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L’Epifania in Sicilia: feste e tradizioni che si tramandano da generazioni

giovedì 6 Gennaio 2022

E come recita il detto “l’Epifania tutte le feste porta via“, dopo le lunghe abbuffate di Natale e Capodanno, si chiude con il 6 gennaio il lungo periodo natalizio che ha inizio con l’8 dicembre.

La festa dell’Epifania in Sicilia è da oltre due secoli accompagnata da celebri e sacre rappresentazioni, che si svolgono in numerosi piccoli centri dell’Isola, e dalla tradizione culinaria.

Come si festeggia in Sicilia?

La gastronomia segue usanze e tradizioni locali. Per i primi il risotto all’arancia con gamberetti, un piatto delicato fatto con frutta di stagione, così come il risotto al radicchio.

Per i secondi va molto il il Baccalà con l’uva passa o il Canazzo fatto con verdure di stagione, mentre tra i dolci più apprezzati troviamo i buccellati, la frutta candita, i biscotti di pasta frolla e frutta secca e il torrone di mandorle.

Mentre per i più monelli, ci si diverte a parepare il carbone, preparato con zucchero, albume d’uovo e colorante alimentare nero.

Tradizioni in giro per la Sicilia

Nei paesini  palermitani la cui popolazione ha origini albanesi come Contessa Entellina, Mezzojuso e Piana degli Albanesi ci sono diverse manifestazioni. In particolare, quella di Piana degli Albanesi, è una cerimonia unica nel suo genere, poichè connette la recente memoria della Natività con il ricordo del battesimo di Gesù nel fiume Giordano. Il sacerdote infatti immerge per tre volte la croce nelle acque della fontana dei “Tre Cannoli” alla quale segue il volo di una colomba bianca che ricorda la discesa dello Spirito Santo.

A Mussomeli, invece,  si rappresenta l’arrivo dei tre Magi, cui segue la processione del simulacro di Gesù Bambino.

Le feste de “Li tri re” di Canicattì e Castelvetrano sono invece vere e proprie feste popolari, durante le quali viene rappresentato l’arrivo dei tre Re Magi alla grotta di Betlemme. I ruoli, fin dalla fine dell’800 (periodo in cui la festa iniziò a essere celebrata in questo modo) vengono distribuiti fra gli abitanti del paese: c’è sempre un re Erode, una grotta con il presepe vivente, i tre studiosi stranieri riccamente vestiti in groppa a dei cavalli, l’angelo che li avverte in sogno di non tornare dal re e persino la stella cometa.

Giunti davanti la chiesa di Santo Spirito (dal bellissimo prospetto Settecentesco) ha luogo la recita degli episodi evangelici che riguardano l’arrivo dei Magi, ricchi di una simbologia religiosa che connette ebraismo, cristianesimo e antichi culti persiani. Li tri re, vengono da sempre acclamati dal popolo in questo modo per il semplice fatto che non è possibile distinguere chi sia Melchiorre, Baldassarre o Gaspare, ma sono tutti identificati come gente di l’Oriente.

A Gratteri, “A Vecchia” si dice abiti all’interno di una grotta nel monte di fronte al centro abitato. La sera del 31 dicembre, avvolta in un lenzuolo bianco e a dorso di un asino si dirige, tra la gioia dei bambini ed il vociare degli adulti, verso l’abitato, dispensando durante il cammino regali, caramelle e i “turtigliuna”, dolci tipici locali a base di mandorle, noci, nocciole e frutta secca.

“A Vecchia”

Infine a Messina, nel quartiere Bordonaro della città dello stretto, il giorno dell’Epifania nella piazza principale, viene allestito “u pagghiaru”, formato da una pertica alta nove metri circa e rivestita di rami di corbezzoli, agrumi, ciambelle di pane azzimo e cotone, che simboleggia un abete natalizio, sulla cui cima si trova una croce alta due metri, abbellita con frutta, nastri, ciambelle e forme di pane, che rappresenta il premio per i 14 partecipanti che la sera dell’Epifania, dopo la celebrazione della Santa Messa si arrampicheranno per aggiudicarsela.

I festeggiamenti folcloristici si concludono con una pantomima sull’eterna lotta tra l’uomo e le insidie della natura, rappresentazione che prende il nome in dialetto “U’ cavadduzzu e l’omu sabbaggiu” e che viene effettuata da due maschere.

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