmente quelli che nei loro trascorsi hanno già avuto difficoltà ad adeguarsi alle misure e alle richieste più costrittive che il Patrio Genitore ha rivolto loro.

Solo un patto solidale tra gli attori del mondo economico produttivo basato sulla reciproca fiducia potrà consentirci una ripartenza, per questo  il Governo per decreto sospenda immediatamente fino al 31/7/2021 tutte quelle certificazioni negative, come Centrale Rischi, CRIF, CAI, CERVED, DURC, che sono solo di ostacolo  alla ripartenza.

Si blocchino i contenziosi che sono nati per quella lentezza d’interventi della prima ora, come cambiali e assegni non pagati che sono giustificati da cessioni di beni e servizi precedenti al 23/2/2020.

Si trovi subito una soluzione per quanto riguarda il contenzioso affitti, favorendo la cessione del credito d’imposta nei confronti del proprietario dell’immobile locato.

Si annulli ogni contribuzione fino al 31/7/2021 .

Questo basterebbe a riaprire le nostre attività anche molto presto se la sicurezza sanitaria fosse garantita.

Si straparla di plexiglas, io spero che dietro questa continua invocazione non ci siano bieche speculazioni sulla pelle dei più deboli. Che non si voglia fare rientrare la plastica dalla finestra dopo che era uscita dalla porta. Credo che il plexiglas non sia la soluzione migliore, è infatti un materiale poroso, che è facile a graffiarsi, si opacizza se pulito con alcol, è divisorio e contrasta assolutamente con la mission sociale del ristorante, del bar, ma anche del negozio commerciale o della bottega artigiana.

Esistono delle possibilità che potrebbero consentire la messa in sicurezza igienico-sanitaria  di tutte le attività produttive, come ad esempio l’uso di tutte quelle attrezzature atte a minimizzare le occasioni di contagio. Vanno ascritte tra queste in primis quelle che consentono l’abbattimento della carica batterica attraverso l’immissione di ozono negli ambienti condivisi  e il mantenimento della salubrità dell’aria all’interno dei luoghi dedicati al confezionamento e alla somministrazione attraverso la nebulizzazione di oli essenziali micronizzati. L’uso di codesti sistemi di trattamento della qualità dell’aria con la conseguente riduzione delle cariche batteriche virulente e degli agenti patogeni attraverso macchinari a secco  abbatterebbe la necessità delle distanze sociali negli spazi trattati, o le potrebbe diminuire.

Altre azioni importanti sono quelle atte a digitalizzare e ad informatizzare l’azienda a cominciare dall’adozione di menù digitali e di specifiche app personalizzate, affinché ci sia minore possibilità di contatti.

L’adozione dei sistemi contactless per l’erogazione dell’acqua e per la sanificazione dei water, l’acquisto dei termorilevatori  di temperatura corporea, di mascherine, il primo stoccaggio di piatti, bicchieri, tovaglie, tovaglioli e posate mono uso in materiali ecosostenibili di origine vegetale.

Sono spese che potrebbero essere  affrontate dalle aziende tramite un voucher garantito dallo Stato al 100% . Tali azioni contribuiranno a ridare fiducia alla clientela e  sicurezza agli operatori e saranno motivo di grande appeal per l’impresa stessa e per il territorio in cui essa insiste: questo perché nel prossimo futuro la garanzia e la percezione dell’Igiene varrà più di dieci stelle Michelin. In questo patto fiduciario di rinascita tutti dovranno fare la propria parte, a cominciare dai Comuni.

Questi dovranno revocare tutte le concessioni di suolo pubblico in essere affinché vengano ridisegnate in maniera armonica.

Andranno infatti ridistribuiti a ogni singola attività commerciale gli spazi, in modo che la presenza di tavoli e sedie con relativo arredo possa dare a clienti e cittadini un’immagine viva degli spazi urbani e possa consentire a  chi fa somministrazione la possibilità di far accomodare i clienti in attesa del turno per l’ingresso.

Nessuno venga penalizzato.

E’ chiaro che le distanze di sicurezza sociale all’esterno dovranno essere quelle prescritte nelle disposizioni sanitarie in vigore; nei locali chiusi con trattamento certificato dell’aria invece potrebbero attuarsi le stesse norme pre COVID-19, sicuramente dopo parere dell’Autorità Sanitaria competente.

Nel nuovo regolamento per la concessione di suolo pubblico potranno essere concessi spazi urbani di piccole superfici per ospitare i clienti in attesa anche a farmacie, supermercati, negozi commerciali che ne faranno richiesta.

Insieme con questo nella ricetta per la riapertura ingredienti che non possono mancare sono il sorriso, la fiducia reciproca, l’onestà dei comportamenti; se mancheranno questi sono certo che il pane della ripartenza non lieviterà .

Con uno sforzo condiviso davvero riusciremo ad affrontare le nuove sfide di mercato con aziende più competitive, dove nuove figure sul piano lavorativo emergeranno ( es.addetti alla digitalizzazione, responsabile rapporti esterni con la P.A., delivery) e sicuramente ANDRÀ TUTTO BENE!

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