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La Rana di Fedro e non

venerdì 28 Agosto 2020

botindari epruno

Carissimi,

Chi è che parla? Lo sentite pure voi? Io non vedo nessuno però.

Tutto ciò che accade oggi altro non è che la riproposizione di fatti e di persone già esistite nell’antichità.

Sentite gridare, battere i pugni, vi voltate e non vedete nessuno, fin quando il sole non tramonta ed allora i sui raggi paralleli alla superficie terrestre proiettano gigantesche ombre di lillipuziane figure ed ecco che al quel punto ci viene da dire: “eri tu? Cosa mi credevo che fosse …”. E così facendo continuiamo per la nostra strada.

Tutto ciò potrebbe esser divertente, ma non è che possiamo sperare e augurarci di vivere sempre al tramonto? Poi se state attenti vi rendete conto che con l’alternarsi delle stagioni questo tramonto finisce per giungere sempre più presto.

Cosa vuoi dire? “Vengo e mi spiego”. Ci siamo così disabituati ad ascoltare gente di spessore e di contenuti che veniamo bombardati in continuazione di chiacchiere “ciarliere” di lillipuziani soggetti che forti della loro esposizione al sole parlano, parlano, parlano fino a dimenticare quale era l’argomento della discussione e il perché erano stati invitati a farlo.

Una volta cambiato le lenti e resomi conto che non era un problema di mia intervenuta miopia ma della microscopica dimensione della provenienza di questo parlare, prima mi sono rilassato e poi di colpo mi sono preoccupato e mi sono alzato di “scoppo” al centro del letto e ho detto: “cribbio!”

In realtà non era questa la parola ma non vorrei contribuire al linguaggio boccaccesco e quindi ho pensato, vuoi vedere che costoro sono in buona fede e non avevano capito quale era il gioco? Vuoi vedere che li avevo sopravvalutati poiché credevo che si fossero resi conto che se qualcuno con la “Q” maiuscola gli aveva concesso il microfono era soltanto perché l’amplificatore era spento?

E si, è stato Fedro e il suo bue a chiarirmi il tutto, ma chi lo poteva immaginare che la rana si volesse sentire il bue, fin quando gracchiava nello stagno, fin quando si era permesso di mettere il rinforzino sotto le suole per sembrare più alto, ma gonfiarsi fino a scoppiare proprio per imitare il bue?

Rilassatevi, se siete lì un motivo c’è. Amici, dobbiamo recitare? Facciamolo. Dobbiamo giocare? Giochiamo, ma a patto che nessuno si faccia male o resti danneggiato psicologicamente poiché, neanche aiuto potremmo dare a costoro perché il mio Grande stimato Dott. Basaglia, li ha chiusi e ce li ritroveremmo ancora in mezzo i piedi con il pericolo che in questa sorta di “Gotham dei poveri” qualcosa altro genio del male li recluti e ricominciamo da capo.

La vita è per i grandi ed è una cosa seria, ma non è necessario cercarsi ribalte gracchianti attendendo che al tramonto il sole ci faccia apparire figure gigantesche per pochi attimi. Rilassiamoci dunque, mettiamo i tappi nelle orecchie e tentiamo di chiudere gli occhi e riposare, perché dopo il tramonto, lungo o breve che sia, giunge sempre la notte che quasi sempre è buia, ma se sappiamo dominarne la paura, se sappiamo approfittarne per riposarci, anche la notte passerà e dopo la notte giunge l’alba e con essa sorgerà il sole e “quannu u suli spunta, spunta ppi tutti”. Non vuole essere una citazione, seppur i fantasmi di quelle giornate non ci hanno mai abbandonato, ma speriamo che con un buon medico, “ma unu di chiddru bravo” anche determinate angosce possano superarsi, perché la vita è bella e noi siamo ancor più belli di essa.

Un abbraccio, Epruno

 

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