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La Sicilia che non conosce la normalità si accontenta del male minore

venerdì 6 Aprile 2018
Gaetano Armao, Nello Musumeci, Roberto Lagalla

La normalità questa sconosciuta. Sembra una citazione ritagliata su misura per la Sicilia di oggi sfilacciata dei contrasti e delle contraddizioni, che annaspa di governo in governo e ogni tanto si concede, come in questi giorni, con ‘i furbetti della 104’ qualche rilassante arma di distrazione di massa. “Giù le mani dai regionali”, tuonano subito i sindacati, che su una cosa hanno certamente ragione. Le sacche di clientela e di privilegio in Sicilia non si sono riempite negli anni da sole. Ma ha provveduto ad alimentarla la politica con i suoi ammiccamenti.

La stessa normalità in fondo è spesso sfuggita a questa terra per troppo tempo. A ottobre, dopo tre anni, per esempio, per i ragazzi dell’ex obbligo formativo, la campana del primo giorno di scuola suonerà come per tutti gli altri coetanei. Non dovranno rincorrere il calendario, né essere al centro dei strani paradossi come fino a qualche tempo fa.

A darne notizia, nei giorni scorsi, l’assessore regionale Roberto Lagalla che ha spiegato in dettaglio: “Gli ex OIF scadevano il 12 marzo e andranno in classe presumibilmente  tra la fine di aprile e i primi di maggio. Siamo riusciti a recuperare il vecchio ritardo dei secondi, dei terzi e dei quarti anni da completare. Con la partenza dell’anno scolastico 2018-2019 si ricrea definitivamente l’allineamento di questi studenti e ci sarà la coincidenza piena con il calendario scolastico”.

Nessuna particolare festa da fare, per carità, ma un punto da segnare a favore della normalità  per il resto, spesso latitante dell’isola.

Sempre qualche giorno fa la Regione per bocca di Mariella Ippolito, l’assessore Regionale delle Politiche Sociali, ha annunciato un piano di riparto che va oltre i 13 milioni di euro per consolidare, ampliare e qualificare il Sistema integrato di educazione e di istruzione della Regione

La classifica delle assegnazioni delle risorse per capoluoghi di provincia vede Palermo con la cifra più consistente che arriva a 2.238.857,90, euro, seguita da Catania (1.093,517,01 euro).  Alle spalle, la terza città metropolitana di Messina con una dotazione di 742.226,82 euro. Siracusa fa da spartiacque intermedia con le province e le assegnazioni minori (513.813.55 euro). Caltanissetta (248.065,52 euro), Ragusa (245.451,37euro) Trapani (208.518,74 euro) ed Enna (109.067,36 euro) completano il quadro.

Per i servizi per la prima infanzia la somma di 3.522.358,75 è stata ripartita  a 73.183 bambini nella fascia 0-2 anni  secondo il dato ISTAT residenti nei Comuni che presentano servizio nido d’infanzia. Per la scuola dell’infanzia e le sezioni ‘primavera’ la somma di 3.732.400,25 è stata  invece suddivisa a 136.028 della fascia dai 3 ai 5 anni. Un’ulteriore quota di 990.948,00 euro è stata infine ripartita a 118.878 della scuola  dell’infanzia statale.

La rincorsa della Sicilia, non solo nelle Politiche sociali e del Lavoro e nella Formazione è ancora complicata, ma ci sono settori in cui va peggio.

A partire dai rifiuti dove si rimane in alto mare sugli agli interventi da adottare in materia di piano rifiuti e di piano delle bonifiche delle discariche: “Stiamo attivando la creazione di un ufficio con soggetti esterni con un bando di evidenza pubblica – ha spiegato Musumeci- piano sarà pronto a dicembre. Per le bonifiche sappiamo che esistono 511 discariche in Sicilia, ma non sappiamo quante di queste siano inquinanti. Stiamo vedendo con un piano stralcio di capire ciò quanto prima”. Musumeci ha citato l’esempio di Mazzarrà Sant’Andrea,  discarica inattiva, ma con il percolato che potrebbe penetrare nella falde acquifere e su cui intervenire.

La prossima settimana  intanto riparte il dialogo nella maggioranza su finanziaria e proposte da rimodulare. A quanto pare dal Super Irfis che verrebbe depotenziato (più probabile una fusione Ircac e Crias).

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