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La Regione festeggia l’Autonomia, ma la Sicilia annaspa e i suoi giovani fuggono

lunedì 15 Maggio 2017
Trinacria-sicilia-Aw

Oggi pomeriggio al Teatro Politeama di Palermo si festeggia l’anniversario dell’Autonomia siciliana. La manifestazione l’ha organizzata Crocetta che consegnerà medaglie e destra e a manca a siciliani illustri che si sono distinti in vari settori. E così, ecco fra i medagliati comparire il presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci (fedelissimo del governatore), il vice questore aggiunto della polizia Daniele Manganaro, il missionario Biagio Conte e così via discorrendo, sfogliando fra le “eccellenze dei settori produttivi, del volontariato e i comuni che hanno fatto la differenziata” (così recita l’invito).

Non mancheranno musica (quella dell’Orchestra sinfonica) e applausi scroscianti all’indirizzo dei convenuti. E così vissero tutti felici e contenti. Ovviamente, la festa è pagata da mamma Regione (sarebbe interessante sapere quanto costa lo show).

Peccato che in questa Sicilia ci sia ben poco da festeggiare. Forse sarebbe stato più opportuno celebrare il “de profundis” dell’autonomia siciliana, lasciata annaspare dal dopoguerra ad oggi nelle paludi maleodoranti del “futti futti”. Un’Autonomia che avrebbe potuto rappresentare la carta vincente di un’Isola, si è trasformata nel bancomat per intere generazioni di politici e per ingrossare carrozzoni clientelari, guidati da “yes men” dei potenti di turno.

Si sente spesso parlare del fatto che la Sicilia potrebbe vivere di turismo tutto l’anno, di cultura e così via discorrendo. Verissimo, ma allora dovrebbe invertirsi la rotta, perché se si spera di poter aprire il libro dei sogni e realizzarli come per magia senza che nulla cambi, allora o si vive come Alice nel paese delle meraviglie o si è in malafede.

Basterebbe una sola, piccola, cosa da fare: applicarla questa Autonomia. Applicarla seriamente e rendere la Sicilia laboratorio economico-sociale. Gli strumenti a disposizione sono formidabili, ma sono spesso serviti proprio a mettere le mani su tavole imbandite per poi fuggire via col boccone caldo ancora in bocca.

Per queste ragioni, caro presidente Crocetta, lei parla di “una Sicilia che cresce, che ha risanato il bilancio, che ha migliorato la sanità e l’economia, spende i fondi europei e ha avviato la nuova programmazione sia coi fondi strutturali che con il Patto per Sicilia in corso di realizzazione. Una Sicilia dalle grandi prospettive”. Lo vada a raccontare ai Siciliani, che di tutta questa efficienza tanto sbandierata non si sono accorti per nulla. Lo racconti alle famiglie che non arrivano a fine mese, agli imprenditori che hanno dovuto liquidare le proprie aziende, ai degenti che attendono ore e ore nelle sale d’aspetto dei pronto soccorsi, ai tantissimi giovani costretti ad andare a lavorare al Nord o all’estero per realizzare le proprie legittime aspettative di vita.

Ecco, presidente Crocetta, invece di festeggiare e distribuire medaglie si faccia autocritica. Una volta tanto.

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