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L’arte come terapia: emozione e salute psicofisica

venerdì 1 Marzo 2019
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La medicina e l'arte

L’arte influenza positivamente la salute psicofisica di un essere umano. La contemplazione di un’opera d’arte provoca la secrezione di dopamina, quel neurotrasmettitore che può migliorare, magicamente, il nostro umore.

I sette punti chiave di un’opera d’arte sono: la memoria, perché memorizziamo anche inconsapevolmente dei dettagli dell’opera che osserviamo, la speranza –qualora non sia pessimismo-  che offre l’artista e che riguarda un mondo diverso, il dolore, che grazie all’arte è elevato a uno stato superiore e trasformato in positivo, la motivazione ovvero quella propulsione che prende parte alla determinazione del comportamento e che lo porta alla vittoria,  la consapevolezza di sé, perché l’arte ci mette a nudo e ci costringe a metterci a confronto con la parte di noi stessi che, a volte, rinneghiamo o rinnegano, la crescita, perché quando si crea si cresce miracolosamente e obbligatoriamente e, infine, il bisogno di essere apprezzati, perché chi è artista ha la possibilità di esserlo o non esserlo proprio perché obbliga il fruitore a palesarsi davanti alla sua opera d’arte e a esprimere, verbalmente o meno, ciò che prova, ciò che sente, quanto ciò che vede e gli piace, provoca, magari, inevitabilmente, un’emozione (Carlotta Tosoni ).

Arte ed emozioni sono indissolubilmente legate. Le emozioni fanno scaturire nell’artista la creazione di un’opera e, questa, suscita emozioni in chi la osserva, perché, magari, si identifica in qualche cosa che vede in essa e che risveglia il suo mondo interiore.

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Sublimazione

Le emozioni hanno una radice antica ed eloquente: dal latino “movere”. Alla base del movimento e delle azioni, infatti, ci sono le emozioni. Le emozioni rivelano i bisogni di un individuo e lo motivano ad agire (Cinzia Lissi). Nelle proprie opere l’artista proietta le sue emozioni, i suoi contenuti psichici, anche inconsapevoli.

L’arte è un’attività proiettiva che è terapeutica sia per l’artista che per il fruitore che avrà determinate caratteristiche. Sono terapeutiche, infatti, tutte quelle immagini o individui simbolici che stimolano la persona, inconsapevolmente e non, a produrre contenuti psichici in modo spontaneo attraverso processi di identificazione e proiezione. La persona, in pratica, guardando il prodotto dell’artista darà una sua personale interpretazione, basandosi su pensieri e impressioni proprie, e verranno, contemporaneamente, sollecitati materiali psicologici importanti per l’individuo. Se accanto all’artista, ovviamente, c’è anche un esperto psicologo, avrà la possibilità di elaborare i contenuti aiutando la persona a prendere consapevolezza, a sciogliere le conflittualità e a trovare dinamiche psicologiche funzionali, migliorando, quindi, il rapporto con se stessa e con gli altri.

Scegliamo l’opera (che sia un quadro o un film) in base alla funzione che in quel momento ci serve: speranza? Ricordo? Crescita? E lasciamoci pervadere dall’opera prendendo ciò che ci dà. Scegliamo la mostra secondo l’istinto. È come la scelta di un libro, difficilmente si sbaglia (Alain de Botton e John Armstrong).

A tal proposito vi invito ad andare alla mostra del pittore siciliano Filippo Lo Iacono dal titolo “Dalla tela alla cura” che si terrà a Palermo l’8 aprile 2019 alle ore 16,30 a Palazzo Zino e che fa parte di una manifestazione sulla disabilità organizzata da “unalottaxlavita” onlus con il patrocinio del Comune di Palermo. Il pittore mostra la capacità di operare una “significativa traslazione significante” di soggetti e oggetti che ci mostrano Palermo attraverso le sue lenti concettuali che non riesce a distaccarsi dalla realtà senza prescindere dalla spiritualità, soggettiva e universale.

Il pensiero di un artista si articola su vari punti: da un lato, cura l’ estetica dell’immagine, dall’altro, le emozioni che trasmette, rendendo l’osservatore complice della sua intimità e, possibilmente, proprio con essa, si sentirà elevare o curare.

 

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