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“La Scelta di Sofia”

venerdì 13 Marzo 2020
Renzo Botindari, Epruno

Carissimi,

sappiamo bene che il vero valore lo si misura quando si è posti sotto pressione. Riuscire a lavorare contro qualunque difficoltà, mantenere la giusta lucidità mentale e poter prendere sagge decisioni nel momento in cui tutto sembra andare a catafascio dimostra l’affidabilità dei soggetti.

Non si può non tener conto di ciò che di straordinario sta accadendo, fin quando ciò non ti entra nella tua vita con grande impeto. Chi mi segue da un po’ ricorda che una volta nel dedicare un editoriale alla malattia delle malattie, “il tumore”, dissi che “un problema era un gran problema, anche se non era il mio problema”, invitando la gente alla solidarietà e il volontariato verso chi più sfortunato veniva colpito da queste tragedie.

Oggi, ci si trova davanti a un momento di grande difficoltà ed io continuo a leggere e sentire ancora discorsi stupidi e balordi, come se questo enorme “tsunami” abbia fatto sollevare la polvere che li ricopriva ed i “cretini” sono venuti ad uno ad uno alla luce con tutta la loro potente capacità di contrapposizione e di rallentamento di quanto di più razionale si sta mettendo in campo.

Costoro non capiscono, ma la loro mancanza di modestia (parola sconosciuta nei loro vocabolari) fa si che invece di rimanere zitti, stare ad osservare e fidarsi del “conducente” costoro cerchino in ogni modo la massima visibilità, mettendosi di mezzo con la forza delle loro “idee” sbagliate” che hanno l’unico vero risultato di rallentare il tutto e di stressare maggiormente gli uomini di buona volontà.

Ma siccome e non per “ri-citarmi”, la nostra società è basata ancor prima che sul lavoro, sul cretino, costui è quasi sempre messo ai vertici della catena di comando, in quanto utile idiota, anche quando chi lo ha scelto e lo manovra, desidererebbe che costui almeno una volta si stesse zitto ed obbedisse.

Si, c’è un momento in cui, anche non essendo militari, anche non essendo una “società di conservatori”, bisogna obbedire per permettere il funzionamento dei protocolli di sicurezza messi in piedi dagli esperti della materia per superare le difficoltà e in quei momenti bisogna “avere fede” come si fa per cose più importanti come la “religione”, dove crediamo e ci affidiamo, anche per cose più terrene dobbiamo “fidarci e affidarci” agli esperti della materia, gente che ha studiato la materia e non i tuttologi opinionisti che fanno del parlare il loro mestiere e spesso, molto spesso, parlano a sproposito.

Pertanto, ho sempre detto che il nostro è un paese poco serio, un paese fatto di mille piccoli popoli ma è un paese dal grande cuore e quando è ben guidato, quando vengono toccate le giuste corde, quando viene messo in difficoltà dall’esterno, da eventi straordinari o da soggetti esterni, ritrova uno scopo per “resistere” tutti insieme.

Noi non siamo gente cinica, spesso nelle sue parti più interne del grande nord o del profondo sud, possiamo trovare sacche di ignoranza, ma mai cinismo.

Ciò che si sta facendo in Italia in questo momento è la cosa più seria (e non militarizzata come in altri posti) di prevenire il male all’origine ponendo una barriera naturale davanti al contagio e questo è prioritario davanti a qualunque altra cosa.

Siamo stati attaccati da un “nemico” invisibile (virus) che passa da un individuo all’altro (qualunque sia il suo censo, il suo contratto di lavoro, il suo colore della pelle) e a seconda delle nostre difese immunitarie e le condizioni di salute basilari, può anche uccidere. La diffusione è straordinariamente veloce e fortemente antropica più che ambientale.

Questi residui di egoismo non tengono conto che la nostra spavalderia nel non volere rispettare quanto richiestoci, può permettere di portare all’interno dei nostri ambienti familiari questo virus ed infettare le nostre mogli/mariti, i nostri figli, i nostri genitori.

Lo capisco, grazie al cielo la quasi totalità delle generazioni oggi in vita, non ha conosciuto la guerra ed oggi siamo in guerra ed è arrivata una “potente bomba” che ci spinge a correre dentro “i rifugi” (le nostre case) nella speranza che l’effetto dell’esplosione ci risparmi.

Metterà a dura prova ciò che oggi abbiamo, ma l’aver steso i panni ed esser corsi ai ripari, invece di nascondere il tutto come ancora oggi altre nazioni stanno facendo, mi sembra la cosa più saggia.

Le file e le compartimentazioni per entrare nei supermercati o le farmacie, le strade vuote, i locali pubblici, i cinema, i teatri e musei chiusi, lo so, fanno impressione, sono provvedimenti estremi e forse sarà necessario prenderne di ulteriori, ma nel nostro modo di pensare non lasciamo indietro nessuno perché la nostra società si basa ancora sulla famiglia, i nostri bambini, i nostri anziani.

Ho sentito discorsi scellerati di governanti stranieri che pur di continuare ad obbedire al mercato economico, pur di non rinunciare ancora ai loro privilegi e alla loro vita di ogni giorno, credono di avere ancora tempo davanti per i provvedimenti drastici dichiarando “molte famiglie perderanno i loro cari, abituatevi” oppure “stimiamo che il 70% della popolazione sarà infettata dal virus” e quando da loro accadrà (se non sta già accadendo a nostra insaputa) cosa faranno? Davanti a cure estreme e la impossibilità di salvare tutti, faranno delle scelte su chi tenere in vita? Faranno “la scelta di Sofia”?

No, grazie, preferisco restare a casa, preferisco perdere le mie ferie utilizzandole per rimanere dentro, preferisco dare disponibilità al lavoro in remoto, preferisco abbassare la saracinesca, ma avere la speranza che quando tra qualche giorno la rialzerò, pur con qualche ammaccatura, avrò me e i miei cari in salute.

#restiamoacasa e vedrete che alle prime giornate estive saremo tutti insieme in spiaggia a goderci il nostro mare e il nostro sole.

Un abbraccio Epruno

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