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La sconfitta di Ragusa ridimensiona i 5 Stelle siciliani che non conquistano nessun capoluogo

martedì 26 Giugno 2018

A volte in politica, come nella vita del resto, la circostanza e il dettaglio fanno la differenza. Inesorabilmente. I 5stelle puntavano tutto nell’Isola sulla vittoria al ballottaggio di Ragusa, dove l’uscente Federico Piccitto ha scelto la via del passo indietro non ricandidandosi. La vittoria di Peppe Cassì invece riporta il M5s a una dimensione ‘terrena’ dopo il clamoroso ‘cappotto’ delle Politiche che ha reso tutto incredibilmente impegnativo.

Rimane, è vero, la vittoria di Acireale, ma brucia l’equazione per la quale dopo aver governato il capoluogo ibleo, conquistato nel 2013 che diede il via all’ascesa di Giancarlo Cancelleri all’Ars che culminò poi con la nomination per Palazzo d’Orleans, arriva la bocciatura, se pur di misura, nel ballottaggio contro l’area civica molto frastagliata che si è riunita sul nome dell’avvocato ex cestista ragusano.

Per dura legge di contrappasso nel resto del Paese i 5stelle hanno vinto in altri sette Comuni.

Non si nasconde dietro la retorica della politica per tutte le ruote Valentina Zafarana, capogruppo all’Ars dei pentatsellati, decisamente più sobria delle dichiarazioni di alcuni suoi colleghi grillini: “Non possiamo dire che è una vittoria – esordisce-  lo scarto è minimo, ma c’è un voto d’opinione che rimane vivo”. 

Rispetto alla tesi, un po’ ardita, che i ‘grillini’ si siano quasi sottratti a tavolino, a Palermo, come a Catania, dalla possibilità di nomination forti e vincenti, Zafarana smentisce categoricamente: “Questo non è assolutamente vero. Alle amministrative il voto è frammentato e parcellizzato. C’è un candidato in ogni via e in ogni contrada. Non si fanno i confronti con il voto delle Politiche, ma alle amministrative è diverso”.

Rimane il fatto che, ridimensionamento o meno del dato di marzo, il M5s non porta a casa nessun capoluogo e sconta un trend invertito.

Al di là di ogni valutazione specifica, territorializzata e adattata ai singoli contesti, anche in Sicilia i pentastellati dovranno darsi una fisionomia certa, definita e ben individuata per evitare di rimanere schiacciati da un lato dal ruolo di forza di opposizione, fin qui impersonato senza sbavature e quello di coabitatori della maggioranza di governo nazionale al fianco della Lega, partner diversamente attivo del centrodestra di lotta e di governo tra Roma e Palermo.

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