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La pignolata messinese: tra storia e leggenda | LA RICETTA

giovedì 30 Gennaio 2020

Cari adorati Watson, la vostra Patti Holmes vi trasporta già a Carnevale, che quest’anno ha inizio il 9 febbraio per terminare il 25 dello stesso mese, grazie a un buonissimo dolce della nostra tradizione: “La Pignolata messinese” che, mentre un tempo si consumava solo in questo periodo, adesso sempre, essendo assurta a bontà rappresentativa e indiscussa della “Città dello Stretto“.

Origini della pignolata
Originariamente la pignolata era un dolce preparato nella zona compresa tra Messina e Reggio Calabria e utilizzava ingredienti poveri della tradizione contadina come la farina, le uova e lo strutto, assumendo il nome, che è arrivato fino ai nostri giorni, perché a fine preparazione  somigliava alle pigne. Questo dolce, eredità degli arabi, in un primo momento, era a pasta fritta e ricoperto di miele. Tante le leggende che hanno accompagnato la pignolata di cui una racconta come sia nata nella cucina di un convento di suore messinesi che preparavano mucchietti di pinoli fritti, mischiati con il miele, da regalare, durante le celebrazioni, ai partecipanti.

In mancanza di pignòli, il loro nome ormai desueto, alle religiose venne l’idea di sostituirli con la pasta all’uovo e fu un tale successo che quest’ultima versione fu quella che si è tramandata nel tempo. Adesso, però, andiamo alla scoperta di come nasce la “pignolata glassata messinese”, che si presenta divisa in due parti, una bianca al limone e una nera al cioccolato. Nel 1516 quando Carlo V d’Asburgo, alla morte del nonno Ferdinando d’Aragona, fu nominato re di Spagna, con un dominio vastissimo, “un impero su cui non tramontava mai il sole“, che comprendeva anche l’Italia meridionale e la nostra Sicilia. I nobili iberici apprezzarono subito questa golosa specialità ma, considerandola un dolce troppo plebeo, chiesero ai pasticceri messinesi di sostituire al miele la glassa al limone e al cacao, ingrediente che avevano cominciato a importare dall’America.

Pignoccata palermitana

Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, riconoscendone la particolarità, ha inserito il dolce nella lista siciliana dei P.A.T., Prodotti Agroalimentari Tradizionali Italiani. Altre varianti di questo dolce sono a Ragusa in cui le palline di pasta vengono immerse nel caramello o nel miele; a Palermo, chiamata pignoccata,  sono ricoperte di miele con l’aggiunta di zuccherini colorati, chiamati diavolicchi o diavoletti e lo stesso a Vallelunga Pratameno, piccolo centro del nisseno, a cui la vostra Holmes è molto legata, dove questa bella e gustosa tradizione viene tramandata da madre in figlia, accomunate dall’avere mani di fata. Adesso la ricetta della “Pignolata glassata messinese“.

Ingredienti per 6 persone:

  • 300 g di farina 00
  • 3 uova
  • 20 g di burro
  • 20 g di zucchero
  • 300 g di zucchero a velo
  • 2 cucchiai di grappa
  • 3 limoni
  • 200 g di cioccolato fondente
  • olio di semi di arachidi q.b.

Procedimento:
1. In una ciotola capiente mettete 2 uova intere e un tuorlo, burro ammorbidito, zucchero semolato, farina, grappa e buccia dei limoni grattugiata.

2. Impastate fino a ottenere un impasto liscio e omogeneo e fate riposare, in frigo, per circa un’ora.

3. Dopodiché, con l’impasto, formate dei cilindri di un 1 cm di diametro e tagliateli a pezzettini di 2 cm circa.

4. Scaldate in una padella l’ olio di semi di arachidi e friggete le palline poco alla volta. Man mano che vanno cuocendosi, disponetele, per eliminare l’olio in eccesso, su carta da cucina e fate raffreddare.

Per la glassa al limone:
1. Montate a neve l’albume rimanente con 150 g di zucchero a velo e il succo del limone filtrato. Immergete metà dei pezzi di pasta.

2. Posizionateli uno sopra l’altro come a formare una montagnola.

Per la glassa al cioccolato:
1. Spezzettate il cioccolato fondente e fatelo sciogliere a bagnomaria.

2. Aggiungete il rimanente zucchero a velo e mescolate con una frusta. Quando la glassa sarà densa, versate i rimanenti gnocchetti di impasto, poco alla volta, nel cioccolato.

3. Disponeteli vicino a quelli al limone formando una piccola montagna, specchio di quella bianca.

4. Fare raffreddare in frigo e servite.

A Carnevale ogni “pignolata vale”.

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