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La toponomastica di Termini nel libro di Enzo Giunta

lunedì 12 Aprile 2021

Il racconto della storia della propria città attraverso la toponomastica urbana è un genere letterario che, soprattutto nel dopoguerra, ha avuto una certa fortuna. Ed in effetti, che cosa può conservare meglio la memoria cittadina se non il reticolo delle strade a cui, nel tempo, è stato dato un nome in gran parte evocativo di un evento, di un personaggio o di un’evidenza architettonica che ne ha segnato la storia? Enzo Giunta, cultore della memoria storica termitana e già valoroso sindaco di Termini, con questo bel volume “Le Strade di Termini Imerese, tra storia e curiosità” edizione Lo Bono, ci offre un esempio di come la toponomastica possa essere strumento di lettura della storia locale e non solo. Con puntualità certosina, e amorevole trasporto, l’autore si inoltra nel dedalo di strade, piazze, slarghi, vicoli, viali di una città la cui origine affonda in un passato glorioso più che bimillenario, in un tempo cioè in cui gareggiava per potenza e cultura con le maggiori città del Mediterraneo.

Nei nomi di quelle vie, Giunta ritrova passato e presente, riscopre profumi antichi e moderni, ascolta il richiamo a vecchi e nuovi mestieri. In poche parole, riporta alla luce le tracce del passato e di un presente che spesso l’occhio disattento della gente non riesce più a cogliere. Non manca il riferimento alla favolosa e potente città greca di Himera, distrutta dai cartaginesi di Annibale Magone, nel 409 a.c., di cui l’autore non manca di tracciare un breve profilo. Ma non mancano nomi, spesso dimenticati, che hanno tuttavia avuto un peso.

Pochi, penso, sono a conoscenza dell’esistenza di un certo Ergotéle, che poi fu un atleta che, grande onore per il mondo greco, riuscì a vincere una Olimpiade di cui neppure i termitani sanno niente, mentre più noto è l’intellettuale termitano Palmeri di Micciché, un patriota la cui fama varca i confini dell’isola e a cui sono dedicate vie in molte città d’Italia o come Vincenzo Errante, politico e scrittore che partecipò ai moti del ’48. Ma ci sono anche i riferimenti ad antiche fabbriche e mestieri i cui richiami consentono all’autore di regalarci spezzoni di espressioni culturali dimenticate. Un lavoro di ricostruzione corredato da un prezioso apparato fotografico che mette a confronto passato e presente. Dunque un percorso originale che consente di far conoscere, dal di dentro, la vita di una comunità, e la bellezza di una cittadina che conserva un portato storico di tutto rispetto.

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